di Marco PannellaSOMMARIO: L'intervento di Marco Pannella nel dibattito generale alla Camera dei deputati (seduta del 15 settembre 1983) sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro il deputato Tony Negri, eletto nelle liste del Pr, per i reati di insurrezione armata contro i poteri dello Stato, formazione e partecipazione a banda armata, promozione di associazione sovversiva, violazione delle norme sulle armi, tentativo di procurata evasione, sequestro di persona, lesioni personali, violenza privata a pubblici ufficiali, devastazione e saccheggio, furto. Ricordando i radicali che con la loro disobbedienza e la loro testimonianza nonviolenta in carcere hanno consentito l'approvazione di importanti leggi civili come l'obiezione di coscienza e l'aborto, prende atto che ancora una volta solo grazie all'iniziativa che ha portato l'elezione di Tony Negri la maggioranza della forze politiche si è finalmente resa conto dell'intollerabilità dei termini della carcerazione preventiva che leggi anticostituzionali hanno portato
ad oltre 10 anni. Ma è tutta la legislazione d'emergenza che deve essere smantellata se si vuole ripristinare lo Stato di diritto.
(NOTIZIE RADICALI N.37, 7 settembre 1983)
Abbiamo preparato, giorno dopo giorno, dando corpo e voce sommessa o gridata, a seconda delle circostanze, anche questo momento di riflessione e di dibattito all'interno delle istituzioni partitocratiche, che sono il risultato del lungo, riuscito golpe strisciante di chi ha imposto dopo trent'anni la illegalità trionfante della Costituzione materiale contro la Costituzione repubblicana e formale.
Abbiamo imposto questo dibattito più volte in questi vent'anni, e sono stati momenti di crescita civile, di riserva nei granai della democrazia, della tolleranza e di un paese drammaticamente vivo ancora, in contraddizione con quello che voi rappresentate: Camere dei partiti, Governo dei partiti, giustizia di partito, stampa dei partiti, tutti assieme uniti dalla paura, dall'impotenza o dall'indecorosa, continua litania delle buone intenzioni. Io mi vergognerei, Battistuzzi, a dire: fin da allora abbiamo chiesto e poi... Potremmo semplicemente riscontrare che fin da allora, giorno dopo giorno, avete riscosso piatti di lenticchie per abbandonare quello che chiedevate. Dunque, signor Presidente, ancora un arresto, come per Roberto Cicciomessere, obiettore di coscienza, che ci consentì con il suo arresto di rendere vincente la battaglia di civiltà per il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza in questo paese; ancora una volta un arresto, come per Gianfranco Spadaccia, segretario del Partito radic
ale, arrestato per ordine di cattura del giudice allora e deputato oggi Casini, non a caso colui al quale la DC ha affidato in quest'aula la requisitoria per chiedere l'arresto, di nuovo, di Toni Negri. L'arresto di Spadaccia, richiesto da Casini, è stato ottenuto, perché abbiamo accettato socraticamente e democraticamente - noi, sempre - certe frasi volteriane: dandogli corpo, signori liberali, e non con l'omaggio tartufesco, per cui mentre pronunciate "signore, io non sono d'accordo con le sue idee, ma sono disposto a dare la vita per consentirle di manifestarle" siete disposti a riscuotere un prezzo di sottopotere, magari alla RAI-TV o non so dove.
L'arresto di Adele Faccio e l'arresto di Emma Bonino sono stati richiesti ed ottenuti perché abbiamo risposto con una sfida vincente. E lì è passata l'abrogazione, sia pure parziale, dell'immondo, anticristiano, aborto clandestino, clericale, di massa e di classe, che fin quando non abbiamo saputo e potuto dare corpo ad altro, restava oggetto raro delle vostre geremiadi di farisei e di filistei congiunti, negli accenti di accusa e in quegli altri di pianto.
