Sconfitta la mafia giudiziaria comunista del VenetoSOMMARIO: Condanna a sei mesi in appello per il rappresentante della lista Pci che nel 1976 a Verona aggredì i militanti radicali durante la presentazione delle liste. Dopo l'assoluzione in primo grado, una riparazione a una pagina vergognosa della giustizia.
(NOTIZIE RADICALI n. 35, 23 agosto 1983)
(Aggredirono i militanti radicali nel 1976 durante la presentazione delle liste. La Corte d'Appello di Venezia cancella la vergognosa assoluzione del Tribunale di Verona: una sentenza di parte nata nello stesso ambiente giudiziario veneto che ha prodotto Calogero.)
Il 6 settembre scorso la Corte d'appello di Venezia ha condannato a 6 mesi di reclusione il rappresentante di lista e nove militanti del PCI che in occasione della campagna elettorale del '76, a Verona, avevano aggredito ed allontanato dal portone del Tribunale i militanti radicali per poter depositare così per primi la lista.
La Corte ha ribadito la sentenza del Tribunale di Verona che, il 28 febbraio '83, aveva assolto gli imputati per non aver commesso il fatto o per insufficienza di prove; e li ha invece condannati - come abbiamo detto - a 6 mesi di reclusione e al risarcimento dei danni nei confronti del Partito radicale e dei militanti malmenati.
Nella sua requisitoria il Procuratore Generale, che aveva impugnato la precedente sentenza, ha sottolineato che il solo fatto della partecipazione all'"assedio" dei radicali organizzato dalla Federazione comunista configurava una corresponsabilità nel reato. Egli si è espresso con particolare durezza nei confronti della sentenza di Verona, definendola una "non sentenza" e un atto di gratuita propaganda di partito.
"La sentenza di Venezia ripara ma non cancella, una pagina vergognosa della giustizia nel nostro Paese. La città "bianca" di Verona, per un reato compiuto sotto gli occhi della Procura, ha visto l'inerzia della polizia, la malavoglia del Sostituto Procuratore cui fu affidata la denunzia radicale, l'acquiescenza del Giudice Istruttore che assolse tutti gli imputati anche se praticamente confessi, formulando tra l'altro un capo di imputazione monco e "di favore". Ha visto un Tribunale il quale, dopo che la sezione Istruttoria della Corte di Appello di Venezia aveva riformato quella assoluzione rinviando a giudizio gli imputati, era riuscito ad esprimere una Sezione composta di tre noti Magistrati comunisti, con un Pubblico Ministero pure comunista, per poi assolvere - naturalmente - tutti gli imputati con una sentenza piena di insulti nei confronti dei radicali, di sbeffeggiamento per le vittime dell'aggressione e per i loro avvocati.
"Corpo di reato" è stata definita la sentenza di Verona. Corpo di reato di una aggressione perdurante che ha dato i suoi frutti incoraggiando altri teppisti del PCI, sia nel 1979 sia nel 1983.
Potrebbe aggiungersi altro sulla sostanziale intimidazione nei confronti delle parti lese. Ma basta quanto detto: tutto ciò è mafia. Rispetto a un episodio grave ma soprattutto rispetto ad una vicenda giudiziaria malsana in un ambiente giudiziario evidentemente malsano, la Procura Generale di Venezia e la Corte di Appello hanno compiuto un atto di giustizia e di pulizia. C'è solo da augurarsi che si proceda oltre."