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Notizie Radicali, Spadaccia Gianfranco - 16 maggio 1983
Per fermare la barbarie giuridica VOTARE TONI NEGRI
(516 detenuti di Rebibbia scrivono)

SOMMARIO: Lettera a Pannella di 516 detenuti del carcere romano di Rebibbia sulla candidatura di Toni Negri nelle liste del Partito radicale e sulla posizione politica complessiva del Partito rispetto alle elezioni, (la proposta di organizzare un sostanziale boicottaggio di elezioni che si ritengono una "truffa partitocratica" e un loro sostanziale sovvertimento democratico attraverso principalmente due percorsi nonviolenti: l'organizzazione dello "sciopero del voto", con l'astensione, la scheda semplicemente bianca o nulla, e in particolar modo annullata in modo tale da essere riconoscibile come "scheda di proposta, di alternativa democratica al regime dei partiti"; e l'indicazione di voto per le liste radicali, caratterizzate dalla presenza di Antonio Negri, il detenuto-simbolo dell'andamento del sistema giudiziario italiano, come capolista e principale indicazione di voto - Ndr). Per molti detenuti la presenza di Negri obbliga al voto, in quanto espressione di una lotta complessiva per il ritorno ai princ

ipi dello Stato di diritto, completamente rovesciati e annullati da otto anni di "legislazione di emergenza", "anni di piombo": uso dei pentiti, inversione dell'onere della prova, mandati di cattura "a grappolo" per allungare i tempi dell'istruttoria, dilatazione dei termini di carcerazione preventiva. I detenuti chiedono un "impegno più diretto e meno formale" di Pannella e del Partito radicale per assicurare l'elezione di Toni Negr alla Camera dei deputati, per un contributo al progetto politico di "superamento della legislazione d'emergenza e di tutte le barbarie giuridiche e penali che ha prodotto".

All'appello dei detenuti segue anche una risposta di Gianfranco Spadaccia: la vostra lettera è la più secca smentita alla tesi ipocrita, diventata luogo comune attraveso la stampa, che il Pr avesse scelto in Toni Negri un privilegiato piuttosto che il simbolo della barbarie e la scelta di proporre anche con l'indicazione di voto per Toni Negri un gesto nonviolento di disobbedienza civile. Gesto non compreso e rifiutato da stuoli di garantisti della domenica, già degni degli strali di Pasolini. Per il Partito radicale la candidatura non è formale e l'appello al voto bianco e il voto bianco non sono alternativi.

(NOTIZIE RADICALI N. 9, 16 maggio 1983)

Caro Pannella,

avevamo appreso con molto piacere il fatto che il PR candidasse nelle sue file Toni Negri, una scelta senza dubbio coraggiosa, ma nello stesso tempo coerente con la linea politica del PR, e ci preparavamo a salutare la sua sicura elezione a deputato e l'uscita dalle "patrie galere" ove è tenuto da ben 4 anni, al pari di molti di noi, in attesa di giudizio. Purtroppo abbiamo constatato con rammarico che il PR non s'impegna, se non minimamente, nel sostenere la candidatura di Negri pur disponendo di un discreto apparato di partito e pur avendo degli spazi televisivi e radiofonici.

Molti di noi, quelli che ancora godono dei diritti civili, avrebbero votato scheda bianca in queste elezioni, ma la presenza di Negri nelle liste radicali ci ha convinto a votare, "a votarle", pertanto siamo rimasti veramente sconcertati dallo slogan elettorale del PR: "Votate scheda bianca, o al limite, in via subordinata, votate Negri": noi crediamo che ciò non basti. Siamo convinti che l'elezione di Negri possa accelerare quel processo, oggi appena all'inizio, di un ripensamento critico sugli "anni di piombo" per portare al superamento della legislazione d'emergenza, per sanare una situazione giuridica sempre più deteriorata, per applicare finalmente la riforma penitenziaria oggi sempre più disattesa con l'istituzionalizzazione di fatto del famigerato art. 90 O.P.

