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Mellini Mauro - 18 marzo 1983
L'Italia è una repubblica partitocratica fondata sulle tangenti...
di Mauro Mellini

SOMMARIO: In un paese in cui il giudice è sottomesso unicamente alla legge, se la legge è incomprensibile o contraddittoria, il giudice non è sottomesso più a nulla. Corruzione, concussione e peculato gli strumenti usuali del potere. Lo sfascio dell'economia e della finanza pubblica legato alla bancarotta dell'industria dei contributi e delle clientele lottizzate. Ogni magistrato sa di trovare in ogni pubblica amministrazione materia per mandati di cattura. Il potere politico dei magistrati comincia qui: colpendo uno su cento o su mille casi di corruzione, qual è il criterio di scelta?

(NOTIZIE RADICALI N. 7, 18 marzo 1983)

C'è una congiura dei magistrati? Oppure la magistratura, i procuratori della Repubblica sono rimasti l'ultima difesa contro la corruzione e la lottizzazione? Bisogna riformare il sistema giudiziario, stabilire una speciale "autorizzazione a procedere" per tutti gli amministratori e funzionari, oltreché per i parlamentari, oppure ci vogliono leggi speciali contro le corruzioni, la concussione, le lottizzazioni, le associazioni a scopo di concussione, di corruzione, di peculato, spesso costituiti da partiti e consorzi di partiti?

Più volte mi è accaduto di sottolineare - mentre la Camera andava approvando qualche altra, ennesima legge indecifrabile e contraddittoria - che in un paese in cui la Costituzione stabilisce che i giudici non sono sottoposti altro che alla legge, se la legge è indecifrabile e suscettibile delle interpretazioni più disparate e contraddittorie il giudice non è più sottoposto a nessuno ed a nulla e si spiana la strada alla dittatura giudiziaria. Ma non sembra che sia di questo che si preoccupano i partiti, né in realtà è l'eccesso di interventi che determina poteri abnormi della Magistratura.

Una nuova Costituzione di fatto regola la vita del nostro paese. L'articolo I di questa Costituzione potrebbe essere questo: "l'Italia è una Repubblica partitocratica fondata sulla lottizzazione". Le tangenti sono il filo conduttore dei più intricati giuochi politici. La corruzione, la concussione, il peculato, sono strumento usuali del potere. La corruzione è così estesa che ormai rappresenta un fenomeno di massa, in cui è difficile tracciare confini tra vittime ed autentici profittatore, in cui l'assuefazione ed i piccoli vantaggi creano attorno ai grandi corruttori e corrotti aloni di consenso che sarebbe ingenuo sottovalutare.

Ormai la corruzione non è solo "questione morale". E' il vero problema istituzionale. Essa ha ribaltato il ruolo dei partiti, ha creato all'interno di essi nuovi equilibri e posizioni di forza; ha mutato i rapporti tra i partiti, riducendoli ad una contrattazione continua per la spartizione di ogni posizione lottizzabile ed utilizzabile ai fini di sfruttamento. Ed è pure "questione" economica e sociale. Lo sfascio della nostra economia e delle finanze pubbliche è in larga misura legato a questo sistema, alla bancarotta dell'industria dei contributi, dei crediti agevolati lottizzati, delle clientele.

Il sistema dei controlli è talmente inconcludente. In parte rimosso e mal sostituito, ad esempio per gli enti locali, in parte disatteso ed eluso.

Si può dire che ogni procuratore della Repubblica può mettere le mani in una pubblica amministrazione sapendo pressoché a colpo sicuro di trovare materia per riempire mandati di cattura o almeno di comparizione.

Ed è qui che comincia il "potere politico" dei magistrati.

Se perseguire chi delinque è solo applicazione della Legge e del principio dell'obbligatorietà della legge penale, quando i provvedimenti del magistrato colpiscono uno su cento o su mille dei corrotti ci si domanda quale sia il criterio della "scelta". Certo è che il potere politico di certi procuratori e di certe procure si è manifestata anzitutto "non" esercitando l'azione penale di fronte alle più smaccate ed impudenti forme di corruzione, ed i legami notori tra certi magistrati e certi personaggi politici hanno sempre fruttato più insabbiamenti che incriminazioni.

D'altro canto è perlomeno sospetto che le stesse forze politiche che non hanno battuto ciglio quando si sono stracciate tutte le norme che garantiscono la libertà individuale del cittadino e la certezza del diritto e le garanzie del processo in nome della lotta al terrorismo, diventino improvvisamente ultragarantiste, ma proponendo anzitutto di far fuori le garanzie della indipendenza della magistratura, quando si tratta di processi per i ladrocini di regime. Stiamo raccogliendo centinaia di migliaia di firme, in questi giorni per la nostra petizione popolare "Contro la partitocrazia, come contro la mafia e la camorra, subito azioni penali, indagini patrimoniali e finanziarie, processi per i profitti di regime,...

Questo significa che ci aspettiamo dai procuratori della Repubblica il risanamento della nostra vita politica? No certo, e non certo da alcuni di questi procuratori, che hanno storie non diverse dagli uomini del regime che dovrebbero colpire. Ma se è vero che la corruzione e la lottizzazione sono tra i pilastri di queste istituzioni di fatto dell'Italia dello sfascio, non è certo legalizzando corruzione e lottizzazioni e creando zone più ampie e sicure di impunità che si raddrizza l'edificio.

 
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