Fine comune di una legislatura e di una commissionedi Massimo Teodori
SOMMARIO: Le elezioni anticipate troncano il lavoro della Commissione P2. 15 mesi di lavoro per definire i capitoli della ramificazione piduistica. infeudamento dei servizi segreti e loro uso da parte di bande partitiche, infiltrazione nelle forze armate, il traffico dei petroli, la corruzione della Guardia di Fiananza, l'asservimento della Rizzoli, il commercio delle armi e della droga, la propagnada di linee dure sui casi Moro e D'Urso, il crack Ior-Ambrosiano e i finanziamenti occulti ai partiti. Il definitivo obiettivo della P2: la stabilizzazione del potere. La P2 altra faccia della partitocrazia.
(NOTIZIE RADICALI N. 9, 16 maggio 1983)
(Hanno voluto chiudere il capitolo che si era aperto due anni fa con il ritrovamento delle liste di Gelli. Formalmente sciolta, la loggia eversiva è più viva che mai. Indagare su di essa è tabù.)
Lo scioglimento del parlamento, improvviso, immotivato ed inutile, ha troncato anche il lavoro della commissione di inchiesta sulla P2, mettendo così a tacere, temporaneamente ma con intenzioni definitive, quello strumento che ha consentito per 15 mesi di mettere a nudo e trovare qualche verità - non tutta la verità - sul groviglio di marcio cresciuto in un decennio di attività piduistica. La commissione di indagine ha sì lavorato fra l'ostruzionismo dei più, soprattutto dei democristiani e socialisti, ma ha costituito una finestra istituzionale attraverso la quale sono passati documenti e interrogatori che altrimenti sarebbero rimasti sepolti ed occultati. La commissione cioè ha consentito che si continuasse a discutere non solo nel luogo istituzionale ma anche attraverso la stampa della vera storia della nostra Repubblica, rivelatasi sempre più fondata sul potere occulto. Per loro natura i poteri occulti operano con tanta maggiore forza quanto più vige un regime di segretezza, riservatezza e di silenzio; l
a maggiore arma della democrazia è perciò proprio la discussione aperta, la trasparenza e la conoscenza dei meccanismi di potere ed in questo senso ha funzionato da miccia, pur con i suoi limiti, la commissione parlamentare.
I capitoli della ramificazione piduistica sono ormai noti: il completo infeudamento dei servizi segreti ed il loro uso da parte delle bande partitiche; l'infiltrazione nelle forze armate; il traffico di petroli con la complicità di ministri, esponenti politici e guardia di finanza; la distruzione del maggior impero editoriale italiano, la Rizzoli, ad opera della congiunta azione di piduisti e partiti di regime; il commercio delle armi su scala internazionale intrecciato con il commercio della droga; la penetrazione nella stampa e negli altri mezzi di comunicazione di massa a sostegno delle "linee dure" sui casi Moro e D'Urso, tanto per fare due esempi significativi; il crack dell'Ambrosiano-IOR con il furto di migliaia di miliardi da parte di piduisti, Vaticano e con la complicità delle autorità responsabili; il finanziamento dell'Ambrosiano a Dc, Pci, Psi e Psdi; l'Eni-Petronim con centinaia di miliardi di tangenti destinate a patrocinare equilibri politici di compromesso storico e, poi, di asse Dc-Psi; la
nuova rete Carboni con l'intreccio di massoneria, malavita organizzata e esponenti Dc...
Ma l'obiettivo vero dell'azione della P2 non è stato tanto l'organizzazione dell'affarismo e del furto su larga scala e neppure il cosiddetto "golpismo". Con sempre maggiore chiarezza è emerso che la sostanza del piduismo è stata proprio la "stabilizzazione del potere", quale che esso fosse, ed il suo svuotamento, infradiciamento e corruzione dall'interno. Non v'è ormai alcun dubbio che la P2 ha operato prima, e si è sviluppata poi all'ombra dell'unità nazionale dal 1976 al 1979, proprio nel clima dell'abrogazione del conflitto politico e nel trionfo del negoziato compromissorio fra forze partitiche in continuità dalla scelta ufficiale a quella occulta. E, poi, dopo il 1979, la P2 ha operato per creare un asse Andreotti-Craxi al fine di stabilizzare le forze dominanti emersi dalle elezioni del 1979 (lo dichiara anche Gelli nella sua intervista al "Corriere della Sera" dell'ottobre 1980).
In tal senso "il sistema P2 ha rappresentato l'altra faccia della partitocrazia". I due fenomeni sono stati strettamente connessi in quanto entrambi hanno operato per trasferire lo scontro per il potere dai luoghi istituzionali ad altri terreni, i rapporti cioè fra i partiti e le bande politico-finanziarie-servizi segreti-apparati dello Stato collegate trasversalmente attraverso gli schieramenti formali. Nessuno dei capitoli in cui si è esplicitata l'attività piduistica si sarebbe potuto materializzare se non avesse trovato il terreno fertile della corruzione, del coinvolgimento e del negoziato fra esponenti politici e partiti. L'impossessamento, per esempio, da parte della P2 della Rizzoli non sarebbe potuto accadere senza l'esplicito consenso dei partiti, tutti accumunati nella lottizzazione, seppure in lotta reciproca, del maggior quotidiano nazionale.
"Il parlamento è stato sciolto anche, e forse soprattutto, per chiudere il capitolo apertosi nella primavera 1981 con il ritrovamento delle liste piduistiche che per due mesi il governo Forlani ha cercato di occultare". I partiti di regime dovevano porre fine allo stillicidio di notizie sulle loro vicende intrecciate a quella della P2. Dovevano impedire che si continuasse a discutere, ad indagare, e comunque a parlare della vera storia italiana. La campagna elettorale in atto è la prova che la P2 è tabù; e quando se ne parla, come nel caso della vicenda Moro da parte della presidente della commissione parlamentare, Tina Anselmi, è per compiere un'operazione mistificante: far apparire la DC vittima del piduismo e non complice come in realtà è.