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Cicciomessere Roberto - 10 febbraio 1983
Lettera ad Antonio Baslini
di Roberto Cicciomessere

SOMMARIO: In seguito ad uno scontro verbale nell'Aula di Montecitorio fra il deputato radicale Roberto Cicciomessere e il sottosegretario alla difesa Bartolo Ciccardini, la Presidente della Camera Nilde Iotti istituisce un "giurì d'onore" presieduto dal deputato Antonio Baslini. Cicciomessere comunica con una lettera di non poter raccogliere l'invito di essere sentito dal "giurì" poiché così avallerebbe la pretesa della Presidente di sindacare sulle opinione politiche espresse da un deputato radicale nell'esercizio delle sue funzioni.

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Roma, 10 febbraio 1983

On. Antonio Baslini

Presidente della Commissione d'Indagine

nominata dalla Presidente Nilde Iotti

su richiesta dell'on.Ciccardini

Signor Presidente,

la ringrazio per il gentile invito che mi ha rivolto. Devo però comunicarLe con rammarico che non posso accoglierlo per le considerazioni che seguono.

Per la seconda volta infatti la Presidente Iotti ha ritenuto di dover nominare un giurì d'onore chiamandolo a giudicare sulle opinioni e sulle valutazioni politiche che un deputato radicale ha espresso nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari e del suo insindacabile mandato.

Prima con il giurì richiesto dall'on. Segretario di Presidenza Franco De Cataldo sui giudizi politici che la Presidente Bonino aveva espresso nei confronti del suo operato, quindi con quello richiesto dal Sottosegretario Ciccardini in ordine alle più profonde concezioni politiche antimilitariste che notoriamente dividono il nostro partito dalla totalità delle altre forze politiche, è stato attivato irritualmente un meccanismo finalizzato esplicitamente a censurare, attraverso una specie di tribunale interno, un Gruppo politico colpevole di non partecipare al gioco delle parti e alle complicità che segnano purtroppo la vita politica del nostro Palazzo.

La più limpida e indiscutibile dimostrazione della volontà della Presidente di perseguire un tale obiettivo politico, confermando così la sua vocazione di "Presidente di maggioranza" incapace di tutelare i più elementari diritti delle minoranze, emerge dalla lettera, che unisco in allegato, con la quale viene respinta la richiesta di un giurì avanzata dal mio collega Alessandro Tessari sulle esplicite accuse rivoltegli dal deputato Battaglia circa la sua presunta e personale responsabilità "per il passato e per il presente" in ordine alla lottizzazione dell'ENI.

La nostra Presidente Iotti scrive infatti che l'on. Battaglia "si è riferito ad una 'responsabilità' generale del Parlamento nella vicenda dell'ENI e 'quindi' di tutti i membri, compreso" Tessari.

Potrei, con le stesse argomentazioni e raccogliendo il Suo invito, facilmente venirLe a dire che, come risulta evidente dal testo stenografico, mi sono riferito alla concezione difensiva della maggioranza, a mio giudizio basata sulla difesa di illeciti e di interessi corporativi, e "quindi di tutti i suoi membri, compreso" il Sottosegretario Ciccardini.

Ma così facendo diverrei complice di una operazione tendente alla criminalizzazione politica del nostro Gruppo più volte tentata nel passato dalla stessa Presidente Iotti che ebbe l'ardire di affermare, in una intervista resa al quotidiano "La Repubblica", che con il nostro ostruzionismo stavamo "uccidendo il Parlamento" (La Repubblica - 20/1/1980).

Mi corre perciò l'obbligo, non solo per tutelare la mia identità politica e la mia lunga milizia antimilitarista, la stessa che mi ha portato in carcere come obiettore di coscienza, ma soprattutto per resistere ad un disegno finalizzato alla manomissione della più delicata garanzia parlamentare, di rivendicare la legittimità delle mie ferme reazioni all'attacco portato dal rappresentante del Governo al riconosciuto diritto di non vestire la divisa militare e di respingere con tutte le mie forze l'intenzione di sottoporre a censura opinioni politiche di cui, ripeto, la Costituzione repubblicana garantisce la non sindacabilità e che, senza ombra di dubbio, non sono idonee a ledere la onorabilità di alcuno, tanto meno del Sottosegretario Ciccardini. Onore e credibilità che semmai sono stati sicuramente minati dalla sua sperticata difesa dell'Intermarine proprio pochi giorni prima dell'avvio, da parte della Marina Italiana, delle procedure di rescissione del contratto con questa ditta per le sue gravi inadem

pienze.

Sono del resto convinto che la Sua Commissione vorrà respingere il ruolo improprio che le è stato illegittimamente attribuito. Potete infatti Voi esprimere un giudizio sulla mia convinzione che le forze armate, quelle dei generali De Lorenzo, Henke, Maletti, quelle della strategia della tensione, quelle della Lockheed, quelle del generale Giudice, quelle - per venire ai giorni nostri - dello scippo di pochi miliardi nella commessa di scarpette da ginnastica della LOTTO, come della truffa da 160 miliardi nell'affare dei cacciamine dell'Intermarine, non perseguono la finalità della difesa della vita e degli interessi dei cittadini ma sono strumento per la difesa dei privilegi, degli interessi della casta militare e, troppo spesso, veicolo di corruzione e truffa ai danni dei cittadini e dello Stato?

Vole Voi negare legittimità ad un giudizio storico e politico?

Certo della Sua autonomia di coscienza e di giudizio, Le invio i miei cordiali auguri di buon lavoro che estendo agli altri membri della Commissione da Lei presieduta.

Roberto Cicciomessere

ALLEGATO:

Lettera della Presidente della Camera Nilde Iotti al deputato radicale Alessandro Tessari

Roma, 1· febbraio 1983

On. Alessandro Tessari

SEDE

Egregio Onorevole,

rispondo alla Sua lettera in data odierna con la quale Ella chiede la nomina di una Commissione di indagine per accuse che Le sarebbero state rivolte dall'on. Battaglia nel corso dello svolgimento di una interpellanza.

Dopo aver consultato attentamente il resoconto stenografico, debbo rilevare che l'on. Battaglia si è riferito a una "responsabilità" generale del Parlamento nelle vicende dell'ENI e, "quindi" di tutti i suoi membri, compreso Lei. Si tratta di una valutazione politica, che non può assolutamente implicare "l'attribuzione di fatti che ledano l'onorabilità" di un deputato, secondo la testuale indicazione dell'art. 58 del Regolamento.

Non ritengo, nella fattispecie, che sia quindi applicabile il citato art. 58, e pertanto non posso accogliere la Sua richiesta.

Nilde Iotti

 
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