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Vecellio Walter - 8 marzo 1983
POLEMICA SCIASCIA-DALLA CHIESA: Non basta una lettera allusiva a far rientrare, automaticamente, un giudizio. Spettacolo avvilente e penoso. Grave non tanto quello che dice Nando Dalla Chiesa, quanto l'uso che altri fanno di queste affermazioni. La vicenda Sciascia-Sindona. L'articolo di Gianni Vattimo, l'intervista di Antonello Trombadori. I silenzi degli altri.
(Va.Ve.)

SOMMARIO: Ricostruzione, fatta da Valter Vecellio, della vicenda dello scontro tra Sciascia e Nando Della Chiesa il quale, in una intervista a "l'Espresso", aveva oscuramente parlato di "rapporti" intercorsi tra lo scrittore ed "emissari" di Sindona. Puntualizza quindi quali siano stati effettivamente i rapporti tra Sciascia e gli "emissari" di Sindona riferendo della conoscenza (risalente ad epoca scolastica) di Sciascia con Salvatore Macaluso. Costui si era recato a trovare Sciascia nell'estate '79 e aveva impetrato presso lo scrittore la causa di Sindona, garantendone l'innocenza. Sciascia aveva allora chiesto "documenti" per eventualmente "occuparsi del caso", ma i documenti non sono mai arrivati; della vicenda era certamente a conoscenza il giudice Giovanni Falcone. Riferisce infine degli articoli di G. Vattimo e di A. Trombadori in difesa di Sciascia.

(AGENZIA RADICALE, notiziario del Movimento Federativo Radicale, del 8 marzo 1983)

Su "La Repubblica" di domenica 6 marzo, viene pubblicata una lettera di Nando Dalla Chiesa. Vale la pena - pena davvero - di riportarla per intero.

"Essendo stato nuovamente - e con tanta eleganza intellettuale - chiamato in causa da Sciascia su "L'Espresso", mi basta precisare che quanto da me affermato nel corso dell'intervista a "La Repubblica" del 20-2, circa i rapporti intercorsi fra lo scrittore e gli emissari di Sindona, è tratto dalla sentenza istruttoria del processo contro Spatola Rosario + 119 (tribunale di Palermo 1982). Poiché alla citazione della 'fonte' Sciascia subordina il ritiro della qualifica di 'mascalzone' che mi rivolge, ritengo automaticamente rientrato l'insulto. Certo della gratitudine di Sciascia per avergli così evitato una querela, porge distinti saluti. Nando Dalla Chiesa".

Chi lo sa perché Nando Dalla Chiesa, per replicare ad un articolo di Sciascia pubblicato su "L'Espresso", scrive una lettera a "La Repubblica".

Ad ogni modo è precipitoso ed ottimista, il figlio del generale. Non basta un'allusiva letterina a far rientrare, automaticamente, un giudizio. Anzi, se possibile, la lettera di Nando Dalla Chiesa conferma il già detto; lo sdegno di Sciascia è legittimo, ed è davvero avvilente, penoso, lo spettacolo che sta offrendo Nando Dalla Chiesa; ed è grave non tanto quello che gli si lascia dire, quanto l'uso che altri fanno delle sue affermazioni.

LA STORIA DEI RAPPORTI TRA SCIASCIA E SINDONA.

La storia dei rapporti tra Sciascia e gli emissari di Sindona è questa.

Un una lettera alla figlia Maria Elisa e al genero Piersandro Magnoni, Sindona scrive:

"Non sa nulla di noi, ma amici gli hanno parlato della situazione, ed è convintissimo della persecuzione".

Le cose, però, non stanno così, come Sciascia stesso spiega:

"Sono stato compagno di scuola, alle elementari, di Salvatore Macaluso (Salvatore, artigiano titolare di una fabbrica di legnami a Racalmuto è il fratello di Joseph Macaluso, che accompagnò Sindona da New York a Vienna, da Atene a Palermo, nell'estate del '79, durante il finto sequestro; ndr). Nell'estate del '79 è venuto a trovarmi in campagna assieme a suo fratello Giuseppe, che non vedevo dagli anni del dopo-guerra. Poiché c'erano altre persone, ad un certo punto Giuseppe chiese se potevamo per un momento appartarci. Una volta soli, fece riferimento ad un mio intervento alla Camera, in cui avevo toccato il caso Sindona - che chiamava l'"avvocato" - e della persecuzione di cui era oggetto. Il discorso era piuttosto confuso. Una sola frase mi riuscì netta: "Se l'avvocato fosse scomparso volontariamente noi, suoi amici, lo avremmo saputo".

Non mi chiese di scrivere alcunché su Sindona. Continuò a dirmi che era innocente e perseguitato. Io gli dissi che mi sarei occupato del caso, se mi avesse fatto avere documenti a prova d'innocenza e della persecuzione. E fu tutto. Inutile dire che quei documenti non mi sono mai pervenuti."

Tutto ciò è noto e deve saperlo in particolare il giudice istruttore Giovanni Falcone, a cui quanto sopra venne riferito il 1 ottobre 1981.

Ora, se Nando Dalla Chiesa è a conoscenza di altro, si faccia avanti e ne scriva o ne dica chiaramente. "La Repubblica", ne siamo certi, ne ospiterà volentieri le dichiarazioni, sempre disponibile come lo è stata in passato.

L'ARTICOLO DI GIANNI VATTIMO SU "LA STAMPA", L'INTERVISTA DI ANTONELLO TROMBADORI A "IL GIORNO", I SILENZI DEGLI ALTRI.

Sempre domenica 6 marzo, Gianni Vattimo, su "La Stampa" ha scritto un articolo, "Sciascia e la mafia". Assieme a quella di Antonello Trombadori (tra l'altro intervistato da "Il Giorno"), è stata l'unica voce che si è pubblicamente levata in favore di Sciascia e del buon senso.

Le prese di posizione di Vattimo e Trombadori sono coraggiose, dettate da amore per la verità e amicizia, mitigano in parte l'amarezza causata dal conformismo e dall'indifferenza generale che hanno consentito l'ignobile aggressione cui Sciascia è sottoposto. Quanto sta accadendo è di inaudita gravità. Pochi tuttavia sembrano esserne consapevoli; anche coloro che dovrebbero essere i primi ad esprimere solidarietà a Sciascia continuano, significativamente, a tacere.

Che pena, che tristezza!

 
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