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Pannella Marco - 8 marzo 1983
Jugoslavia
Intervento di Marco Pannella al Parlamento europeo

SOMMARIO: Il relatore, on. Bettiza, ha una conoscenza profonda e appassionata dell'argomento. E tuttavia, dichiara che è un errore trattare la Jugoslavia con "compiacenza". Perché non chiediamo a questo paese quello che esigiamo dai nostri? Perchè non esprimiamo il voto che la Jugoslavia sottoscriva la Convenzione europea dei diritti dell'uomo? Perché non ricordare il Kossovo con i suoi problemi di diritti civili? E infine, perché non si vuole parlare e stigmatizzare l'illusione nazionale-nazionalista e "isolazionista", quando noi siamo qui, come parlamentari europei, proprio perché non crediamo gli Stati possano risolvere i loro problemi in modo "indipendente" gli uni dagli altri? Affrontiamo dunque questi problemi con la Jugoslavia, solo così faremo opera di vera amicizia verso quel paese.

(DISCUSSIONI DEL PARLEMENTO EUROPEO, 8 marzo 1983)

Pannella (CDI). (FR) Signor presidente, la qualità della relazione non ci sorprende. Noi conosciamo le qualità del relatore e la sua conoscenza profonda e appassionata di questo argomento.

Detto questo, se siamo d'accordo con la relazione e, delle grandi linee con l'azione della nostra Comunità, siamo del parere. signor Presidente, signor presidente del Consiglio, ma soprattutto onorevoli colleghi deputati e soprattutto collega Bettiza, siamo del parere che è un errore trattare la Jugoslavia con compiacenza.

Perché non chiedere alla Jugoslavia quel che chiediamo ai nostri paesi? Come non esprimere il voto che la Repubblica jugoslava sottoscriva la Convenzione europea dei diritti dell'uomo? La cosa vi spaventa. Non volete che ciò figuri nella relazione. Io lo auspico e ho presentato un emendamento in questo senso.

Perché non nominare il Kossovo? In Italia c'è gente che è rimasta quattro anni in prigione prima di passare in giudizio. Adesso si grida che è cosa ignobile, indegna di una giustizia europea, della giustizia di uno Stato di diritto. Perché non porre lo stesso problema per il Kossovo e perché i nostri amici e compagni jugoslavi avrebbero un tale complesso d'inferiorità da offendersi se dicessimo sul loro conto quel che diciamo sul nostro? Non sono affatto d'accordo onorevole Bettiza, Lei lo sa con le Sue prudenze... che mi sembrano imprudenti.

Inoltre perché non parlare dell'illusione nazionale-nazionalista e sul piano culturale isolazionista in Jugoslavia quando noi siamo qui perché non crediamo nella dimensione nazionale, perché non crediamo che, in modo indipendente gli uni dagli altri, gli Stati potrebbero risolvere i problemi cui ci troviamo di fronte? Perché non dire in tutta chiarezza che auspichiamo l'associazione della Jugoslavia alla nostra Comunità? Questa politica da 1814, questa politica di potenza, era bella solo nel 1814! Era proprio necessario che si rendesse ancora una volta omaggio al mito delle rivoluzioni nazionali, quando siamo qui per fare una rivoluzione contro la stoltezza dell'illusione nazionale e nazionalista?

Nessuno potrà rimproverarci di affrontare questi argomenti. Parliamone dunque con la Jugoslavia, perché, solo raggiungendo questo livello nelle nostre relazioni potremo veramente dare la prova della nostra amicizia per questo paese. L'amicizia esige anzitutto fiducia. Gli Jugoslavi possono insegnarci molte cose: perché, insomma, non discutere dei nostri rispettivi valori fondamentali?

 
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