Dunque a questo siamo arrivati. Ho sentito che perfino l'onorevolissimo presidente del gruppo parlamentare repubblicano, che battaglia, battaglia sempre, battaglia quando ha a che fare con qualche cosa che corrisponda davvero al suo dover essere di repubblicano e che rifiuta e colpisce, ho sentito Battaglia dire che l'intervento di ieri di Toni Negri era un intervento elevato. Grave colpa per voi, che ogni volta che ponete le questioni sul piano dei principi queste cose non principieranno mai; i principi, l'elevatezza, è quel che non appartiene alla vostra concezione sostanzialmente controriformistica, cattolica nel senso più deteriore della politica; la politica serve a professare ideali, per poter praticare l'opposto degli ideali in nome della tristezza e della tristizia delle emergenze, e a rimandare sempre al domani il dover essere, per compiere i tristi doveri ed obblighi, del campare perché avete tutti le vostre famiglie. E' vero De Luca? La famiglia del partito magari! Tu sai benissimo di avermi rispo
sto, quanto ti ho detto: "E' chiaro da tutto quello che tu dicevi, dici e mi dici, che solo l'ordine di partito ti costringe a queste conclusioni", tu mi hai risposto in una frase che hai famiglia. Ti ricordi quale? "Qui lo dico e qui lo nego". E sai che è vero. Ordini di famiglia, ordini di cosca. La partitocrazia è questo. Ve lo ripeto, l'unica insurrezione armata riuscita è quella che per trent'anni, con le armi di Portella della Ginestra, con i caffè, con tutto ridotto ad arma, avete compiuto, tanto da dargli oggi copertura ideologica e non vergognarvi di parlare in nome della Costituzione e di adeguare il Parlamento nell'attività legislativa di ogni giorno alla Costituzione materiale, cioè alla non Costituzione, cioè alla non legge; cioè a quello che si oppone alla Costituzione scritta e alla vostra attività legislativa; è un omaggio a questa materialità che si contrappone alla forma del diritto e quindi anche alla sua sostanza. Pare che adesso vi siano resipiscenze, pare che un gruppo importante di que
sta Assemblea, della maggioranza istituzionale, abbia depositato, per esempio, una legge sui termini della carcerazione preventiva. Finalmente! Andiamo avanti: otto anni invece di dieci! Ripeto: otto anni invece di dieci! E poi magari visto che ovunque c'è di tutto, penso che perfino dal partito liberale potrebbe venire una lotta, non un alibi, sul piano della carcerazione preventiva, perché mi risulta che almeno un consigliere nazionale del partito liberale è solidale con Negri e con la nostra linea politica integralmente. Almeno un consigliere nazionale! Enzo Tortora, che non ho eletto io consigliere nazionale del partito liberale, ma che avete eletto voi consigliere nazionale del partito liberale e che dal carcere di Bergamo lotta, dà corpo ad una lotta, dà corpo al suo essere; evidentemente non solo uomo di spettacolo, ma liberale che, nelle peggiori circostanze, sa dare spettacolo di libertà, di disciplina, di rigore, non d'altro che voi qui date, giorno dopo giorno. Volevamo questo. Ed è giusto il vuo
to di quest'aula. Noi non ci dobbiamo essere, non ci si deve ascoltare. Ed ogni volta vi conduciamo dove vogliamo in cose fondamentali: sull'aborto, sul divorzio, sull'obiezione di coscienza, adesso sulla concezione stessa del diritto (...).
Fermare la lunga trafila golpista contro la Costituzione
Dicevo che vi è stata una lunga trafila golpistica, riuscita, che ha messo in mora la Costituzione repubblicana con gli stessi suoi principi, con le stesse leggi fasciste, che pure sono inette ad imporre il quoziente di autoritarismo e di repressione che le società degli anni '80 e '90 esigono quando si governa contro le leggi, in base alle leggi partitocratiche delle cosche, delle mafie partitocratiche, di tradizioni estranee alla cultura del diritto, o perché clericali o perché staliniste o perché non appartenenti alla civiltà giuridica quale si è venuta affermando.
