La risposta di tutti i partiti di regime e di potere alle lotte radicali per un diversa politica di vita e di qualità della vita nel 1983di Marco Pannella
SOMMARIO: Da subito usate le armi estreme della nonviolenza per non accettare che leggi indispensabili per la vita e la qualità della vita siano insabbiate, ovvero rigettate sotto altra forma. Il corso delle stagioni segnato da decine di milioni di morti per fame. La storia dei radicali è storia di gente di speranza. Il Partito radicale del 1983 cristiano e socialista può essere l'inizio di un'altra inimmaginabile vittoria. L'agenda radicale e le responsabilità individuali.
(NOTIZIE RADICALI n. 3, 20 gennaio 1983)
Come tanti, io stesso mi sono chiesto perché mai iniziare già l'anno direttamente con questi digiuni della sete. La risposta che mi sono data e che per la vita, altrui e nostra, la nostra lotta politica non è certo all'inizio, mentre potrebbe essere alla sua fine. Come forza politica noi miriamo a delle leggi, a dei decreti, a delle scelte capaci di invertire il corso disastroso delle cose, cercando di governarlo anziché esserne travolti, come accade. Queste leggi sono da votare: pro o contro, è la regola necessaria; accettarne l'insabbiamento è accettarne la reazione senza nemmeno combattere. Sono già troppe le stagioni il cui corso è stato scandito da decine di milioni di morti, dall'insopportabile degradarsi della qualità della vita per milioni di italiani, dal precipitare della crisi della democrazia, mentre i responsabili continuano a fingere di condividere gli obiettivi di vita, di qualità della vita, di democrazia, di giustizia loro proposti.
L'umanità, il paese, ciascuno di noi non può abituarsi all'abito di sconfitta e di morte che indossa confezionato non già dal destino ma da una politica confermata e pre-scelta ogni anno, ogni mese, ogni giorno.
Che noi si sia gente di speranza, e non di illusione, la storia del paese lo dimostra. Abbiamo vinto, a partire dall'unione di poche migliaia di persone, lì dove la politica ufficiale, il potere nei suoi diversi e contrapposti ruoli, non osavano nemmeno avventurarsi intellettualmente. Lo stesso formarsi, in queste settimane, del Partito Radicale del 1983, nella sua integrità socialista e nella sua integrità cristiana, con i suoi obiettivi e i suoi valori che gli altri hanno perfino pudore a compitare, può già essere il sorprendente inizio di un'altra, improbabile, inimmaginabile vittoria.
Dobbiamo dunque dispiegare tensioni ed energie alle decisioni ed alle scelte che abbiamo assunto, e so che lo faremo. Ogni probabilità che la nostra forza istituzionale, di partito, di organizzazione di persone nonviolente ci offre, deve essere praticata, colta.
Subito, dunque, e di nuovo, a fondo impegnati in Parlamento, nel Partito, nelle strade e nelle piazze, nella intelligenza, nella parola, nel corpo. Rischiare la vittoria e la vita contro la sconfitta e contro la morte e prudente, doveroso, non temerario e illecito. Il grado di questo rischio, e il suo esito, sono commisurati innanzitutto da quanti siamo e saremo, e da quanti, restando inerti o indifferenti pur avendo il privilegio dell'informazione che loro forniamo (anziché il peso della censura e della menzogna riservata dal regime ai più) pilatescamente lasceranno via libera agli stermini di vite e di legalità, e li meriteranno per se e non solamente per altri. Libero ciascuno di assumersi le proprie responsabilità. Non lasciando cadere il modulo inserito in questo giornale, o raccogliendolo, e usandolo, si compie il primo, necessario anche se non sufficiente atto di giustizia e di speranza per sé e per gli altri. E si alleggerirà il peso delle decisioni che in troppo pochi saremmo sempre più portati a do
ver sostenere.
Il Partito, il Gruppo parlamentare, Radio Radicale, gli Amici della Terra, l'Associazione contro lo sterminio per fame, per non citare altri, già vivono giorni difficilissimi e straordinari. L'imminente lancio delle petizioni, l'organizzazione di un progetto di azione nonviolenta collettiva, s'aggiungono in questi giorni agli impegni ed agli obiettivi già fissati. C'è di che fare. Cercheremo di farlo.