Il processo "7 aprile", di cui Negri è l'imputato di maggiore spicco, è nato prima da una scelta repressiva e poi da una giudiziaria (teorema Calogero) cosicché per ritornare nell'alveo prettamente giudiziario è necessaria una nuova politica e l'elezione di Negri potrebbe contribuire a determinarla.

Ti ricordiamo, inoltre, che la nostra non è la semplice solidarietà a un detenuto, seppur politico e famoso, è molto di più: è la consapevolezza che le leggi speciali promulgate in questi ultimi 8 anni non hanno prodotto guasti solo nei processi politici, ma hanno provocato un'involuzione giuridica che ci coinvolge tutti e come imputati e come detenuti. Come imputati perché ormai in tutti i processi si assiste all'inversione dell'onere della prova fra accusa e difesa, all'incerta e fumosa determinazione delle fattispecie delittuose, alla sostituzione nel corso dell'istruttoria dei mandati di cattura, al palese tentativo d'introdurre la figura del "pentito" in ogni procedimento, a lunghissime attese, anni ed anni, per essere giudicati, all'estensione dei termini di custodia preventiva (il disposto congiunto degli artt. 416, 416 bis C.P., 165 ter C.P.P. e 10 della legge Cossiga permette l'aumento anche per i reati comuni, fino ad un massimo assurdo di 18 anni e 8 mesi), al divieto assoluto per alcuni tipi di r

eati della concessione della libertà provvisoria. Anche come detenuti siamo consapevoli dei guasti portati dalla legislazione d'emergenza in quanto constatiamo sulla nostra pelle che la legge di riforma penitenziaria del '75 è rimasta sulla carta e perché tutti noi abbiamo sospesa sulla testa la minaccia-intimidazione del trasferimento in un carcere speciale.

Noi siamo convinti che per superate questo stato di cose, per ritornare alla "normalità" del 1975, per varare finalmente il tanto atteso nuovo Codice di procedura penale occorra una scelta politica di fondo a sua volta determinata da un ripensamento critico sugli "anni di piombo" che abbiamo attraversato.

Siamo convinti che il PR continuerà a frasi promotore di queste istanze libertarie e garantiste e per questo motivo chiediamo un impegno più diretto e meno formale del tuo partito per l'elezione di Toni Negri alla Camera dei Deputati, un'elezione che contribuirà di certo al progetto politico per il superamento della legislazione d'emergenza e di tutte le barbarie giuridiche e penali che ha prodotto.

Gianfranco Spadaccia risponde

"L'appello dei detenuti di Rebibbia è assai importante perché costituisce la più secca delle smentite all'ipocrita tesi, trasformata dalla stampa italiana in luogo comune, per cui con la candidatura di Toni Negri veniva scelto un privilegiato e si escludevano le migliaia di detenuti in carcerazione preventiva.

I 516 detenuti di Rebibbia hanno invece perfettamente compreso il carattere simbolico e le conseguenze politiche di una scelta di disubbidienza civile contro le leggi speciali che affermano la barbarie e annullano lo Stato di diritto.

Purtroppo, salvo l'eccezione di Rossana Rossanda e di pochi altri, uguale intelligenza e sensibilità non hanno dimostrato i `liberals' della cosiddetta borghesia illuminata, lo stuolo dei garantisti dei convegni e della domenica, gli intellettuali che giocano all'anticonformismo ma non fino al punto di mettere in pericolo il loro ruolo alla corte del potere, quegli estremisti che hanno sempre rivendicato per sé e non per tutti i diritti civili e che si meritarono gli strali di Pasolini.

Proprio per questo vogliamo assicurare ai detenuti di Rebibbia che la candidatura di Toni Negri non è per noi una candidatura formale. Non a caso ha costituito l'argomento centrale dello scontro tra Marco Pannella e Giorgio Bocca a Canale 5, ed è l'obiettivo di tutti gli avversari del PR, comunisti non meno che democristiani.

Sosteniamo e sosterremo questa candidatura con la massima decisione possibile, senza per questo cambiare od offuscare la chiarezza della nostra campagna politica: l'appello al voto bianco e il voto radicale non sono alternativi.

 
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