Eppure, a questa civiltà giuridica si rende omaggio nei momenti facili; se però i momenti diventano difficili, le regole non valgono più, c'è l'emergenza, c'è la dittatura. La libertà è buona, il diritto è ottimo, ma se tutti stanno alle regole; altrimenti, bisogna...Bisogna fare che? Voi, partito della fermezza, nelle vostre componenti! Fermi a che? Fermi, per garantire la logica delle cose e secondarla per l'assassinio di Aldo Moro; fermi, per rifiutare anche il dialogo obbligato! Lo Stato tedesco, che sapeva come si lottava contro il terrorismo, nel modo peggiore magari, ma più efficace, che dialogava ovunque; lo Stato tedesco, che sapeva come si lottava contro il terrorismo, nel modo peggiore, magari, ma più efficace, che dialogava ovunque; lo Stato dei Paesi Bassi, che dialoga per giorni con i ribelli che hanno catturato un treno di bambini e che si fa merito di dialogare minuto per minuto: finché dialoghi non spari!
Invece, questo Stato che ha eretto il pentito - non il delatore (chi fa delazioni vere ha la mia stima, se questo corrisponde ad una necessità, anche di opportunità), ma colui che deve mentire per essere libero, colui che deve servire e fornire menzogne per essere interlocutore di Stato - a benemerito, che ha pagato, se 14 volte assassino, con 14 decreti di libertà! E' questo il cittadino che state formando? E' questo l'unico cittadino che privilegiate in Italia, anche sul piano del diritto? Chi più volte è assassino più volte sia libero, più volte abbia meriti! Partito della fermezza, partito che non voleva dialogare, non dico trattare; partito che ha creato la tavola della trattativa costante, che impone al giudice della Repubblica di sedersi al tavolo dell'assassino che abbia plausibilmente tante delazioni da avanzare, e magari di comodo, per dirgli: per legge dello Stato tu devi parlare e così sarai libero e più assassinii hai, più delazioni (come diciamo noi) fai e più volte sei onorato (...)
Né con le BR Né con questo Stato della P2
Badate, qui vi dicemmo che dieci anni e otto mesi si possono moltiplicare per tre. Lo dicemmo qui quando facevamo l'ostruzionismo: l'ergastolo a vita quasi per dovere del magistrato, mandato d'arresto obbligatorio e via dicendo. Questa è l'inciviltà giuridica e la barbarie che avete promosso e a cui avete dato corpo. E contro questo abbiamo dato corpo anche noi. Certo, ma allora se dovessimo guardare al passato, signori eroi, a Leonardo Sciascia che diceva "no" a questo Stato, allo Stato della P2, della Costituzione materiale, no a queste Brigate rosse, voi opponeste l'insulta, l'ingiuria, non solo il sospetto. Ma noi abbiamo il dovere di dire "no" a questo Stato, "no" a questa Repubblica partitocratica dell'unità nazionale, della P2, "no" alla fermezza di questo tipo, "no" al premio e alla promozione continua, sul piano proprio della antropologia culturale, di un italiano che più ammazza, più delaziona e più è messo al vertice dei riconoscimenti e della forza della Repubblica.
Su questo abbiamo già vinto, state attenti: ogni giorno di carcerazione futura di Toni Negri, come quelli di Spadaccia, come quelli di Emma Bonino, come quelli di Adele Faccio (...).
