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Bonino Emma, Sciascia Leonardo, Corleone Franco, Cicciomessere Roberto, Tessari Alessandro, Teodori Massimo, Aglietta Adelaide, Mellini Mauro, Faccio Adele, Calderisi Giuseppe, Roccella Franco - 27 gennaio 1983
Uccisione di Ciaccio Montalto: interrogazione parlamentare e intervento alla Camera di Leonardo Sciascia

SOMMARIO: Battibecco in Aula tra il deputato Sciascia e il ministro dell'Interno, V. Rognoni. A seguito della richiesta di informazioni sulla "dinamica" dell'assassinio del magistrato Ciaccio Montalto, Sciascia riferisce di un lontano episodio, quando Montalto aveva detto ad un amico di "sentirsi minacciato". Rognoni contesta che in quella occasione Montalto parlasse di minacce mafiose, ma Sciascia conferma la sua versione, e pertanto chiede che nell'esame dei fatti si risalga indietro nel tempo, per avere un quadro più preciso della vicenda.

(Atti Parlamentari - Camera dei Deputati - VIII LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 27 GENNAIO 1983)

Interrogazione :

BONINO, SCIASCIA, CORLEONE, CICCIOMESSERE, TESSARI ALESSANDRO, TEODORI, AGLIETTA, MELLINI, FACCIO, CALDERISI E ROCCELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per conoscere l'esatta dinamica dello svolgimento dei fatti che hanno portato all'uccisione del magistrato Gianfranco Ciaccio Montalto, quali inchieste erano state affidate allo stesso e conseguentemente quali ipotesi si possono fare.

Inoltre, per conoscere quali provvedimenti il Governo abbia promosso o intenda promuovere poter fronteggiare la sfida della mafia e della criminalità organizzata che l'istituzione dell'Alto Commissario non sembra aver contenuto (3-07349);

PRESIDENTE. L'onorevole Sciascia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per l'interrogazione Bonino n. 3-07349, di cui è cofirmatario.

Leonardo SCIASCIA. Ho constatato che tra la relazione che lei, signor ministro, ha oggi svolto qui e quella svolta al Senato vi sono delle differenze, per quanto riguarda il problema della scorta. Nel resoconto del Senato si legge che il magistrato non aveva confidato ad alcuno di avere ricevuto minacce e non aveva più richiesto una scorta. Oggi, sembra che lei abbia modificato...

Virginio ROGNONI, Ministro dell'interno. No; ho soltanto spiegato qual è il sistema, in astratto, attraverso il quale si perviene all'assegnazione di una scorta. Nella specie, ho ripetuto che il magistrato Ciaccio Montalto non ha richiesto la scorta, dopo che l'aveva rifiutata, e che richieste di protezione del magistrato da parte dei suoi superiori mai sono arrivate, attraverso la prefettura, al Ministero dell'interno.

Leonardo SCIASCIA. Quindi lei ribadisce quello che ha detto al Senato, cioè che non aveva confidato al alcuno...

Virginio ROGNONI, Ministro dell'interno. Così mi era stato detto!

Leonardo SCIASCIA. Invece, in un articolo pubblicato ieri su "Il Messaggero", uno scrittore, che è persona molto seria, dice di aver ricevuto, otto anni fa, un invito a cena...

Virginio ROGNONI, Ministro dell'interno. Quindici anni fa! Questo giornalista ha detto, su "Il Messaggero", che quindici anni fa, in relazione ad un certo processo che il giudice Ciaccio Montalto...

Leonardo SCIASCIA. Otto anni fa!

Marco BOATO. Non può trattarsi di quindici anni fa, perché quel giudice era entrato nella magistratura nel 1970!

Francesco CORLEONE. Il fatto risale al 1975, quindi otto anni fa!

Virginio ROGNONI, Ministro dell'interno. Chiedo scusa: mi sembrava di aver letto che la cosa era avvenuta quindici anni fa.

Leonardo SCIASCIA. Quindi, una sera, invita a cena una persona occasionalmente incontrata (anche se ne aveva stima come scrittore) e gli dice si sentirsi minacciato: se non lo ha detto ad alcun altro, è un fatto inquietante per me, perché ai suoi superiori, ai suoi colleghi, avrebbe dovuto dirlo. Avrebbe potuto, almeno: non le pare?

Virginio ROGNONI, Ministro dell'interno. No, non mi pare, perché quando si parla di minacce o intimidazioni di cui sarebbe stato fatto oggetto il magistrato, si fa riferimento a minacce e intimidazioni provenienti da un potere, cioè dalla mafia. Nell'articolo di quello scrittore, su "Il Messaggero" si riferisce che il giudice Ciaccio Montalto, avendo sostenuto la pubblica accusa in un certo processo di sette o otto anni fa, in relazione a fatti specifici che mi pare non fossero fatti mafiosi o altro, ma proprio in relazione a questa fattispecie, di cui si era occupato, aveva ricevuto da quella famiglia o dal »dintorno di quell'imputato delle minacce.

Leonardo SCIASCIA. No!

Virginio ROGNONI, Ministro dell'interno. Io ho letto così!

Leonardo SCIASCIA. No, non possiamo leggere due cose diverse trattandosi dello stesso articolo.

L'episodio si è svolto in questi termini: si sentiva minacciato dalla mafia che credeva fosse anche dietro quel processo. Quindi, il fatto che nel 1976 un magistrato - quando ancora non si uccidevano magistrati - si sentisse in pericolo, credo dovrebbe essere un elemento importante nelle indagini. Cioè non si parta dai fatti di oggi o di ieri ma si risalga un po' più indietro.

Per quanto riguarda le sue dichiarazioni, devo dire che si tratta di frasi ripetute da anni in quest'aula tanto che il suo collega, ministro della giustizia, ormai parla della mafia come di un fatto fisiologico; ritengo invece che sia necessario guardarlo come un fatto patologico e lei che è ministro dell'interno deve guardarlo da medico internista.

Mi limiterò a raccontarle un episodio che potrebbe sembrare immaginario, quasi una parabola lampeggiante quanto quelle evangeliche. Anni addietro un piccolo industriale ricevette delle minacce e l'imposizione di versare 100 milioni di lire; naturalmente si rivolse alla polizia, la quale predispose un piano perfetto con appostamenti e con un sottufficiale nascosto nell'autovettura il giorno in cui l'industriale si doveva recare all'appuntamento con i ricattatori. Questi ultimi arrivarono e a colpo sicuro uccisero il sottufficiale, ferirono l'industriale, riuscendo poi a fuggire.

Dopo questo episodio l'industriale è andato a curarsi a Bologna ma ha ricevuto, anche in quella occasione, l'imposizione di versare non cento ma duecento milioni di lire; cosa che ha ragionevolmente fatto.

Lei è uomo troppo intelligente perché io le dica dove sta il clou della faccenda; ed è il chiodo su cui bisogna battere (Applausi dei deputati del gruppo radicale).

 
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