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Pannella Marco - 23 giugno 1983
E la chiamano alternativa (1)
Lettera aperta del Segretario radicale al Capogruppo del Pci

di Marco Pannella

SOMMARIO: Nella lettera aperta al Capogruppo del Pci, Marco Pannella lamenta la scarsa informazione data al Partito Radicale sulle richieste del Pci sul piano parlamentare. La vera alternativa non ci sarà mai se non si realizzerà in primo luogo nei rapporti tra partiti, grazie a dibattiti veri ed immediati, per realizzare un'"alternativa" comportamentale, se non ancora politica.

(NOTIZIE RADICALI, 23 giugno 1983)

"Caro Napolitano,

c'è un'arroganza, se non addirittura protervia, del potere che occorre urgentemente dismettere: è un'"alternativa" di comportamento che urge, se vogliamo non negare subito e tutta, nei fatti, ogni altra "alternativa".

Apprendo dai giornali che avresti informato i partiti delle richieste del PCI sul piano parlamentare e sull'inizio della legislatura. Questo è falso: nessun segno di nessun genere ci è giunto da voi. Non potresti, dunque, per cominciare, abbandonare quella sorta di fascismo o di stalinismo semantico per cui "i partiti" sono solamente i partiti di sostanziale proprio gradimento, e gli altri vengono eliminati perfino concettualmente?

A nome del PCI già Zangheri, chiedi che i Presidenti delle Camere siano Nilde Jotti e un senatore democristiano. Chiedi anche che tutti gli incarichi e le responsabilità di commissioni parlamentari venano distribuiti fra "i partiti"; o, più chiaramente, che al PCI venga riconosciuta una quota-parte nella lottizzazione del Parlamento. In tal modo, nella sostanza e nella lettera, tornate esattamente alla vigilia della VII legislatura, nel 1976: sulla linea dell'"unità nazionale", della maggioranza della "non sfiducia", della linea del "compromesso storico". Altro sarebbe, invece, se aveste avanzato la proposta della partecipazione di tutte le forze parlamentari, senza eccezione, alla gestione delle istituzioni parlamentari.

Avanzi, invece, la proposta dell'eliminazione dei gruppi parlamentari minori, inferiori ai 20 membri, secondo la lettera del regolamento, ma contro la consuetudine, non solamente la prassi. Era la mia tesi, e il Presidente Ingrao, così come la Presidente Jotti possono testimoniarlo. Ma era una tesi che tendeva a diminuire il potere dei gruppi, per difendere ed esaltare quello dei deputati in quanto tali. Da allora i poteri dei deputati sono stati praticamente annullati, sia con modifiche regolamentari, sia con la cascata di editti, interpretazioni, innovazioni della Presidente della Camera, e della Giunta del Regolamento, sotto il pungolo o la sferza del Presidente del Gruppo Socialista, secondo la nota e ufficiale linea Gelli da lui interpretata e con successo proposta alla maggioranza di gestione della Camera.

Contemporaneamente vi preparate a costituirvi in doppia rappresentanza parlamentare: anche alla Camera, gli elettori del PCI e il PCI saranno rappresentati da due gruppi, come già accade al Senato. Perché mai la DC non dovrebbe fare altrettanto, con i suoi `esterni' non facendo rinnovare la tessera del partito a qualche altro eletto? La DC così potrebbe dare cittadinanza alle sue correnti e il manuale Cencelli potrebbe così esser suffragato da istituzionali verifiche e fondamenti obiettivi. O - ancora - perché voi `grossi' partiti non vi scomponete in una decina di `gruppi'?

Si tratta innanzitutto di una questione di costume e di stile democratico. La Presidente Jotti, la cui gestione politica e anche personale ha creato non di rado anche fra di voi seri dubbi ed esplicite critiche - e che ha dovuto registrare proclamazioni di sfiducia e rotture di rapporti con i radicali - si trova ad aver assunto responsabilità politiche e regolamentari che molti esperti e docenti hanno ritenuto con pareri `pro-veritate', ufficialmente e professionalmente forniti e resi pubblici, molto gravi. Non si poteva tentare in qualche modo di tenere conto - magari per superarla - di questa situazione, come hanno usato per decenni innanzitutto i Presidenti delle Camere e i gruppi parlamentari?

Ma si tratta, anche e soprattutto, di una questione politica e istituzionale: questa è dunque la vostra politica di `alternativa'? Questo suggerite, con la forza dell'esempio, alla DC e all'intera classe dirigente?

Noi avevamo subito preso l'iniziativa di cercare incontri ufficiali, esplorativi, democratici, d'informazione e di dialogo, con tutti i Segretari di Partito (poiché i Presidenti dei Gruppi hanno ancora da essere eletti). Orbene, con cortese sollecitudine, in poche ore, il segretario dell'MSI, Giorgio Almirante, ha subito rifiutato l'incontro. Valerio Zanone, invece, ha immediatamente accettato e gradito l'invito e il metodo: e ci siamo già incontrati.

Gli altri colleghi si sono riservati di fissare la data dell'incontro; per il PCI, in verità, attendiamo una risposta (che speriamo positiva) almeno sul principio.

Voglio augurarmi, ancora, che si tratti di equivoci, dovuti anche alla stampa. O, credimi, la legislatura comincia davvero male, per quanto riguarda l'alternativa democratica. Dopo il referendum sul finanziamento pubblico, che perdemmo numericamente, ma vincemmo politicamente, la partitocrazia decise di dare una risposta civile e tollerante al paese: e licenziò il Presidente Leone. Il PCI della proclamata `alternativa' vuole davvero rispondere in tal modo al `crollo' della DC, al 19.1% riscosso dal `partito bianco', all'ingresso di DP, alla persistente e confermata presenza radicale, al successo dei partiti minori (ritenuti, a torto o a ragione, degli elettori meno `partitocratici' dei maggiori)?

Mi auguro che su questi punti si apra un dibattito vero ed immediato. Non è mai tardi per meglio fare. Per `alternative' se non altro comportamentali, se non ancora `politiche'.

Cordiali saluti".

 
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