LA PROPOSTA DI AUTORIZZAZIONE ALL'ARRESTO DI TONI NEGRIIn nome della partitocrazia
di Mauro Mellini
SOMMARIO: Il direttivo dei deputati Dc invita Scalfaro a non permettere a Toni Negri l'accesso all'aula di Montecitorio. Il giorno stesso viene letta in aula da Nilde Jotti la domanda di autorizzazione a procedere contro di lui. Eccezionale rapidità, mai verificata prima né con Almirante né con gli amministratori dei partiti. La richiesta del Procuratore generale avrebbe dovuto essere rigettata perché non formulata con certezza e chiarezza. Le evoluzioni del relatore della Giunta delle autorizzazioni a procedere, il neoeletto liberale De Luca. Un gioco a rimpiattino con i comunisti. Con l'obiettivo di rispedire in carcere Negri sfoderate tesi giuridiche che eliminerebbero l'istituto dell'autorizzazione a procedere. La "logica" della sospensiva. Non ho votato non perché "arrabbiato" ma perché da radicale mi sono trovato di fronte a un "non parlamento". La maggioranza costretta a votare l'autorizzazione all'arresto capo d'imputazione per capo d'imputazione, ultimo inverecondo atto di una commedia delle ipocris
ie.
(NOTIZIE RADICALI n. 35, 23 agosto 1983)
Il 12 luglio 1983 il direttivo dei deputati Dc (in realtà quello scaduto con la precedente legislatura) inviava al Presidente della Camera una lettera per invitarlo (a presiedere la seduta di apertura avrebbe dovuto essere Scalfaro) a non permettere a Toni Negri di entrare in aula ed a trovare il modo per impedirgli l'esercizio del mandato parlamentare.
Quello stesso giorno veniva letta in aula dal Presidente della Camera Iotti la domanda di autorizzazione a procedere, formulata dalla Procura Generale di Roma lo stesso giorno della proclamazione di Negri a deputato trasmessa dal Ministro di Grazia e Giustizia al Presidente della Camera prima ancora della data di convocazione del nuovo parlamento. Ammirevole celerità, visto che per le stesse operazioni nei confronti di Almirante, degli amministratori del Partiti, dei protagonisti degli scandali di regime, erano stati impiegati mesi, con ripetute scadenze di legislatura, etc. etc. Ma più che di celerità si doveva parlare di fretta, di cui la domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ed all'arresto portava il segno. Il Procuratore generale non indicava neppure i reati per i quali l'autorizzazione era richiesta, parlando di insurrezione armata, bande armate "ed altri reati", facendo un guazzabuglio tra il processo di Roma ed altri processi che, con il sistema "rotazione" delle accuse, altre magistrature
si erano affrettate ad imbastire sulla base delle stesse accuse e dello stesso materiale del processo originario.
Una domanda di autorizzazione a procedere del genere andava semplicemente restituita perché fosse redatta in termini di certezza e di chiarezza.
Invece in gran fretta si è nominata la nuova Giunta, si è proceduto alla conferma del vecchio ufficio di Presidenza, prima ancora della costituzione dei gruppi parlamentari, si è messa all'ordine del giorno quella domanda di autorizzazione che si è data per buona. Si è nominato relatore il deputato liberale neoeletto De Luca.
Le evoluzioni del relatore, restio in un primo tempo a prendere posizione sull'arresto, "stanato" poi dalle pressioni dei comunisti, impegnato poi a sua volta a "stanare" i comunisti ripiegati su posizioni più sfumate, sono note. I comunisti, dopo aver dichiarato di essere favorevoli all'arresto oltre che all'autorizzazione a procedere per bocca di Loda, sono usciti con un comunicato del direttivo del gruppo che precisava che non avevano ancora deciso e che lo avrebbero fatto in una apposita riunione. Poi veniva fuori la "proposta Spagnoli": diamo l'autorizzazione a procedere, ma per quanto riguarda l'autorizzazione dell'arresto preventivo decidiamo dopo la sentenza (cioè quando l'arresto non sarà più preventivo) così sapremo se le accuse sono fondate. Una proposta che ha tutta l'aria di essere fatta perché gli altri la respingano. Ed infatti in Giunta un po' tutti l'hanno respinta.
Contrari all'arresto e favorevoli comunque alla proposta di rinvio a dopo la sentenza, i due socialisti, in verità senza troppo impegno.
Per rispedire in carcere Negri sono state sfoderate tesi che, se fossero destinate a divenire norma costante, eliminerebbero ogni polemica sull'istituto dell'autorizzazione a procedere, perché comporterebbero che questa non venga mai negata. Così abbiamo inteso sostenere che non si può invocare il "fumus persecutionis" quando il procedimento è iniziato prima dell'elezione del pervenuto al Parlamento; che il "reato politico è solo quello d'opinione, purché la sua espressione non travalichi il lecito (!!!!????); che l'inconsistenza delle prove ed il metodo aberrante con il quale esse siano state impostate e raccolte non sono rilevanti al fine di parlare di persecuzione; che, quando si dà l'autorizzazione a procedere per reati per i quali il mandato di cattura è obbligatorio, l'autorizzazione a procedere anche alla cattura è automatica; che, quanto meno, l'autorizzazione all'arresto può essere negata solo se si dimostri che se non l'azione penale, l'emissione del mandato di cattura avrebbe carattere intenzional
mente persecutorio e formalmente irregolare; che la lunghezza della patita carcerazione preventiva ed il fatto che il tempo di essa abbia consentito all'autorità giudiziaria di disporre della persona dell'imputato per tutte le incombenze istruttorie, sono fatti irrilevanti ai fini dell'autorizzazione del nuovo arresto; ed infine che occorre autorizzare l'arresto per garantire la parità di trattamento con gli altri coimputati. Non uno solo di tali principi è stato mai applicato per l'autorizzazione a procedere. L'arresto è stato quasi sempre negato, anche per le imputazioni gravissime, quale omicidio, tentato omicidio, insurrezione armata, etc., per le quali veniva concessa l'autorizzazione a procedere in giudizio.
Non ho votato, non perché "arrabbiato", ma perché mai come in questo caso da radicale mi sono trovato di fronte a un "non parlamento", al quale ho potuto dare il contributo di idee, di argomenti, di tentativi di ottenere il ritorno alla ragione ed alla Costituzione, ma non quello della mia partecipazione ad una operazione condotta in realtà in nome e nella logica della Costituzione di fatto partitocratica.
Ultimo inverecondo atto di questa commedia delle ipocrisie: costretti per mia richiesta a votare l'autorizzazione a procedere l'autorizzazione all'arresto capo di imputazione per capo d'imputazione, la Giunta ha autorizzato l'arresto per tutti i reati contestati, compresi quelli, e sono la maggioranza, per i quali, a ragione del loro titolo sono già scaduti anche gli incredibili termini massimi di carcerazione preventiva e per i quali Toni Negri sarebbe, indipendentemente dalla sua elezione a deputato già in libertà!