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Fabre Jean - 20 gennaio 1984
Nasce l'internazionalismo radicale una speranza di vita e di pace
La lotta contro la fame nel mondo

di Jean Fabre

SOMMARIO: Il Parlamento europeo approva quella che per il ministro degli Esteri francese Cheysson è una risoluzione "storica", che chiede alla Commissione europea e ai governi della Cee di elaborare piani di emergenza per la salevezza e la vita di almeno 5 milioni di persone nel Sud del mondo; indicando in 5000 miliardi di lire la cifra necessaria e in 45 giorni i tempi tecnici per la mobilitazione delle risorse necessarie. E' un documento che non consente più tergiversazioni. Grazie a Food and Desarmament e al Gruppo parlamentare radicale, questa risoluzione viene portata all'attenzione dei Parlamenti non solo europei, in quella che presto diventa la più grande mobilitazione internazionale su questo tema. Marco Pannella, in sciopero della fame dal 2 settembre, sospende l'iniziativa nonviolenta per tre giorni, dal 17 al 19 ottobre. Il 20 ottobre, il Parlamento europeo comincia ad esaminare il bilancio; gli emendamenti a sostegno della risoluzione approvata contro la fame vengono respinti da una risicata magg

ioranza. Il commissario Pisani assicura che "la Commissione europea darà una risposta adeguata". Pannella e Bonino a Cancun per comunicare a 20 capi di Stato la Risoluzione del P.E. La conclusione è amara: "Cancun è la Monaco degli anni '80". La mobilitazione internazionale prosegue in vista del vertice europeo di Londra previsto per fine novembre: il presidente del Consiglio italiano, Spadolini, non spende una parola in favore dell'iniziativa contro lo sterminio per fame, malgrado gli impegni assunti in Italia e di fronte al Presidente della Repubblica Pertini. La battaglia prosegue, al Parlamento europeo, con il pieno impegno dei radicali.

(NOTIZIE RADICALI N. 7, 20 gennaio 1981)

Il 30 settembre, il Parlamento europeo approvava, a maggioranza assoluta dei suoi membri, una risoluzione sulla fame presentata da Marco Pannella, che il ministro degli Esteri francese, Cheysson, definiva "storica".

Dopo il Manifesto politico dei 54 Nobel, questo testo apriva un confronto ineludibile tra politiche di morte e il nuovo schieramento che si sta costituendo, a livello europeo e internazionale, per una politica di vita. Chiedendo alla commissione europea e ai Governi degli Stati membri della CEE di elaborare un piano di emergenza per salvare 5 milioni di persone dalla morte per fame e sottosviluppo a partire dal 1· gennaio dell'82, cifrandone il costo di 5.000 miliardi di lire e dando non più di trenta giorni alla Commissione per riferire davanti al Parlamento e 45 al Consiglio europeo per mobilitare le risorse necessarie, la maggioranza del Parlamento europeo non consentiva più, ormai, tergiversazioni e scappatoie. Il documento costituiva un atto di coraggio politico all'altezza della dimensione, della tragedia del nostro tempo. Mai nessun testo parlamentare raccoglieva, pertanto, adesioni così numerose e prestigiose.

Food and Disarmement International e il Gruppo parlamentare radicale europeo si sono subito assunti l'onere di comunicare tutti i parlamentari d'Europa (e non solo quella dei dieci) questa presa di posizione politica, oltre ai Nobel, alle autorità politiche e religiose e alle organizzazioni specializzate. Decine di lettere, messaggi di adesione arrivavano subito da parlamentari di tutta Europa, annunciando iniziative convergenti. 150 lettere, provenienti da vescovi, per la maggior parte del Terzo mondo, esprimevano non solo una speranza ma appoggio, informavano di messaggi mandati a ministri e capo di Stato, riconoscevano nel digiuno di Marco Pannella un gesto di grande valore politico e umano. Arrivavano anche messaggi di Capi di Stato, non solo europei ma dalla zona del Sahel, o da Paesi tra i più colpiti, quali il Bangladesh ed altri. Ambasciatori, diplomatici europei, africani, latino americani, alti funzionari del sistema delle Nazioni Unite, esperti della fame, Premi Nobel, hanno sconvolto all'ultimo m

omento i loro calendari di impegni, per essere presenti a Strasburgo, al Parlamento europeo dove il 14 ottobre Food and Disarmement International e il Gruppo parlamentare organizzavano, assieme, un Colloquio internazionale ad altissimo livello, per studiare immediatamente l'applicazione della risoluzione del Parlamento, dinanzi ai problemi che essa poneva. Particolarmente chiara è stata l'indicazione Bradford Morse, direttore del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, dal Segretario generale aggiunto dell'UNCTAD e da altri eminenti specialisti, che hanno affermato che è possibile, e ragionevole, raggiungere l'obiettivo fissato all'Europa dal Parlamento europeo, e hanno sottolineato quanto irrisoria, tutto sommato, è la somma richiesta rispetto all'insieme dei bilanci dei Paesi europei.

L'incontro dei Premi Nobel con Spadolini e Pertini, il successo della marcia di Roma del 17 ottobre, i numerosissimi segnali giunti in quei giorni, permettevano di pensare che qualcosa si poteva cambiare. Venne così decisa la sospensione di tre giorni (17-18-19 ottobre) del digiuno di Pannella, iniziato già il 2 settembre. In Belgio, nel frattempo, si apriva un grosso dibattito, organizzato dalla Radio Nazionale, che dedicava un'ora al giorno, per tutta la prima settimana di ottobre, all'obiettivo dello sciopero della fame, iniziando con un'intervista di un'ora di Pannella, poi proseguendo con un filo diretto con gli ascoltatori durante i tre giorni successivi, per chiudere con un'ora di replica di Pannella. L'otto ottobre, su iniziativa dell'Associazione belga del Partito radicale, centinaia di persone si radunavano a Bruxelles davanti al ministero della Cooperazione allo Sviluppo per onorare i morti per fame e sottosviluppo. Il 9, nell'aula Magna dell'Università di Bruxelles, Marco Pannella teneva una conf

erenza pubblica. Un dibattito vivace, spesso sconcertante per chi scopriva che lo spartiacque fa la politica di difesa della vita e scelte di morte non passa tra "destra" e "sinistra", bensì spesso all'interno dello schieramento partitico. Un dibattito ricco.