Ogni giorno di carcere segnerà i giorni della vostra sconfitta
Ebbene, ognuno di questi giorni sarà un giorno della vostra sconfitta, come i giorni di Adele Faccio, come i giorni di Emma Bonino e di Gianfranco Spadaccia, come i giorni nei quali la non violenza prende corpo agli occhi dei cittadini che riconoscono, come non violenti, che qualsiasi legge è meglio della legge della giungla che rappresentate giorno per giorno, piegando la legiferazione, piegando il Parlamento ogni giorno a nuovi regolamenti, a non mantenere i regolamenti, a nuove leggi, a non mantenere le leggi: questa impazzita variabile dipendente che voi rappresentate del lungo golpe strisciante e vincente che cerchiamo invece di battere e a cui cerchiamo di contrapporre la realizzazione della civiltà giuridica di Pietro Calamandrei, dello Stato di diritto! Ieri Toni Negri diceva (bisogna saperlo ascoltare): per me è un'utopia e ne ho sempre indicato la fragilità. Dimenticate che in tutto il suo intervento aveva adoperato la parola utopia come movente, come ragione, come giustificazione di una storia. Do
po questi anni che sono stati roventi, di piombo ed anche ruggenti, oggi l'utopia dello Stato di diritto vive nelle carceri non solo perché per fortuna vi è un consigliere liberale, del Pli, nelle galere della Repubblica, ma perché detenuti comunisti in quaranta carceri, con digiuni (quelle cose così ridicole...) oggi propongono allo Stato, alla società, signor Presidente, degli obiettivi di civiltà giuridica, di Calamandrei, vostri, nostri, e lottano per questo! Su questo motivano i loro digiuni, su questo si estendono a migliaia! Abbiamo già vinto, perché vi portiamo a questo dibattito, perché dovete riconoscere l'elevatezza (che cosa significa?) dei discorsi di Toni Negri, di ieri. Che significa, se non che quel che avete udito è crescita di quel che siete soliti ascoltare, se non appunto costrizione ad essere migliori gli uni e gli altri?
Mi aspettavo altra risposta che quella del giudice Casini il quale, appunto, ieri ci riproponeva il discorso che faceva da giudice, appunto nella vicenda di aborto, quando metteva in galera i radicali e le donne non avendo mai messo in galera uno sole dei "cucchiai d'oro" della sua Firenze o delle decine di migliaia di vittime - anche colpevoli, secondo la legge di allora - dell'aborto clandestino! Si tratterà adesso di ragionare bene, ma dovrete discutere di carcerazione preventiva e delle vostre leggi; adesso sapete che avete sbagliato con i "decreti Cossiga" e con gli altri. Mi interessa però portare oltre la riflessione. Oggi il compagno Loda ha detto che la responsabilità maggiore dell'emergenza veniva da Toni Negri: il massimo responsabile dell'emergenza della Repubblica! Quale analisi, compagni comunisti... Non contano Gelli, De Lorenzo, le multinazionali del crimine e delle armi; non contano i generali di stato maggiore, Né le P2, le P3 e le P1! Non conta il sabotaggio della Repubblica, no! L'emerge
nza è dovuta all'Autonomia di Toni Negri: bella filosofia, che profondità di analisi e di dialogo!
Le leggi speciali dovevano servire contro di noi
Se vi dicessi che noi ci opponevamo - se ve lo ricordate - perché quei decreti sono stati inutili ed insopportabili per la Repubblica? Scusatemi: di quel fermo di polizia, quante volte si è fatto uso contro la mafia, contro la camorra, contro la criminalità? A Palermo, a Napoli, il fermo di polizia dell'emergenza, della classe di governo, quello che ha sconfitto il terrorismo, quello che ci ha fatti uscire dagli anni di piombo: non ne avete fatto uso una sola volta, Bonfiglio, contro la mafia! Non una volta contro la camorra! Una volta solo avete armato, o sporcato lo Stato! Avete vulnerato voi lo Stato abbassandolo a questo livello (...).
Perché? perché tra di voi, burattinai, vi erano coloro che, con il caso D'Urso, stavano andando al Governo e che avrebbero usato analisi materialistiche e credo che sarebbe stato smarrito nelle polemiche fra materialismo dialettico e materialismo storico! Egli diceva semplicemente la "roba". La "roba" liberale, la "roba" repubblicana, la "roba" socialdemocratica e la "roba" comunista, compagni comunisti, perché è "roba" anche far parte delle maggioranze istituzionali, perché si è dimostrato di sapere essere quelli che impongono il permanere della "legge Reale", e che impongono tante cose e che stanno tranquilli e beati per anni a sedere, come il compagno Pecchioli, accanto allo stato maggiore militare. Non c'è l'insurrezione armata? De Luca, l'insurrezione armata sulla P2 è stata mai data? Lì c'era una direzione militare; lo Stato maggiore militare della P2 c'era, sedeva qui con Pennacchini, Pecchioli, tutti i giorni; lo Stato maggiore militare della P2 c'era, ma con le greche, con il crisma del Parlamento.
