di Marco PannellaSOMMARIO: Le misure speciali di sicurezza nelle carceri, tra cui la creazione di famigerati "braccetti della morte", sezioni di super-isolamento cui vengono assegnati detenuti pericolosi, non possono essere intese come ordinario regime. La proroga di 90 giorni voluta dal Governo deve costituire l'occasione per concludere una lotta di diritto e di libertà, di umanità e di giustizia che i radicali conducono da oltre un decennio. Il ministro Martinazzoli concorde che questa proroga del regime speciale deve essere l'ultima. Analisi delle effettive, puntuali condizioni di detenzione vigenti attualmente nelle sezioni speciali: i correttivi e i miglioramenti che l'iniziativa politica non violenta ha conquistato in una condizione generale pur sempre infernale e feroce. La speranza che lo sciopero della fame dei detenuti di Nuoro possapresto concludersi, grazie alla posizione di Martinazzoli e di Nicolò Amato, direttore generale delle carceri, che, seppure nel perdurare dell'errore politico, inseriscono un segnale co
ncreto da non sottovalutare.
(IL MANIFESTO, 31 dicembre 1983)
L'abuso, l'uso illegittimo della legge carceraria attraverso il regime dell'articolo 90 imposto come ordinario, viene protratto dal governo per altri novanta giorni. Dal punto di vista della legalità costituzionale e della democraticità politica anche un solo giorno di proroga è per noi inaccettabile e intollerabile sul piano dei principi, ed i principi sono, in pratica e nell'oggi, il discrimine per noi fra lotta e opposizione da una parte, collaborazione e intesa dall'altra.
Questo atto di governo, questa assunzione di responsabilità politica da parte del ministro della giustizia non può quindi che trovarci in chiaro dissenso e critici. Era l'ora, era necessario rientrare quanto meno nella legalità con una dichiarazione di principio di non proroga dell'articolo 90, salvo il diritto e l'opportunità certa di emanare contestualmente tutti i provvedimenti amministrativi opportuni per garantire sul piano tecnico il ritorno alla normalità.
Ciò detto, a ciascuno le proprie responsabilità. A noi quella di riconoscere che modi e contenuti del provvedimento, o più esattamente degli strumenti amministrativi di attuazione presi, costituiscono sicuramente una risposta positiva alla grande proposta di dialogo e di rispetto del diritto che dalle carceri italiana - dal digiuno iniziato dalle »comuni di Rebibbia ad agosto, a quello in atto da parte di quindici »brigatisti rossi della sezione speciale di Bad'e Carros - ha investito le istituzioni e l'opinione pubblica del paese.
Per mio conto il »segnale - umile ma certo - atteso e richiesto (per ultimi e in modo esemplare dai nostri »compagni assassini di Nuoro, a cominciare da Franceschini, Ognibene, Bonisoli) è oggi in tal modo sicuramente fornito.
Prima di passare a dimostrarlo con una analisi dei provvedimenti nella loro specificità è bene precisare che questi 90 giorni devono essere sin d'ora concepiti come occasione necessaria e indilazionabile per concludere una lotta di diritto e di libertà, di umanità e di giustizia che per noi passa attraverso più di un decennio di impegno popolare, democratico, di referendum, di petizioni, di arresti e di processi, di impegno parlamentare e umano, di iniziative e di speranza nonviolenta.
Con l'universo dei detenuti, di tutte le aree e provenienze che in questo ultimo anno si sono mossi nella stessa direzione, e che vedono in questi giorni forse i più preziosi nuovi impegni, occorrerà muoversi e sapersi muovere con serenità, speranza, ragionevolezza, forza di determinazione.
Due premesse e puntualizzazioni:
1) so che per il ministro Martinazzoli, contrariamente a quanto mi sembra appaia da servizio giornalistico per il resto ben informato comparso venerdì sul "Corriere della Sera" questa »proroga deve essere l'ultima. Certo, a condizione che non si verifichino fatti di natura e entità tali di rimettere tutto, e anche questo, in discussione. Ma Martinazzoli (e l'amministrazione giudiziaria che sotto la sua responsabilità deve assicurare il ritorno alla normalità e l'attuazione della riforma) sa anche perfettamente che provocazioni anche gravi probabilmente vanno previste e potrebbero anche in qualche misura non poter essere del tutto scongiurate, e non è legittimo porre, pregiudizialmente, in dubbio la sua buona volontà e la sua buona fede; 2) sono assolutamente certo che le misure oggi prese o preannunciate saranno seguite da altre nella stessa direzione e che in tal senso deve esser interpretato il lavoro straordinario in corso malgrado il periodo festivo nel settore di competenza del direttore generale Amato
.
