di Marco PannellaSOMMARIO: Nel mezzo di una lotta politica e di una proposta che dilagano dalle carceri italiane, in questi giorni di centralità radicale nel paese e nei mass media, ho il dovere di dar voce e corpo agli obiettivi congressuali del Partito nel 1983, se non ho intenzione di dimettermi. Comunico un nuovo tentativo di sciopero della fame. Ritroviamoci a Rimini a Congresso per dibattere e comprendere meglio il valore di ciò a cui abbiamo atteso fino ad oggi e con quale esito e ciò cui dovremo eventualmente attendere i prossimo anno.
(NOTIZIE RADICALI n. 36, 30 agosto 1983)
I compagni della Giunta, cui dobbiamo per l'essenziale il lavoro politico e organizzativo del Partito in questo periodo ed anche l'impresa difficile di questa intensa serie di "Notizie Radicali", mi chiedono un editoriale che si accompagni ad un eventuale titolo d'apertura della prima pagina dedicato alla lotta (e non alla rivolta), alla proposta (e non alla protesta), che dilagano dalle carceri italiane rovesciando sul paese una lunga ondata di speranza e di testimonianza civile.
A questo evento ho dedicato in pochissimi giorni almeno tre editoriali e numerose iniziative anche nei confronti del Governo. Con Giovanni Negri, recatici a Rebibbia, sia al carcere femminile che a quello maschile, nei settori di massima sicurezza e in quelli ordinari, abbiamo non solamente riscontrato la forze umana e civile, la determinazione serena e recisa del movimento dei detenuti, ma siamo stati sorpresi e commossi da un'accoglienza straordinaria. Comprensibilmente, quindi, questo appariva utile comunicare ai compagni ed ai lettori di questo giornale, a riprova del valore che dev'essere dato e dell'impegno che dev'essere fornito a suo sostegno da noi radicali.
Ma contemporaneamente, nel crogiolo di questi giorni così drammaticamente vivi, di centralità radicale in Parlamento, nel paese, nei "mass-media" (la censura feroce e stupida non fa che sottolineare nell'opinione pubblica la verità delle nostre denunce generali contro l'antidemocraticità del regime, la slealtà e il carattere truffaldino del gioco politico che è imposto al paese), è colata ed ha ripreso forma la sostanza degli obiettivi sperati e deliberati, cui ho il dovere ma devo anche avere la capacità - se non ritengo di dimettermi - di dar voce e corpo come Segretario del Partito.
Così, senza distrarmi e distrarre dagli impegni e dagli scontri - che ci incalzano, in apparenza vari e diversi, in realtà della stessa natura e senza soluzione di continuità, dallo scioglimento anticipato delle Camere - mi trovo finalmente a ritenere di poter decidere e comunicare un nuovo tentativo di sciopero della fame per l'ottenimento dei nostri obiettivi congressuali per l'anno 1983.
So che molti compagni - non tutti! - saranno sconcertati, dispiaciuti, addolorati, respinti per un attimo, o per un mese, preoccupati da questa comunicazione.
Ma l'appuntamento era inevitabile, se la volontà di sperare e lo sperare non fossero morti, abbandonati.
Lo sono sembrati, l'ho temuto.
Portiamo avanti, compagne e compagni, con la nostra politica della vita e della qualità della vita, le nostre vite, la vita. Ce lo chiedono e consentono la ragionevolezza, questo paese inesausto nel fornirci necessari motivi di fiducia e di amore, anche in noi stessi: quei motivi tanto più difficili quanto più è difficile accettare a lungo che la grandezza di una storia debba e possa continuare a passare attraverso la miseria e le miserie di cui, ciascuna e ciascuno di noi, sappiamo di essere impastati - e autori - nelle nostre solitudini.
Occorre invece accettarlo, poiché l'abbiamo sperato, provocato, voluto. A suo modo, l'umiltà forse ci ha resi ciechi: non abbiamo scorto, non abbiamo previsto quanto sgomento possa anche dare il dover navigare nel mare - sognato e raggiunto - portando con sé il necessario per tutti.
Non so che cosa ci attenda, come non lo sa, penso, nessuno di noi.
Ma ritroviamoci a Rimini, al congresso, per dibattere, per comprendere meglio, insieme, il valore di quello a cui abbiamo atteso fino ad oggi, e con quale esito e a cosa dovremo eventualmente attendere nel prossimo anno.