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Notizie Radicali - 5 febbraio 1983
Nilde Jotti: come si riduce il Parlamento a una caserma
Servilismo col governo e violazioni regolamentari

SOMMARIO: Le violazioni del regolamento parlamentare operate da parte della Presidenza della Camera ledono il prestigio della Presidenza stessa e l'onorabilità dell'istituzione parlamentare, dimostrando il disprezzo e la disapplicazione della Costituzione da parte della maggioranza. Sistematica violazione dell'art.41 (richiamo al regolamento). Imbavagliati i dibattiti. Espulsioni: Cicciomessere e Tessari in testa. Le aggressioni fisiche in aula. L'art.59 (insulti): applicato ai radicali se dicono "ignobile", disapplicato agli altri quando definiscono i radicali "buffoni, cialtroni" o altro. Il ruolo di Nilde Jotti.

(NOTIZIE RADICALI N. 4, 5 febbraio 1983)

I danni perpetrati con la sistematica violazione del regolamento operata da parte del Presidenza della Camera nei confronti del Gruppo Radicale sono molti e gravi. Oltre a limitare la possibilità del Gruppo di svolgere la sua attività politica, la violazione del regolamento comporta il danneggiamento in primo luogo del prestigio della Presidenza stessa. Colpendo l'onorabilità dell'intera Camera le violazioni sottolineano l'atteggiamento di disprezzo e la costante disapplicazione della Costituzione operata dalle forze politiche della maggioranza.

Una rapida scorsa ai resoconti sommari dell'ultima legislatura offre una testimonianza quotidiana delle violazioni del regolamento tra cui spiccano almeno una trentina di casi in cui la violenza è incontestabile e particolarmente grave. Consideriamoli secondo la frequenza ed intensità delle violazioni.

L'art. 41 che dà l'assoluta priorità, nel dibattito, agli interventi per richiamo al regolamento è senz'altro il più violato. I costanti richiami a quest'articolo fatti dai deputati radicali, sono infatti sistematicamente disattesi dalla Presidenza, che si guarda bene dal concedere la parola quando addirittura non la toglie nel caso il deputato ce l'abbia.

L'altro blocco di articoli a cui più spesso si richiamano vanamente i parlamentari radicali sono quelli che garantiscono l'illustrazione degli emendamenti durante il dibattito. Seguono a ruota gli imbavagliamenti dovuti all'uso arbitrario della discrezionalità per il criterio di inammissibilità" per gli emendamenti presentati. Vi sono poi le stroncature dei dibattiti sull'ordine del giorno (cioè sul programma dei lavori) sui resoconti stenografici che costituiscono l'unica prova a parte le registrazioni di Radio Radicale) di ciò che avviene alla Camera.

Un caso a parte anche per la gravità che "solo" negli ultimi due anni sta assumendo un aumento di frequenza è quello delle espulsioni: una decina in due anni più l'espulsione del Gruppo praticamente al completo.

Espulsioni che si verificano soprattutto in occasioni di dibattiti some quello sul finanziamento pubblico sul bilancio dello Stato sulla riforma del Regolamento.

Fra i più espulsi vi sono Tessari e Cicciomessere ma è opportuno osservare che l'indisciplina c'entra poco; tant'è che la Presidenza non ha mai preso sanzioni contro i deputati degli altri gruppi che (ben riconoscibili ed individuabili) hanno in più occasioni picchiato deputate e deputati del Gruppo Radicale.

E' necessario rilevare inoltre, sempre a proposito di espulsioni, che la gravità del fatto non consiste solo nel fatto che si abusa del regolamento per espellere i deputati radicali ma che per applicare l'articolo o gli articoli che riguardano l'espulsione si violano principi o procedure che sono alla base di tutto il copro giuridico che costituisce il regolamento. Altro articolo violato perché scorrettamente usato nei confronti dei radicali e perché disapplicato nei confronti degli altri parlamentari, è l'art. 59 (insulti) del quale si tiene conto se i radicali dicono "ignobile" e non quando gli altri deputati chiamano i radicali "cialtroni", "buffoni", o più semplicemente ingiuriano. E' in fondo un logico atteggiamento da parte di una Presidenza che si permette di definire "sceneggiata" (9 gennaio '81) il lavoro dell'intero gruppo parlamentare che, date le circostanze, è invece particolarmente duro e pericoloso.

Il responsabile di tutto questo? Certo sono i presidenti di turno che hanno collezionato queste perle di tolleranza, senso di democrazia, tutela della propria ed altrui dignità politica ed umana. Ma i criteri e le responsabilità della gestione della Presidenza della Camera spettano appunto al Presidente: l'on. Nilde Jotti; che è peraltro in testa alla classifica di coloro i quali "applicano" in questo modo il regolamento.

Ci auguriamo che il futuro congresso del PCI, che dibatterà anche della democrazia interna al partito, le offra nuovi spunti di riflessione.

 
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