Una lettera di Marco PannellaSOMMARIO: Nello speciale de "Il Manifesto" dedicato al pacifismo, abrogati completamente i radicali: come dieci anni prima, quando il Pdup rifiutò di candidare nelle sue liste, anche solo in ordine alfabetico, obiettori di coscienza detenuti nelle carceri militari. Oggi scoprite il pacifismo e la nonviolenza, cancellando completamente la storia radicale, e vi assumete la responsabilità di condurre queste nuove generazioni di pacifisti alle stesse sconfitte che subì la precedente.
(IL MANIFESTO, 19 ottobre 1983)
Cari compagni,
mi comfermano che nel vostro numero speciale sul pacifismo e sulle lotte pacifiste ci son tutti, tranne noi.
Capisco che occorra sempre più, anche a voi, rimuovere la nostra presenza, sfigurare i nostri connotati, abrogarci nella realtà della nostra natura, cioè della nostra storia.
Capisco che oggi occorre abrogarci per gli stessi motivi per i quali anche voi, soprattutto voi, ci avete per un decennio abrogati: per le nostre lotte e teorie disarmiste, unilateraliste, di obiettori di coscienza, di militanti determinati e di teorici della nonviolenza politica, della conversione del pacifismo della paura e del »no , o degli »appelli di Helsinki , in pacifismo del »sì a scelte politiche del bilancio "nell'oggi" per la vita, contro lo sterminio per fame,, ponendo al centro il rapporto Nord-Sud, piuttosto che quello Est-Ovest, o solo quello.
Capisco che non siamo molto cambiati, né gli uni né gli altri, da quando come Manifesto rifiutaste di inserire gli obiettori di coscienza detenuti nelle carceri di Peschiera e di Gaeta sia pure solamente in ordine alfabetico poiché pensavate con la candidatura di Valpreda di poter evitare la responsabilità di buttare nella pattumiera centinaia di migliaia di voti e di speranze, e respingeste in tal modo il nostro sostegno politico ed elettorale. Capisco che allora eravamo »piccolo-borghesi nelle nostre obiezioni di coscienza »non-di-massa , nei nostri digiuni sul divorzio, sull'aborto, sulla droga, sul diritto a rifiutare il servizio militare e l'esibizionismo per cui andavano in galera i Cicciomessere e le Faccio, le Bonino e gli Spadaccia, i Bandinelli e i Fabre.
Capisco bene che per voi il pacifismo è oggi Berlinguer, come negli anni cinquanta e sessanta Togliatti o Longo, e - per un paio d'annetti - lo schieramento »Manifesto - Potere Operaio - Lotta continua , ferocemente nemici - certo - ma nella comune »area del »68 , »movimento del »69 . Oh, certo! Berlinguer viene poi criticato, sicuramente, per meglio far passare l'operazione del nuovo fronte dei pacifisti. Capisco bene che noi continuiamo ad essere cassati, ignorati e per la nostra insignificanza, la nostra marginalità, il nostro esibizionismo, il nostro vittimismo, la nostra irridotta diversità da voi.
E' la linea ferrea che seguite, non un incidente o una disattenzione: siete riusciti a »scoprire questa estate la »nonviolenza , il pacifismo militante, a Comiso e altrove, farne la storia, la geografia, lo scandaglio e la misurazione in superficie, senza scrivere una parola, magari di condanna, di anatema, di sufficienza, di riserva, magari per darci per defunti: no, non ci siamo mai stati. Non le marce antimilitariste dal 1966, ogni anno; non i nostri Segretari del partito, in galera a Roma o Parigi, per »insoumission , o per l'obiezione, per azioni dirette nonviolente. Non una parola sulle nostre tesi, davvero alternative alle vostre, nell'oggi, sull'opera dele Camere, sui libri dell'Irdisp, sulle centinaia di pagine di stenografici parlamentari in cui dal '76 noi, e solo noi fino al fiorire dell'alternativa (!) del Pci, pacifista sul "manifesto" e a Comiso, accanito sostenitore di Lagorio e della sua politica nei fatti e nelle votazioni.
Così scrivete e parlate di disarmo, di nucleare e di convenzionale, di referendum e del 22 ottobre, con tutta la »forza e lo sfoggio di »eleganza di parvenus, di nuovi ricchi.
Avrete le stesse responsabilità, rispetto alle centinaia di migliaia che sfileranno in questi giorni, che avete avuto quando provavate l'ebrezza dei grandi cortei maschi e immensi, che bloccavano quasi ogni giorno le città, e chi vi viveva, poiché ritenevate che il periodo era »oggettivamente rivoluzionario.
Poi, presto, il riflusso e... il resto.
Credimi (per una volta con rabbia e sdegno) definitivamente diverso e lontano. Ma come siamo diversi e lontani noi: con Toni o con Valpreda, con voi o con qualsiasi compagno, qualsiasi persona.
Nonviolentemente, malgrado tutto.
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("Marco Pannella è informato male. Nel dossier" Pace "del" manifesto "non ci sono radicali, come non ci sono voci di vari altri partiti, visto che non ci interessa fare un'antologia delle posizioni delle forze politiche, ma piuttosto sollevare i problemi che la questione pace pone ai governi, ai movimenti, alla gente. In questa logica ci sono invece molte delle tematiche care ai radicali, dalla nonviolenza (di cui scrive Giuliano Pontara), ai training per le azioni dirette (descritti da Enrico Euli). E c'è pure la questione nord-sud cara ai radicali, anche se questa volta a trattarla non sono i radicali.
Nessuna abrogazione quindi né del Partito radicale (martedì scorso abbiamo intervistato Francesco Rutelli, loro deputato) né tantomeno dell'area antimilitarista, nonviolenta o degli obiettori di coscienza, che, da Comiso a Roma, hanno trovato e troveranno spazio sul giornale, (e con cui abbiamo rapporti, come essi hanno buoni rapporti col resto del movimento per la pace italiano).
Né tantomeno c'è un'»abrogazione delle idee dei radicali e di iniziative come le pubblicazioni dell'Irdisp, come l'utile" »Tutto quello che i russi già sanno e gli italiani devono sapere , "cui il" manifesto "ha dedicato una pagina, appena uscita, lo scorso luglio. Siamo forse meno diversi e lontani di quanto a Pannella piaccia pensare, anche se sul dossier pare non c'è un'intervista a Marco Pannella. E lo siamo proprio perché, come dice Pannella, siamo »riusciti a scoprire quest'estate la nonviolenza, il pacifismo militante .
Averlo fatto significa riconoscere l'attualità politica e l'importanza di questioni che, giustamente, i radicali rivendicavano come parte del proprio patrimonio. Perché l'averlo fatto senza i radicali ha comportato, non solo per" il manifesto "ma per lo stesso movimento per la pace trovare i radicali non già alleati, ma paradossalmente, critici spietati di iniziative come l'estate a Comiso, che possono essere discusse ma che rappresentano un fatto politico di grande rilevanza. Da un anno a questa parte, ma soprattutto dopo l'assemblea dei comitati per la pace del gennaio scorso, il Partito radicale ha scelto la strada della contrapposizione, una scelta che noi, ma - ci sembra - anche molti militanti radicali dobbiamo ancora capire.
Se Pannella vuole discutere di che cosa può essere oggi un impegno comune per la pace (come è stato per altre questioni) questa sua lettera può aprire un utile confronto politico. Ma dev'essere un confronto vero, non solo un rivendicare primogeniture perdute, passati isolamenti e simili: se un'idea sta a cuore, che altri se ne approprino, magari in ritardo, non dovrebbe essere fonte di contentezza, invece che di dispetto?"