di Giuseppe CalderisiSOMMARIO: Il dibattito all'interno del sindacato sul referendum relativo alla scala mobile. L'assenza di democrazia nel sindacato e il suo ruolo e destino nell'attuale quadro politico.
(LETTERA RADICALE, n. 5 - 15 febbraio 1984)
L'inesistenza della dimensione della democrazia politica all'interno del mondo organizzato della produzione e del lavoro, la questione della rappresentatività dei sindacati e della mancata attuazione dell'art. 39 della Costituzione, il ruolo del sindacato, la natura e il significato istituzionale della »concertazione triangolare tra governo e cosiddette parti sociali: questi i nodi politici, istituzionali e giuridici che la vicenda sul costo del lavoro fa venire al pettine ed esplodere tutti insieme.
La questione del referendum
La disputa, tutta strumentale, sull'ipotesi di un referendum, copre l'assenza assoluta di democrazia nei luoghi di lavoro e nel sindacato. Lama afferma che »non si può dirigere un sindacato di massa indipendentemente dalle opinioni delle masse e rinfaccia a Benvenuto di non volere il referendum dopo averlo proposto per anni. Uil e Cisl rispondono che il referendum sarebbe possibile, ma solo »a condizione che si faccia con il voto segreto e che si consultino democraticamente tutti i lavoratori interessati, che sono almeno 17 milioni . Ma, a parte che si dovrebbe parlare di referendum solo nel caso in cui il quesito fosse proposto e formulato da un certo numero di lavoratori e non dai vertici sindacali (perché in questo caso si tratterebbe di una sorta di plebiscito o, semmai, di una consultazione), sta di fatto che la tardività non casuale della proposta consente a tutti, fino allo stesso Lama, di concludere che »ovviamente non c'è il tempo per indirlo . Anche un referendum del genere, infatti, pur con i lim
iti che lo caratterizzerebbero, farebbe esplodere questioni e contraddizioni insanabili. Innanzitutto quelle della rappresentatività della triplice sindacale a negoziare con il governo a nome non solo dei propri iscritti, ma di tutti i lavoratori ed anzi di tutti i cittadini su questioni relative non solo alla scala mobile e al costo del lavoro, ma anche al fisco, alla sanità, alle pensioni, all'equo canone, eccetera.
Il ruolo del sindacato
Al di là della proiezione sulle componenti sindacali della competizione di potere che caratterizza i partiti, le vicende sul costo del lavoro con la »spaccatura della Cgil, hanno messo in evidenza la questione del destino e del ruolo del sindacato. Un ruolo sempre più scemato, avendo i sindacati vincolato la conflittualità sociale nella logica corporativa e avendo consumato il loro potere politico nella logica della corporazione di egemonia e di potere. Perché Cisl e Uil hanno sostenuto la scelta della predeterminazione dei punti di contingenza con il negoziato a fine d'anno circa l'eventuale conguaglio? Perché questa strada equivale alla sostanziale abrogazione della scala mobile e al passaggio da una contrattazione triennale ad una annuale con la centralizzazione della trattativa salariale in un negoziato annuale. Si istituzionalizzerebbe, di fatto, la »concertazione triangolare , questa contrattazione paleocorporativa tra governo, sindacati e imprenditori che Cisl e Uil perseguono proprio al fine di recu
perare al sindacato un ruolo altrimenti perduto. Così come risponde a questo fine l'istituzione del »Fondo di solidarietà , cioè il prelievo dello 0,50 per cento dalle retribuzioni dei lavoratori, per consentire al sindacato di assumere il ruolo di imprenditore. Quanto alla componente comunista della Cgil, mentre una parte minoritaria pensa con nostalgia alla stagione dell'autunno caldo, I'altra con Lama, ancorata sostanzialmente alla linea dell'Eur sconta un pauroso vuoto strategico e di prospettive che va di pari passo con quello del Pci.
La soluzione del governo
La soluzione che si prospetta come più probabile (I'intervento del governo con una serie di decreti legge) è la risultante di un complesso braccio di forza tra i vari partiti e sindacati che risponde, principalmente, a due obiettivi: da una parte logorare e creare le maggiori difficoltà possibili al governo Craxi; dall'altra consentire al Pci di trovare una via d'uscita attraverso la messa in atto della sceneggiata di un »grande scontro in parlamento che ricalcherà quello dell'anno scorso sulla »stangata del governo Fanfani .
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Sia sul piano dell'inflazione che su quello del disavanzo pubblico è ben difficile ritenere che i provvedimenti presi dal governo riusciranno ad ottenere risultati significativi. Anzi, per quanto riguarda la finanza pubblica, c'è seriamente da temere un aggravio. Per quanto riguarda la scala mobile non ne siamo mai stati difensori a spada tratta.
Sicuramente esistono effetti distorcenti e di appiattimento che devono essere corretti. Ma la modifica strutturale della scala mobile può essere accettata solo nell'ambito di una politica che riguardi davvero tutti i redditi (e non solo quelli dei lavoratori dipendenti) e nell'ambito di un processo di riforme e di risanamento della finanza pubblica che questo governo, e queste opposizioni, non sono assolutamente in grado di assicurare al paese.