Operava, faceva tant'è vero che poi nella Commissione P2 si parla molto, con qualche imbarazzo però... E la banda armata... figurarsi! il repubblicano Bandiera non c'è (...) Corona (...).
Aglietta, non Pecchioli rese possibile il processo a Curcio
Vi ricordate gli appelli alla classe operaia di Torino, della Torino di Gramsci, di Gobetti e quasi di Pecchioli, padre e figlio? Ve li ricordate? Tutti vili, come Sciascia, come Pannella, i 130 cittadini che rifiutavano di far parte della giuria? 130! Vi ricordate gli appelli della federazione? Vi ricordate gli scritti della Stampa di Torino? Questa città diventa irriconoscibile! Chi è che ha dato corpo alla speranza? In cinque ore si costituì la giuria che vegliò sulla regolarità di quel processo e lo rese possibile.
Gli operai sono coraggiosi, ma non potete chiedergli di arruolarsi per realismo politico sotto le bandiere dell'estrema destra. E allora, giustamente, hanno fifa di farlo. Arriva poi Adelaide Aglietta, segretaria del Partito radicale; ci va portandosi addosso tutta la sua paura, tutta la nostra paura. Ci va, e lì ritorna la città di Gobetti (Battistuzzi, De Luca!) e di Gramsci. Torna subito, in un minuto: basta farle schifo! Basta non dire che delle leggi civili mandano liberi Concutelli, Vallanzasca e gli stupratori del Circeo!
Allora, è urgente, amici, cambiare queste leggi! Ve lo dicono i carcerati. Qualche volta, la vox populi è davvero vox dei! E non sentite la voce di chi manda solo in galera, di Casini mandato di cattura permanente! Ed è giusto che questa DC demitiana del clan degli avellinesi abbia poi, magari per disavventura, come suo rappresentante lo stimabilissimo, per altro, giudice Casini. Una cultura forcaiola, il diritto come repressione (...).
Nell'immediato saremo perdenti, incomprensibili
Allora la gente - certo - si chiederà cosa facciamo. Saremo ancora una volta, grazie a loro, perdenti incomprensibili nell'immediato. Figuratevi, avremo anche i compagni (ed essi sanno che voglio loro bene) di DP e del PDUP che diranno: "No! Apparteniamo - certo - ad una storia per la quale Parigi non vale una messa, mai!
Abbiamo detto che siete Camera dei partiti, abbiamo detto che i vostri giochi sono truccati, abbiamo detto in nome dello Stato di diritto e della democrazia che questa non è democrazia. Lo dicevamo negli anni ruggenti e di piombo e a coloro che guardando la Costituzione materiale a voi dicevano che la democrazia è utopia, che lo Stato di diritto è utopia. No, ci vuole altro, come diceva Lenin, come diceva il Pci: ci vuole altro. Noi dicevamo: "No, questa non è democrazia. Non potete buttar via il bambino con l'acqua sporca della partitocrazia. La realtà del diritto e della democrazia...". Lo dicevamo dinanzi alla cultura degli autonomi, delle Brigate rosse, delle P2, di voi, che avete sempre legiferato in dissociazione completa, anche se non confessa (ma evidente), della legge costituzionale.
