SOMMARIO: Questo è il primo di una serie di articoli di Notizie Radicali dedicati completamente al problema della fame nel mondo tant'è che questo numero è stato inviato a tutti i pastori evangelici, parroci, e rabbini italiani insieme ai quali si concorda sulle parole di Sandro Pertini e di Giovanni Paolo II contro i due cavalli dell'apocalisse, la fame e la guerra, che probabilmente anche nel 1984 semineranno sterminio e morte.
(NOTIZIE RADICALI n. 2, 2 febbraio 1984)
Inviamo questo numero di "Notizie Radicali" a tutti i parroci, ai pastori evangelici, ai rabbini. Lo inviamo per ora a quelli italiani, in attesa di poterlo inviare a tutti quelli europei, come in passato abbiamo già fatto con i Vescovi del mondo intero, i parlamentari di 16 paesi, i sindaci italiani, francesi, belgi.
Tentiamo così, anche con loro e per loro di essere "compagni", nell'antico e autentico significato della parola: persone con cui si spartisce il pane della verità e della conoscenza, del dialogare e del riconoscersi; quel pane senza il quale non si può neppure sperare di fondare vita civile e democrazia.
Con fiducia e speranza rivolgiamo loro la nostra onorevole mendicità, come chierici - involontari ma non irresponsabili - di un sapere: il sapere che può affermarsi la vita lì dove sembra invece che anche nel 1984, porteranno sterminio e morte i due cavalieri dell'Apocalisse, Fame e Guerra, secondo la bellissima evocazione di Giovanni Paolo II. La nostra è mendicità di attenzione e di concordia. Armati di nonviolenza, del sapere, della speranza, è possibile realizzare "oggi" il miracolo che ci viene chiesto. Domani la nostra generazione non ne sarà più capace, non ne sarà più degna. Se il domani diventa alibi e altare blasfemo su cui sacrificare oggi decine di milioni di esseri nati per vivere, il domani - come l'oggi - non sarà che sterminio e apocalisse.
La fede cui danno voce Giovanni Paolo II e Sandro Pertini è la sostanza stessa delle cose che tutti noi abbiamo ragionevolmente sperato. Essi sanno che la loro "parola", da anni, è ridotta a lamento dai potenti cui si rivolgono. Ma sanno che questa parola è necessaria e può prendere corpo nella storia in cui sono immersi e che cercano di illuminare, nel potere e nella politica di Cesare, responsabile dell'ordine e del disordine del mondo.
Ma così come il credente peccherebbe, errerebbe se pensasse di poter preparare pace e vita eterne senza il saper pregare e il pregare, chi si fa carico anche della pace e della vita terrene per i vivi attraverso le leggi, se non concorre da cittadino a determinarle non può che raccogliere il loro contrario: fame e guerra.
Anche per questo, da radicali, abbiamo sempre ritenuto negative e non opportune, in democrazia, le soluzioni concordatarie: perché spesso chiudono da una parte il "popolo di Dio" e i suoi pastori nel ghetto del privilegio ecclesiastico escludendoli dal diritto comune, e dall'altra privano l'organizzazione sociale della religiosità dei valori umani e civili, togliendo così al potere e alla politica la loro stessa legittimità e ragione.
Chiediamo concordia e ci offrono concordato. Rifiutiamo l'alternativa. Concordia nelle opere e nelle speranze, vogliamo! Comunque. Solo in questa concordia può esserci salvezza. Non è infatti immaginabile che lobbies, massonerie, padroni di Stato o "privati" possano continuare a dominare il bilancio dello Stato secondo i propri interessi particolari, accrescendo - attraverso le leggi - la produzione, il commercio, le spese folli di armi.
Potremmo invece - mobilitandoci subito e con altrettanta serietà, abilità e decisione - riuscire ad ottenere che le parole del Pontefice e del Presidente della Repubblica diventino in queste settimane, cioè nei tempi utili, legge non solo "morale" ma "legge", decreto di vita. Approvare la "legge dei sindaci" è possibile, se subito ciascuno farà il necessario, risponderà e corrisponderà a questa nostra iniziativa di informazione.
"Nei tempi tecnici della politica, è per fine aprile che occorre aver esperito ogni tentativo".
Occorre dunque prepararsi alla Pasqua, se vogliamo che sia Pasqua di Resurrezione, di vita. Attraverso le opere di ogni ora, di ogni giorno, precise: anche il rito della democrazia ha un suo prestabilito svolgimento. Non basta rendergli omaggio esteriore. Se ad esso si dichiara di voler partecipare, perché la politica di Cesare sia di vita e di pace, in questo 1984 in cui perfino l'universo di Orwell sarebbe di sogno e non di incubo per centinaia di milioni di affamati, nessuno ora dica di non sapere, di non ricordare, di non potere. Semmai dica di non credere.
Uniamoci nell'opera. Vi attendiamo.