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Spadaccia Gianfranco - 23 giugno 1983
Giustizia sommaria in Parlamento?
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: Gianfranco Spadaccia rileva come la candidatura prima e l'elezione poi di Tony Negri abbia sollevato sia la questione relativa alla carcerazione preventiva sia quella dell'immunità parlamentare.

(NOTIZIE RADICALI, 23 giugno 1983)

La campagna elettorale, per quanto ipotecata e inquinata da regole del gioco truccate, ha comunque consentito a sufficienza di comprendere i motivi della scelta che ha indotto il Partito Radicale a candidare nelle sue liste l'imputato Toni Negri e a consentirne l'elezione.

Lo ha compreso la classe politica. Lo ha compreso la stampa. Lo ha compreso un numero sufficiente di elettori che hanno trasformato l'imputato Toni Negri in deputato, decretandone la libertà provvisoria e la scarcerazione.

Abbiamo letto in molti articoli di provocazione radicale, si scandalo, perfino di carnevalata.

Certo abbiamo fatto esplodere uno scandalo, anzi più scandali: lo scandalo del caso Negri e del caso 7 aprile; lo scandalo della carcerazione preventiva; lo scandalo delle immunità parlamentari. Abbiamo ancora una volta operato per impedire che questi sandali si consumassero nelle segrete del Palazzo, nel consolidamento di leggi anticostituzionali, nella accettazione di una prassi giudiziaria indegna di uno Stato civile, nel corrente uso partitocratico di regime dell'istituto delle autorizzazioni a procedere.

Abbiamo appreso con qualche stupore che direttori di giornali, giuristi insigni, commentatori politici deplorano la carcerazione preventiva e quelle che eufemisticamente vengono indicate come disfunzioni e le lentezze della giustizia. Dunque si dovrebbe concordare l'antico detto: Oportet ut scandala eveniant. Oportet: è necessario, è doveroso, ma è anche opportuno. C'è "bisogno" di scandali. Grazie a questo scandalo il caso 7 aprile è di nuovo un "caso nazionale". Si può o si dovrebbe discutere di nuovo, un dibattito drammatico e realmente, anche appassionatamente, contraddittorio, dei colpi che gli anni di piombo hanno lasciato sulla nostra convivenza civile e sul nostro ordinamento giuridico. Si può e si dovrebbe discutere nello stesso modo della carcerazione preventiva e dell'immunità parlamentare, per risolvere sia il problema della carcerazione preventiva, sia quello dell'immunità parlamentare.

Ma si ha paura degli scandali, questo regime ha paura degli scandali. Le regole della giustizia sommaria - di cui il Msi si è fatto solo, portavoce - sembra imporsi di nuovo alla stampa e si vogliono imporre al Parlamento. Si chiede al Parlamento di comportarsi da giustiziare anziché da istituzione di giustizia e di legge. In questo pericolo si è già caduti. Occorre uscirne fuori.

Risulta assolutamente evidente che, quando vi è la volontà politica, la giustizia e il parlamento funzionano speditamente: la richiesta di autorizzazione a procedere è stata evidentemente stilata - dobbiamo ritenere - quando ancora l'imputato Toni Negri non era stato scarcerato. E' giunta al Ministero di grazia e giustizia il 9 luglio: tre giorni prima dell'apertura del Parlamento. E' giunta alla Camera due giorni dopo, l'11 luglio. Un gruppo parlamentare, dopo l'annuncio in Aula, ha chiesto l'immediata riunione della Giunta delle autorizzazioni a procedere.

Dunque il problema dell'autorizzazione a procedere e dell'autorizzazione all'arresto di Toni Negri sembra ridursi al tentativo di violare "eccezionalmente" la regola e le prassi che ha fatto di queste procedure il momento e il luogo di accordi inconfessabili e nascosti tra le forze politiche bisognose di assicurarsi reciproca impunità.

Per il Partito radicale, che dovrebbe essere nelle intenzioni di molti "vittima" di questa vicenda, il trittico finanziamento pubblico-inquirente-immunità parlamentare ha costituito occasione per l'azione convergente di referendum, iniziative legislative, campagne elettorali, ed ora di una petizione popolare già sottoscritta da 475 mila cittadini. Le autorizzazioni a procedere sono al centro della nostra iniziativa politica e parlamentare dal 1976, da quando siamo entrati per la prima volta in Parlamento. Per noi il caso Negri ha oltretutto il pregio e il merito di averle poste al centro anche e finalmente, dell'attenzione generale.

 
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