Allora non voteremo. Certo, adesso questa vicenda è roba vostra. In carcere o meno Toni Negri lo manderete, per quel che mi riguarda, voi, con vostro atto sovrano. E sapete perché? Perché voi imbrogliate anche quando non volete, soprattutto se non volete. Se il paese avesse ascoltato in questi tre mesi le tesi radicali, se avesse potuto conoscerle anziché essere ingannato dalla censura del clan degli avellinesi e del socialismo della RAI-TV, se avesse sentito dibattere sulla fame nel mondo, non sarebbe nell'ottusità di dire: "Ah, si! Ma c'è tanta fame anche in Italia!"; oppure: "Però lui è colpevole: se ha fatto tanti anni di galera non può che essere colpevole". Ditelo alla maggioranza degli italiani.
Da tre mesi, da quando c'è Toni Negri, di nuovo il Partito radicale di fatto è abrogato. Infatti Toni (chissà? forse è un buon preannuncio, una speranza) è per tutti "deputato radicale". Certo, la vicenda Pertini, le altre vicende sono passate, ma su questa storia quando ci avete dato la parola? Perché la radiotelevisione di Stato su questo tema appassionante, sul diritto degli altri, non ha discusso? E se ha fatto un dibattito, lo ha fatto con la nostra esclusione: proprio noi che abbiamo inventato questo.
Voi siete qui perché ve lo abbiamo ordinato, perché vi abbiamo costretto; l'abbiamo previsto e voluto. Agosto dell'anno scorso: siamo andati a Rebibbia per discutere di carcerazione preventiva e per rianimare Battistuzzi e gli altri, e tutti voi, ed il gruppo comunista, che adesso abbassa la tariffa, a presentare quella cosa. Non lo sapete colleghi del gruppo? La vostra proposta è di portare da dieci ad otto anni...
E' la sua scelta, il suo impegno: per la vita, contro la morte
Mi auguro quindi che questo dibattito vada avanti. Noi non accettiamo giochi truccati. Il paese non è informato della verità del dibattito; il paese non è informato che noi chiediamo, anche attraverso la vicenda dell'Autonomia, che vengano fatte fuori le leggi che possono consentire domani alla P2, ai golpisti, di essere nella legalità. E' per questo che vanno spazzate via queste leggi.
La legalità non l'avete usata mai, né avete usato il fermo di polizia o le altre leggi. Ma perché allora le avete votate? Ieri Toni ha scandito queste parole, le ha scandite. Voi conoscete le contraddizioni: siamo vivi quando viviamo in contraddizione, non quando ci inchiniamo a non averle. Ha detto sempre: per la vita, contro la morte! L'ha scandito, ieri, oggi.
Ma è la sua scelta di oggi, la sua cifra di lettura della moralità di ieri, è l'impegno, non di fronte a voi che non meritate impegni, ma di fronte a sé ed ai suoi compagni: per la vita, contro la morte! E' anche il nostro linguaggio: per la vita e la qualità della vita, per la legge contro la strage di legalità!
Ed allora, il segretario del Partito radicale dice a voi, 20 o 30 colleghi, che le frasi centrali dell'intervento di ieri di Toni Negri rappresentano pienamente le speranze, le convinzioni, l'essere e il dover essere del Partito radicale. Di questo assumo responsabilità. Assieme abbiamo deciso. E per questo non c'è bisogno della nostra parola, c'è la nostra storia. Lo avrete in vincoli...! Votate il mandato di cattura, di cattura delle vostre coscienze, di cattura nella violenza, Trantino! Votate...Noi non ce lo auguriamo perché non ci auguriamo mai il peggio, perché non vogliamo che si spenga la speranza da parte della gente, di sapere che esistono nella storia, al di là dei falsi egualitarismi, dei privilegi dovuti, che sono conquista di privilegi di legge. Non quelli che voi conoscete, ma le prerogative...! E che un rappresentante del popolo per legge deve essere privilegiato, ma non per tutta la vostra storia di inquirente, per tutta la vostra storia di altre cose!
Signor Presidente la ringrazio. Mi auguro che nei prossimi giorni questa Camera, non foss'altro che per un istante, la Camera lugubre dei partiti, ridiventi Camera della speranza repubblicana, Camera della Repubblica.