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Pannella Marco - 24 gennaio 1984
La verità è interesse di tutti

SOMMARIO: Nell'apprendere la dichiarazione con cui Flaminio Piccoli esprime il suo interesse a ricercare la verità sulle vicende che riguardano i servizi segreti e nelle quali risulta coinvolto con responsabilità anche penalmente rilevanti, Marco Pannella se ne compiace, anche se ribadisce la fondatezza delle denunce presentate dal Pr. Le responsabilità di Piccoli sono consistenti anche se marginali, non centrali nella vicenda P2

La speranza che tutti i responsabili politici, ciascuno con le proprie "laceranti avversità", sappiano trovare la forza di unirsi nell'impegno di concepire e decretare la vita di almeno tre milioni di agonizzanti per fame.

(N.R. - Roma, 24 gennaio 1984)

Flaminio Piccoli ha ieri dichiarato il suo interesse alle iniziative volte a ricercare la verità sulle vicende che sono all'attenzione dell'opinione pubblica e delle forze politiche in relazione alle polemiche sul ruolo dei servizi segreti e di altri personaggi e che ci hanno indotto a denunciare sue responsabilità, a nostro avviso anche penalmente rilevanti. Non appena ho avuto notizia di questa dichiarazione ho tenuto a dargliene atto e implicitamente, ma chiaramente, a ringraziarlo.

Mi si può non credere, certo: ma mi auguro profondamente che la giustizia, nell'accertare la verità, scopra che ci siamo noi posti sul piano dell'errore. E, per primo chiederei, in tal caso, di pagarlo sia in sede penale sia in sede civile. Ma - no per me, quanto per la democrazia del nostro paese - temo che così non sia, che così non sarà; che la verità è quella che in prudenza e convinzione mi sono assunto, per quanto mi riguarda, di sostenere e di far perseguire dalla magistratura.

Comunque ribadiamo quanto abbiamo già dichiarato: ci auguriamo che le commissioni d'inchiesta che suggeriamo non risultino dall'iniziativa parlamentare nostra o di qualsiasi altra parte, ma da un'iniziativa se possibile unitaria. Attendiamo dunque di studiare con altri parlamentari e gruppi il da farsi.

Ciò detto, e per chiarezza, ribadiamo all'on. Piccoli che riteniamo non accettabile quanto da lui ammesso e precisato a proposito del documento che egli firmò con cui impegnava il suo partito ad aiutare il gruppo Rizzoli in cambio di un cospicuo gruppo di miliardi. E insistiamo nel ritenerci convinti che in tal caso ci si trova dinanzi ad un concorso indubbio in quel che la magistratura ha individuato come un processo di bancarotta fraudolenta.

Saremmo, per questo, colpevoli di persecuzione, di smantellamento della democrazia, di azioni che meritano "disgusto", "nausea", di attentato alla civiltà della lotta politica?

Non abbiamo replicato, finora, a deliri di questa natura. Ma, poiché "Il Popolo" insiste nel delirare, lo informiamo intanto che stiamo per querelare con ampia facoltà di prova quel sottosegretario ex-Movimento popolare, ex-Comunione e liberazione, che a due riprese ci ha insultato e accusato di "favoreggiamento" nella fuga di Toni Negri. A questo transfuga daremo la possibilità in tal modo di dimostrare - se crede - che la Procura generale e la Procura della Repubblica, si comportarono arbitrariamente quando, compiuti alcuni atti preliminari, riscontrarono in modo lampante che per quanto mi e ci riguarda vi fu da una parte la piena responsabilità dell'elezione di Toni Negri e dall'altra il pieno impegno per convincerlo, in tutti i modi leciti, a non fuggire e consegnarsi - invece - alla giustizia.

Al contrario, dunque, di questo sottoministro, di fresco illuminato dalle virtù del sottogoverno, chiediamo all'organo della Dc di non lasciarsi ancora andare alla scompostezza se, esponendoci non solamente a querele per diffamazione, ma anche a denunce per calunnia, continueremo a muoverci responsabilmente secondo coscienza.

Noi siamo convinti, e lo ripetiamo, che le responsabilità di Flaminio Piccoli sono consistenti, ma marginali. In alcuni casi siamo disposti ad ammettere che si tratta di colpa, di colpa grave, piuttosto che di dolo. Ma, in genere, le sue responsabilità appaiono di tipo associativo, o precise, ma non centrali nella vicenda P2 di per sé.

Riteniamo, invece, che da parte di altri esponenti della Dc le reticenze, le menzogne appena mascherate e coperte da complicità vastissime, consentono sin d'ora sul piano politico, forse non ancora sul piano penale, denunce più gravi. Le faremo. Stiamo per farle. Ci si ascolti prima di linciarci. Ci si dia le risposte che non sappiamo trovare, che abbiamo inutilmente sollecitato da anni, e saremo lieti di riconoscere la nostra cecità o la nostra avventatezza, e di pagarne il fio, poiché siamo certi che sia giusto che chi sbaglia deve pagare. E in queste vicende, che riguardano la vita o la fine di ogni speranza democratica più che mai".

P.S. "Avevamo sognato di poter non avere tempo e spazio per queste lotte, così giuste, gravi e necessarie. Avevamo sognato che nelle prossime settimane, stravolgendo ogni altra incombenza presente, travolgendo gli steccati che ci dividono e devono dividerci dalla partitocrazia, un incendio di speranza, un impegno immenso e purificatore ci avvolgesse tutti per concepire e decretare la vita entro il 1984 di almeno tre milioni di agonizzanti per fame. Tutti, con il nostro passato, con il nostro presente, con le nostre laceranti avversità. Così sembra non dover essere. Il Partito radicale, secondo le intenzioni e le decisioni del segretario e del tesoriere del partito, fatte proprie dal Consiglio federale, è sul punto di dichiarare su questo punto la propria sconfitta, e quella di quanti, a cominciare da Giovanni Paolo II e Sandro Pertini, ancora chiedono che si deliberi per oggi, per subito, vita anziché morte, pane anziché armi.

Mi si consenta, qui, di scrivere con chiarezza che - mentre la giustizia e la ``politica'' dovranno esprimere i loro giudizi nel confronto così grave che ci oppone - contro quest'incubo voglio e vogliamo ancora sognare: con Piccoli, con Andreotti e non solamente con Craxi e Berlinguer, unirci per approvare a realizzare quella ``legge dei sindaci'' che chiede, vuole, milioni di vivi nei grandi deserti sotto la luna, nei luoghi del nuovo, tremendo olocausto, dello sterminio per fame e per miseria, per decreto di tutti noi.

 
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