Liberare il diritto dalla violenzaSOMMARIO: Grazie al percorso radicale di difesa del diritto dall'imbarbarimento delle leggi dell'emergenza, all'iniziativa nonviolenta guidata nelle carceri dai detenuti "politici", bruciata la ripresa di rivolte violente guidate da mafia e camorra. A Negri rivolgiamo l'appello a seguire l'esempio di Salvemini: se ne vada a lottare altrove.
(NOTIZIE RADICALI n. 35, 23 agosto 1983)
(La Camera dei partiti dovrà votare, se non vorrà ulteriormente squalificarsi, contro l'autorizzazione all'arresto di Toni Negri.
Ma anche se così non facesse, proseguirà l'assalto contro l'imbarbarimento morale, giuridico, politico.)
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Il degrado della civiltà giuridica è degrado dello Stato e della società, e premessa di necessaria violenza e di imbarbarimento della politica.
La lotta laica, cristiana e nonviolenta per uno stato di diritto, diverso nei contenuti e nei metodi da quello edificato dalla partitocrazia italiana, con le grandi battaglie per la vita, la qualità della vita, per una politica radicalmente diversa, ci ha portato anche ad imporre all'opinione pubblica europea, oltre che nazionale il "caso Negri e 7 aprile".
L'obiettivo della nostra azione è in patente corso di realizzazione. In un anno, da quando ci recammo da Toni Negri a comunicargli la nostra intenzione, il cammino percorso è di enorme valore.
La Camera dei partiti dovrà votare, se non vorrà ulteriormente squalificarsi, contro l'autorizzazione a procedere all'arresto di Negri. Ma anche se così non facesse, l'assalto contro l'imbarbarimento morale, giuridico, politico del nostro tempo proseguirà, per la liberazione del diritto dalle infamie con cui il potere lo degrada a violenza e di coloro che ne sono le vittime dirette.
Nelle carceri l'iniziativa nonviolenta guidata dai detenuti "politici" ha forse bruciato i tempi di rivolte che dovevano restituirle alla leadership della mafia e della camorra. Essi chiedono le stesse cose che la classe dirigente in questi giorni si affanna a proclamare di volere, magari solo per "far passare" intanto l'arresto di Negri. Abbiamo oggi chiesto al Governo di immediatamente intessere un dialogo con questi detenuti, immediatamente compiere gesti che rianimino la speranza e non la disperazione.
Nel paese si sta formando un partito, scomparso fino a coincidere con il Partito Radicale e una parte dei militanti di "Il Manifesto", per la conquista di una politica democratica, civile, giuridicamente non aberrante contraria alle leggi di unità nazionale e della "fermezza" di chiaro segno piduista.
Nei prossimi giorni il saldarsi di questo partito per la difesa dei valori costitutivi della nostra Repubblica si manifesterà con la forza necessaria.
Per quanto riguarda la risposta da dare all'eventuale decisione dei partiti di far arrestare Toni Negri, resto dell'avviso che - in considerazione della sua storia e delle sue idee - Toni Negri dovrebbe accogliere il suggerimento di Salvemini e di E. Rossi che ho più volte citato. Se ne vada a lottare altrove.
Se anche Toni Negri volesse invece adeguarsi a canoni e tradizioni diverse, come le nostre - nonviolente -, ugualmente ritengo che il suo dovere sia quello di non cedere alla violenza, di non esserne oggetto passivo. Credo che lo debba, anche, a coloro che rappresenta. Si tratterà quindi, in tal caso, di ben valutare le modalità e i tempi di lotta, e di iniziativa, così come - ad es. - noi abbiamo sempre fatto nella nostra storia, con Roberto Cicciomessere, o con Adele Faccio, con Emma Bonino o con Gianfranco Spadaccia, con Jean Fabre e con Angiolo Bandinelli e io stesso.
Toni Negri ritiene altro. Il dialogo fra di noi non mancherà di andare oltre.