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Amici della terra - 31 gennaio 1984
Nuovamente prorogata la legge Merli
Il grande scandalo

da "Adt", agenzia degli Amici della terra

SOMMARIO: La legge Merli, per la tutela delle acque dall'inquinamento, sebbene prorogata più di una volta non ha mai funzionato sia per motivi di natura economica sia per mancanza di strutture adeguate. Quest'ultima proroga tende a penalizzare gli imprenditori che hanno già provveduto a mettersi in regola, mentre premia gli inquinatori.

(NOTIZIE RADICALI n. 1, 31 gennaio 1984)

Dal 1· 1984 il caos che caratterizza la legislazione italiana si è arricchito di un nuovo provvedimento omnibus, che riguarda le materie più disparate aventi in comune il solo fatto di essere regolate da leggi in scadenza il 31 dicembre 1983 e rimaste inattuate.

In mezzo a questo groviglio di proroghe c'è anche quella della legge Merli per la tutela delle acque dall'inquinamento; con questa nuova proroga siamo arrivati, a otto anni di distanza dall'approvazione della legge originaria, alla "Merli-quater".

La "Merli", concepita nel 1969 e varata nel 1976, in realtà non ha mai funzionato. Inizialmente ci si era "dimenticati" di stanziare i fondi necessari per le opere di depurazione e di prevedere sanzioni per gli inquinatori; una volta trovati i soldi e introdotte le sanzioni, si è provveduto a prorogare, anno dopo anno, tutte le scadenze fondamentali; scadute certe proroghe ed istruiti da parte della magistratura alcuni (pochi) processi penali a carico di inquinatori, è intervenuta la Corte costituzionale, la quale, sostenendo che le modalità di controllo degli scarichi previste dalla Merli costituivano una palese violazione del diritto di difesa del cittadino, ha concesso in pratica una amnistia generale.

Oggi, scaduti i due anni dall'ultima proroga, approvata nel 1981, gli impianti di depurazione completi di fognature e funzionanti sono ancora ben pochi e quindi il governo ha provveduto a concedere la terza proroga. Questo nuovo provvedimento, oltre a non offrire (come l'esperienza ci ha ampiamente dimostrato) alcuna garanzia per il futuro, penalizza ingiustamente tutti quegli imprenditori seri (più della metà) che hanno sentito il dovere di rispettare la legge e premia, altrettanto ingiustamente, tutte quelle aziende che nel frattempo non hanno sostenuto oneri di sorta, con conseguenti gravi distorsioni di mercato; infine, rafforza ancor più negli inadempienti (pubblici amministratori compresi) la certezza dell'impunità.

Sarà questa l'ultima proroga? Se il passato non consente alcun ottimismo, il presente è ancor più preoccupante, perché con l'ultimo decreto-legge il governo ha istituzionalizzato quella che sinora è stata una deplorevole prassi.

Il decreto-omnibus si apre infatti con un articolo che detta le regole che d'ora in poi dovranno essere eseguite nella concessione di proroghe, vietando a governo di adottare, almeno in prima istanza, lo strumento del decreto-legge.

Di fronte ad un provvedimento che proroga contemporaneamente una ventina di leggi diverse, anche il governo deve essersi reso conto che qualcosa non andava: non però il fatto che le scadenze delle leggi invece di essere rispettate vengono continuamente procrastinate, bensì il fatto che il governo si trova a doverle prorogare con l'acqua alla gola. Ecco cosa recita l'articolo 1:

1. "Le amministrazioni preposte, anche come autorità vigilanti, a settori di intervento interessati da disposizioni di legge, la cui vigenza sia sottoposta a termine finale, predispongono, almeno sessanta giorni prima della scadenza, una relazione per il presidente del Consiglio dei ministri sullo stato di attuazione delle disposizioni predette, nella quale, ove necessario, formulano motivate proposte di deroga o di disciplina sostitutiva.

2. La proroga o la disciplina sostitutiva sono proposte alle Camere con disegno di legge di governo, almeno quarantacinque giorni prima della scadenza".

Il punto 2 riduce, di fatto, il tempo a disposizione del parlamento per l'esame dei provvedimenti di proroga. Le Camere, infatti, non avranno più sessanta giorni di tempo, come nel caso di conversione in legge dei decreti-legge, bensì solo quarantacinque. Se non approveranno il disegno di legge entro tale termine, il governo avrà facile gioco nell'accusarle di inefficienza e nel costringerlo, contro la sua volontà, a emanare un decreto-legge.

Ma forse l'intenzione è un'altra e ancor più preoccupante. I regolamenti parlamentari prevedono che i decreti legge debbano essere approvati dall'aula e non possano essere assegnati alle commissioni in sede legislativa. Con la nuova regolamentazione e i tempi strettissimi da essa previsti, i provvedimenti di proroga saranno molto probabilmente discussi e approvati nel chiuso delle commissioni, senza alcuna pubblicità.

Forse questa non sarà l'ultima proroga della legge Merli ma forse è l'ultima volta che si parlerà di tutela delle acque nelle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama.

 
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