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Pannella Marco - 7 agosto 1983
»Toni, non devi tornare in cella
di Marco Pannella

SOMMARIO: Eletto Toni Negri, il mondo politico italiano si divide tra chi, a destra, vuole che il Parlamento ne ordini il riarresto, e chi, a sinistra, propone di "sorvolare" sulla questione. I radicali lasciati soli nelle lotte per la certezza del diritto e della legge. E' in gioco il rovesciamento di una politica che sta rendendo la giustizia italiana tal quale la vogliono i nemici della democrazia, brigatisti e piduisti. Se Negri accettasse di tornare in carcere per far istillare nei suoi avversari il seme del dubbio sulla sua colpevolezza, aumenterebbe il silenzio nel quale si consuma l'opera dei giustizieri, Pecchioli e Valiani. Nel caso Negri, il Parlamento riconosca che c'è stata un'anticipata espiazione della pena. Negli anni Trenta, di fronte alla "giustizia" del regime, Salvemini e Rossi dichiaravano: "Se ti accusano d'aver ingravidato la Madonnina del Duomo di Milano, mettiti al sicuro dalle manette per poter continuare a operare e ragionare".

(GIORNALE, 7 agosto 1983)

("Marco Pannella così risponde oggi su »Notizie radicali all'articolo del nostro direttore su Toni Negri")

Sin quando non abbiamo annunciato la nostra decisione di candidare e far eleggere Toni Negri siamo stati lasciati soli a lottare in Parlamento e nel Paese in difesa della giustizia, dello Stato costituzionale, dell'immagine del nostro paese nel mondo civile.

Soli e censurati nelle lotte contro l'immunità parlamentare, contro l'Inquirente, contro leggi che secondavano e a volte imponevano ai magistrati procedure con carcerazioni preventive di lunghezza e condizioni peggio che fasciste e sovietiche, anticipate espiazioni di pena, cioè la paralisi della giustizia e dei processi.

Non abbiamo atteso il caso Tortora (o quello delle cento omonimie per cui si sono arrestati e si sono sconvolte le vite di persone assolutamente innocenti) per denunciare il forzato imbarbarimento di uno Stato che ogni giorno deve stipulare contratti con assassini che in cambio di delazioni vere o false vengono posti in libertà invece che condannati a quell'ergastolo che è gloria della partitocrazia aver difeso contro noi radicali.

Indro Montanelli propone adesso a Toni Negri - che magari sarà portato ad accoglierlo - una sorta di gioco cavalleresco: Negri se ne torni in carcerazione preventiva almeno fino al sesto o settimo anno (se va bene) e l'Italia perbene - quella non radicale - gli renderà l'onore delle armi e comincerà ad aver dubbi sulla sua colpevolezza...

Questo gioco sarebbe sciagurato, irresponsabile, insultante per i valori ai quali lo stesso Montanelli non cessa tartufescamente di rendere omaggio. Non sono in gioco, in primo luogo, infatti, né la libertà e i diritti di una persona (pur bene prezioso per la comunità) né la sola sopravvivenza del Partito radicale, le cui idee, azioni, obiettivi, opere sono ogni giorno più censurate e rese irriconoscibili da un potere che ha terrore delle idee e della verità; è in gioco la conferma o il rovesciamento di una politica che sta rendendo la nostra giustizia e il nostro stato esattamente tali quali i suoi nemici (Brigate rosse e nere, P1, P2, P3 di Stato e di parastato, infami fanatismi pseudocomunisti o pseudorivoluzionari) avevano e hanno bisogno di dire che fossero, o di renderli.

Negri che se ne torna in carcere sarà di nuovo silenzio, di nuovo il monopolio della parola ai giustizieri e non agli uomini di giustizia, di nuovo impunità parlamentare, di nuovo e sempre più carcerazione preventiva, tribunali speciali secondo gli istinti dei Valiani e dei Pecchioli, sfascio della dignità e della forza del diritto e della giustizia.

Mi auguro che il Parlamento in un sussulto di responsabilità constati che qui non c'è »fumus ma un incendio »persecutionis ; che per l'accertamento della verità una più prolungata, anticipata, espiazione della pena da parte di Toni Negri e anche dei suoi coimputati non sarebbe secondato ma ulteriormente colpito.

Altrimenti - sollecitato dall'assunzione di responsabilità di Indro Montanelli - dichiaro pubblicamente a Toni Negri che egli non ha il diritto di consentire, per quanto sta in lui, un suo nuovo arresto, l'estensione dell'anticipata espiazione della pena ai valori per i quali i democratici, i non violenti, i radicali lo hanno eletto proprio per liberare lo Stato dalla vergogna di una violenza incostituzionale ed incivile.

Ripeto quel che Salvemini ed Ernesto Rossi dichiaravano in circostanze ahinoi analoghe: se da questa »Giustizia , a causa delle leggi suicide ed infami che la partitocrazia le ha imposto, si è accusati di aver ingravidato la Madonnina che sta sulla più alta guglia del Duomo di Milano, il primo dovere è quello di porsi fuori dalla portata delle sue mani e delle sue manette, per poi - così liberi e responsabili fino alla fine del processo - operare e ragionare.

 
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