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Cicciomessere Roberto - 9 gennaio 1984
Ai 2000 amici silenziosi
di Roberto Cicciomessere

SOMMARIO: Di fronte ad un impegno congressuale di tre miliardi di autofinanziamento sono stati raccolti fondi solo per circa seicento milioni. Di qui le dimissioni del Segretario e del Tesoriere del Pr. Cosa ha impedito la reiscrizione di tutti quei compagni che nello scorso anno avevano aderito al Pr proprio sulla base di quella battaglia contro lo sterminio per fame che oggi comincia ad affermarsi nella coscienza collettiva?

(LETTERA RADICALE, 9 gennaio 1984)

Abbiamo detto e scritto che è stato un successo politico ed organizzativo del partito raggiungere in soli sessanta giorni la cifra di 1.500 iscritti e raccogliere 565 milioni. E' vero. Negli anni precedenti non era mai successo. Ma diversa era la situazione politica, più ampi erano gli spazi di democrazia che potevano percorrere con un uso più ridotto di risorse, meno ambiziosi erano i nostri obiettivi politici. Ce lo siamo detto e ripetuto da mesi, nel congresso straordinario di Roma, in quello di Rimini e nel corso della campagna elettorale di Napoli quando abbiamo denunciato il golpe partitocratico.

Dove trovare i Sabato di Abc, i Perrone del Messaggero, gli Scalfari dell'Espresso, perfino i Bernabei della Rai con cui alla fine abbiamo domato gli ultimi ostacoli nelle battaglie del divorzio, del concordato, dell'aborto per vincere oggi la sfida contro lo sterminio per fame e quella contro le pensioni di fame?

Per adesso dobbiamo contare solo sulle nostre forze. Come allora, prima di "sfondare", dobbiamo resistere e stringere i denti. Ma più di allora in condizioni difficilissime.

E allora come pensare di poter realizzare quanto abbiamo insieme scritto nella mozione congressuale dovendo fare a meno dei pochi mezzi d'informazione con i quali armiamo la nostra lotta quotidiana?

Eppure credo che i messaggi di Pertini e del Papa non rappresentino solo il segno di una maturazione individuale ma il sintomo del difficile affermarsi di una consapevolezza nuova sulle tematiche che in solitudine abbiamo agitato in questi anni. Oggi ho la sensazione che ci stiamo avvicinando ad una situazione di superamento dell'isolamento. Ma più forti sono le difficoltà e le resistenze. Più netta è la volontà di farci fuori. Ancora più dura sarà la censura dopo i discorsi di Pertini e del Papa nella paura che la gente possa riconoscerci e riconoscersi nei nostri obiettivi.

Allora sinceramente non riesco a capire fino in fondo cosa abbia frenato almeno gli altri 2.000 compagni che si erano iscritti nel 1983 sulle stesse tematiche e che, bene o male, hanno potuto seguire passo per passo la maturazione della mozione congressuale, con le sue scadenze precise. Cosa aspettano?

Ci siamo dimessi perché era doveroso farlo avendo mancato un obiettivo così tassativo, perché nessuno può chiederci di assumere impegni per oltre tre miliardi senza avere una pur minima garanzia di incassarli nel corso dell'anno. Eppure dovremmo decidere subito se ridimensionare immediatamente molto dei nostri obiettivi e strumenti di comunicazione oppure potenziare Radio radicale, realizzare il ponte televisivo fra Roma e Milano creando una redazione capace di riempire utilmente gli spazi disponibili di Canale 66 e Canale 25 fino ad ora lasciati sostanzialmente inutilizzati, stampare milioni di depliant con cui realizzare il "porta a porta" sulla fame e sulle pensioni, attuare il progetto editoriale con un NR rinnovato, la rivista...

Scadenze ed impegni credo per la prima volta indicati con precisione nel progetto di attuazione della mozione e nel bilancio di previsione che con il tesoriere presenteremo al consiglio federale del 13 gennaio.

Ma queste dimissioni sono anche uno strumento per socializzare i nostri problemi, per cercare di condividerli con tutti i compagni che si sono iscritti e con quei duemila che non lo hanno fatto ancora.

Provate adesso a mettervi nei miei panni e in quelli del tesoriere.

Forse vi aiuterà, ci aiuterà a prendere, in modo più ragionato, le difficili decisioni personali e collettive che ci attendono.

 
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