Veniamo dunque ai fatti. E' in corso di attuazione il passaggio di circa 300 detenuti delle »sezioni speciali alla condizione normale. Si tratta di un terzo della popolazione degli speciali.
Il "braccetto" di Pianosa è stato chiuso. I quattro detenuti finora lì rinchiusi sono stati trasferiti. La notizia è importante per il timore, da molti ritenuto fin qui fondato, che invece proprio a Pianosa sarebbero stati concentrati i detenuti vittime di questo disumano e feroce trattamento.
Il trattamento dei circa seicento detenuti che restano per ora nelle sezioni speciali sarà modificato in modo non insensibile, a volte non secondario. Tra l'altro una volta al mese i colloqui settimanali potranno svolgersi senza più la separazione dei vetri e, per i familiari che risiedono ad oltre 200 chilometri di distanza potranno durare due ore anziché una. I bambini fino a cinque anni potranno stare direttamente con il congiunto detenuto (l'innovazione, particolarmente richiesta dalle detenute, viene estesa anche ai detenuti degli speciali. E' - se non vado errato - un »privilegio che si realizza rispetto ai detenuti comuni, ma è lecito sperare che si estenda a tutti) durante il colloquio. Le ore di »aria inoltre diventano tre e mezzo (in luogo di tre, non di rado teoriche finora), e i detenuti potranno essere raggruppati in 15 (anziché 12: ma a Nuoro finora erano solo 6), e possono richiedere di esser posti nelle celle non singole con altro o altri detenuti da loro indicati (a Nuoro, finora era esclu
so). Così come possono a giorni alterni consumare i pasti a due, invece che isolati: viene istituito uno spazio di »socialità negli »speciali di due ore e mezza, a giorni alterni; la biancheria che può loro essere fornita non è più solamente quella »intima e potranno ordinare e ricevere libri senza limitazioni (la copertina »dura continua ad essere interdetta...); potranno ricevere pacchi viveri (a condizione che non richiedano d'esser cucinati); avranno diritto a un pentolino, un tegamino, posate di legno, la »napoletana per il caffè... Di che, insomma, far inorridire il senatore Valiani.
Per i 24 detenuti dei »braccetti la vita resta però infernale, feroce, malgrado i miglioramenti: nove ore anziché sei settimanali di aria; possibilità di sopravvitto a giorni alterni; quotidiani da due a quattro, settimanali da uno a due; potranno inviare e ricevere un telegramma o una lettera al mese. Unica speranza, per ora, e personale mia certezza, che si proceda nei prossimi giorni allo sfoltimento spontaneo anche di questa categoria di detenuti. Il resto, cioè l'essenziale, va conquistato, e si lotterà per farlo, al più presto, subito.
Infine, ma non ultimo per importanza, il fatto che nella circolare contenente le nuove disposizioni il presidente Nocolò Amato ha incidentalmente, almeno a due riprese, precisato che i fatti e misfatti che annullano eventualmente l'una o l'altra di queste nuove condizioni, devono essere »violenti . E' la prima volta, da sempre, che sia pur indirettamente le iniziative nonviolente vengono previste e, se non esplicitamente legittimate, poste di fuori del tiro repressivo automatico.
Ho voluto minuziosamente render conto di quel che - in quei novanta giorni e da questa settimana - muta nella condizione dei detenuti »speciali . Chi volesse ritenere tutto questo irrilevante o anche non importante provi a mettersi nei panni del detenuto e si vergogni di nulla aver fatto in passato, e di suo riflesso di oggi. Domani, senza sosta, per quanto ci riguarda, prenderemo, continueremo per nostro conto a fare quel che abbiamo sempre fatto, anche in questi giorni e ore.
Spero che i detenuti di Nuoro possano oggi tornare a nutrirsi, possano terminare quest'anno e iniziare il 1984 con quella volontà di speranza e anche di gioia che sono stati capaci di vivere e di trasmetterci. Lo ripeto: la legalità, la civiltà era con loro.
Auguri anche a Mino Martinazzoli e Nicolò Amato: nell'errore politico, che persiste, essi hanno in questi giorni inserito un segnale concreto e serio che non intendiamo sottovalutare. Noi, al contrario di altri, non abbiamo bisogno di demagogici espedienti per cercare di far dimenticare le responsabilità primarie di questa disumana e incivile vicenda.