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Pannella Marco - 3 dicembre 1983
Pannella ammonisce Toni Negri: »C'è un limite alla tua impunità
Nuova lettera aperta al docente latitante dopo l'ultimatum del 28 ottobre: »Stai bene attento a non contare - oggi più di ieri - in qualsiasi misura, su una qualsiasi nostra connivenza o anche solamente condiscendenza - »C'è un limite, oltre che alla stupidità, anche alla pretesa di impunità politica che sembra animarti - »Tu sai che dove sei potrebbero già averti preso

di Marco Pannella

SOMMARIO: In una situazione difficilissima per i radicali, accusati da destra e da sinistra per la vicenda di Toni Negri, Marco Pannella continua il dialogo con il professor Negri, da cui peraltro non giungono in alcun modo notizie circa le sue intenzioni. L'invito a mantenere gli impegni assunti e la responsabilità nei confronti dei suoi coimputati. Anche se potrebbero, non arrestano Toni Negri per gestire senza ingombri il processo "7 aprile".

(CORRIERE DELLA SERA, 3 dicembre 1983)

(Marco Pannella, dopo quella pubblicata dal nostro giornale il 28 ottobre scorso, ha deciso di indirizzare a Toni Negri, attraverso il »Corriere , questa seconda lettera che riceviamo e volentieri pubblichiamo.)

Caro Toni Negri,

ti avevo invitato ad assumerti le tue responsabilità, chiaramente e definitivamente, entro il 15 novembre e ti avevo preannunciato che a partire dal 1/o dicembre avrei ripreso le iniziative opportune a difesa del diritto e dei diritti di difesa contro gli effetti delle leggi eccezionali in particolare sul fronte del processo del »7 aprile e simili.

Da un'intervista a »Panorama abbiamo appreso la tua intenzione di restare latitante e di non tornare accanto ai tuoi compagni - pur in condizioni assolutamente privilegiate rispetto a loro e con la prospettiva di una elezione anche al Parlamento Europeo - per una sorta di »vendetta contro i radicali colpevoli di essersi comportati sul piano parlamentare così come si erano impegnati, così come tu stesso d'altra parte hai fatto.

Questo non comportava di per sé, però, ogni abbandono di solidarietà, di lotta, di rappresentanza degli ideali e degli obiettivi politici per i quali eri stato candidato ed eletto. Avresti potuto, da dove ti nascondi, operare almeno tanto quanto operavi dal carcere, per sensibilizzare, informare, mobilitare l'opinione pubblica, ambienti »intellettuali di tutto il mondo (quelli che - secondo tue dichiarazioni - ti procurano inviti a cattedre e corsi nelle università di tutta l'Europa), perché il processo del »7 aprile avesse assicurato attorno a sé quella pubblicità e quel controllo democratico senza i quali difficilmente il corso della giustizia può esser dirottato nell'alveo della effettiva ricerca della verità storica e processuale.

E' invece quanto è accaduto. Da quando sei fuggito non più una parola, uno scritto, un segnale. A Parigi, d'un tratto, dopo che tu sei passato di lì, anche i pochi che precedentemente si occupavano di questo processo sembrano scomparsi o tacitati. Lo stesso in Germania.

Che succede, dunque?

Hai deciso di ritirarti a »vita privata ? Stai unicamente preoccupandoti di ottenere impossibili garanzie per il futuro? Vuoi dimostrare che hai cessato d'essere pericoloso per il potere, per i persecutori tuoi e dei tuoi compagni? Che ti sei pentito, anche tu, sia pure in modo diverso da altri? Ritengo che tu stia commettendo errori personali gravissimi, assolutamente incoscienti ed irresponsabili. Ma questo è affar tuo. Farlo restando deputato, invece, non mi pare sia solo affar tuo, ma nostro, e dell'elettorato italiano. C'è un limite, oltre che alla stupidità, anche alla pretesa di impunità politica che sembra animarti.

E per essere del tutto chiaro vorrei ammonirti di star bene attento a non contare - oggi più di ieri - in qualsiasi misura, su una qualsiasi nostra convivenza o anche solamente condiscendenza. Se Fioroni è chiaramente, per ora, una sorta di »latitante di Stato , tu rischi di non esserlo da meno. Sai infatti benissimo che oggi fai comodo, molto comodo ai teoremisti, ai sostenitori di giustizia sommaria e selvaggia, feroce e speciale contro i tuoi compagni, lì dove sei, e così come sei.

Il processo può scorrere più rapido verso le procurate soluzioni; non c'è l'ingombro di un deputato in aula e in manette spontaneamente tornato a fare della gabbia degli imputati lo scranno di una requisitoria; i »pentiti possono - se vogliono e se lo si vuole - meglio venire a »testimoniare senza contraddittorio. Fra poco, a sentenza pronunciata, ti si potrà poi meglio arrestare, senza danno e con il pieno sostegno dell'opinione pubblica anche democratica, poiché agli occhi di tutti si tratterà di una operazione volta a interrompere e far terminare una sorta di vacanza disperata e senza prospettiva, che ti sorprenderà - per così dire - »a bout de souff , pronto e senza respiro, come in un vecchio film della vecchia »nuovelle vague .

Tu sai che dove sei potrebbero già averti preso, possono prenderti e ti prenderanno quando vorranno, quando farà loro comodo. Sarai arrestato nel momento in cui si incroceranno il loro calcolo e la inerzia della tua irresponsabilità e della tua disperazione. Avrai reso un servizio misero e anche abietto alle forze della violenza e della repressione, innanzitutto a quelle dello Stato e del para-stato dei servizi e dei piduismo. Senza attenuanti, questa volta.

Che non ti abbiano di già arrestato, lo sai, è perché non lo vogliono che la vicenda del »7 Aprile finisca con il meno di difficoltà così come i Calogero hanno sempre voluto che finisca.

Di questo, oltretutto, prima che te, accuso loro.

Mi auguro che tu sia ancora capace di una scelta diversa. Forse non è ancora troppo tardi. Non avere falsi orgogli. Abbine la forza. E potrai forse vincere quel peggio che stai invece rafforzando nello scegliere sempre più la paura.

 
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