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Pannella Marco - 31 gennaio 1984
Riconoscimenti, non privilegi
Di che cosa bisognerebbe discutere ora

di Marco Pannella

SOMMARIO: La proposta di Marco Pannella che prevede una riconsiderazione dell'assetto territoriale dello Stato del Vaticano con un superamento del Concordato, l'equa valutazione di una convenzione finanziaria a compensazione della eliminazione delle esenzioni tributarie e degli altri privilegi.

(NOTIZIE RADICALI n. 1, 31 gennaio 1984)

"N.R. - Roma, 24 gennaio"

Il dibattito finalmente ottenuto dal parlamento sul problema dei rapporti tra Italia e Santa Sede deve aprire - e non chiudere - la via per un nuovo assetto anche dei rapporti tra Chiesa e Stato. Con gli occhi rivolti al passato a salvare lembi di Patti Lateranensi, di vecchi schemi e rapporti ormai caduti in putrefazione, prescindendo dalla considerazione delle necessità future - oltre che presenti - per lo sviluppo e la vita dell'Italia e della Santa Sede, illudendoci di creare qualcosa di duraturo e di valido sacrificando i grandi valori cui la Repubblica e la Chiesa rendono oggi autonomamente profondo omaggio, si rischia di compiere un'operazione senza domani, una riedizione priva di grandezza dei Patti del Laterano. Lo Stato della città del Vaticano non è più un territorio adeguato alle sue esigenze storiche e contemporanee. Occorre rendersene conto prima che sia definitivamente soffocata ogni possibilità di adeguamento e di sviluppo; occorre che lo sviluppo del territorio laziale tenga conto di quest'e

videnza così chiara che sembra accecare anziché aiutare a vedere.

E' d'altra parte una follia sotto gli occhi di tutti la dimensione meramente cittadina e romana della capitale del cattolicesimo.

La stessa Chiesa non può ulteriormente fondare la sua forza immobiliare e mobiliare su rendite e posizioni parassitarie, disorganiche, atomizzate e divergenti; né può continuare a usare dei privilegi e prerogative fonti di cause di equivoci, di regimi finanziari, doganali, societari inesistenti e inimmaginabili per qualsiasi Stato che costituisca un'enclave e sia tributario del paese all'interno del quale si estende la sua sovranità. La Chiesa italiana, per contro, non può continuare a godere di dubbi privilegi piuttosto che di uguaglianze di diritti rispetto alla Chiesa di paesi di democrazia politica. Lo Stato non può, per suo conto, continuare a delegare a una Chiesa, e garantire, soprattutto attraverso questa via, ai suoi cittadini l'insegnamento e lo studio della storia della religione e delle religioni, o l'assistenza civilmente e moralmente qualificata, o le libertà economiche e di mercato, o di manifestazione delle proprie idee e convinzioni religiose.

Lo Stato deve invece assicurarlo, anche grazie al patrimonio grande dei religiosi italiani, di ogni confessione.

Un grande disegno, limpido e rigoroso, può realizzarsi anche meglio e anche prima di quanto illusori realismi minimalistici e faccendieri non possono illudere e illudersi di fare.

Su questo, quindi, occorrerà dibattere ben più che a partire da impostazioni vecchie ormai di secoli anche se proposte ancora negli ultimi lustri come obiettivi adeguati".

 
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