Il 20 ottobre, iniziava al Parlamento europeo la battaglia sul bilancio, con la presentazione di emendamenti, per un ammontare di 600 miliardi, concordati con la risoluzione del 30 settembre. Il relatore, Spinelli, si schierava a favore. Pur ottenendo un alto numero di voti, essi però venivano respinti dall'opposto schieramento. Il 20 ottobre, il Commissario della CEE allo sviluppo, Pisani, assicurava che "la Commissione europea darà una risposta adeguata alla richiesta fattale dal Parlamento...".

Emma Bonino e Marco Pannella partivano allora per Cancun, per comunicare ai 20 Capi di Stato riuniti in Messico la risoluzione del Parlamento europeo, il Manifesto dei Nobel e i numerosi e prestigiosi messaggi pervenuti da tutto il mondo. Purtroppo, la conclusione era amara: "Cancun è la Monaco degli anni '80", hanno detto Pannella e Bonino, aggiungendo: "Non si trattava di tentare una mediazione, bensì di prendere l'iniziativa di una rottura col passato e il presente, con l'olocausto e la guerra". La Tv olandese, il 27, trasmetteva un programma sulla base della risoluzione del Paramento europeo, con interviste a Pannella. In Francia, dall'inizio dello sciopero della fame, si erano moltiplicati i comitati di sostegno, che diventavano 54 alla vigilia del Congresso di Firenze. Il 1· novembre, il comitato parigino iniziava un sit-in di 48 ore all'entrata del Pantehon; due settimane dopo, una pioggia di volantini cadeva, dinanzi alle telecamere, sulla testa dei deputati francesi che discutevano il bilancio della

cooperazione allo sviluppo: "Devono morire i 5 milioni di bambini, donne e uomini per i quali il Parlamento europeo ha annunciato vita?". Il 6 novembre, alla Bourse du Travail di Parigi, Pannella aveva tenuto un comizio. Nell'affollatissima sala nella quel settanta anni prima Jena Jaurés aveva fatto alcuni dei suoi più importanti interventi, là dove sono nate alcune delle grandi iniziative che hanno dato corpo e forza all'internazionalismo operaio di classe e al socialismo, Marco Pannella ricordava la storia del Fronte Popolare, la sua incapacità a capire la necessità dell'intervento di rischiare anche l'esperienza socialista allora in corso per battere il nazismo, il fascismo e il franchismo, e ricordava i milioni di morti con i quali le generazioni di allora avevano pagato la loro "ragionevolezza", il loro senso della "realpolitik". "Lo ricorderanno i compagni Cheysson e Mitterrand?", chiedeva Pannella...

Il Parlamento lussemburghese, per conto suo, approvava una risoluzione sulla base del Manifesto dei Nobel e del documento del Parlamento europeo. Di fronte alle speranze che si accendevano, indegna era invece la risposta del Commissario Pisani, il 16 novembre, al Parlamento europeo; egli riduceva l'operazione proposta dall'Assemblea a un adeguato piano di "aiuti alimentari" per un ammontare di 40 miliardi.

La palla passava ora al Consiglio europeo. Il 17 novembre aveva luogo una riunione comune tra i ministri degli Esteri dei 10 Paesi della CEE con l'Ufficio di presidenza allargato, alla quale prendeva parte Marco Pannella (in quanto Presidente del Gruppo parlamentare). Numerosi telegrammi di vescovi erano arrivati sul tavolo dei ministri. Nel corso della riunione il Presidente del Consiglio Lord Carrington prendeva l'impegno di portare la questione all'ordine del giorno del vertice europeo previsto a Londra per il 26 e 27 novembre. Nei giorni successivi, moltissimi deputati europei, tra cui Willy Brandt e un centinaio di quelli tra loro che non avevano approvato la risoluzione parlamentare, firmavano un documento invitando i Capi di Stato e di governo ad esaminare i punti contenuti nella risoluzione stessa. E' a questo punto che Pannella prendeva la decisione di "sospendere" lo sciopero della fame, annunciando anche al Congresso liberale di Firenze la sua intenzione di riprenderlo e di portarlo fino in fondo,

o di trarre anche sul piano personale le conseguenze di un'eventuale sconfitta.

A Bruxelles, però, veniva negato a Marco Pannella il diritto di tenere nella sede della CEE una conferenza, contrariamente a quanto sempre concesso ai deputati europei. Rifiutando di permettere un precedente molto grave i radicali si opponevano, con un volantinaggio quotidiano e con una disobbedienza civile, ottenendo la revoca della decisione. La conferenza si poteva così svolgere il 1· decembre, con la partecipazione di un numero mai visto di funzionari della CEE.

Quattro giorni prima si era concluso il vertice europeo di Londra, che era seguito sul posto da me e da Emma Bonino. Spadolini non spendeva una parola e favore della risoluzione europea, mentre in Italia si era impegnato pubblicamente in tal senso, come gli era stato chiesto anche dal Presidente Pertini. La lunga battaglia appariva a questo punto entrare in una dimensione diversa. quanto ottenuto fino ad ora è n patrimonio acquisito. A Bruxelles lo sappiamo, e per quanto ci riguarda intendiamo andare avanti.

 
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