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Cicciomessere Roberto, Pannella Marco - 15 febbraio 1984
Revisione del Concordato
Dichiarazioni di Roberto Cicciomessere e Marco Pannella

SOMMARIO. 11 febbraio 1984: una delegazione radicale composta dal segretario del partito, Roberto Cicciomessere, e dai deputati Adelaide Aglietta, Giovanni Negri e Massimo Teodori depone una corona d'alloro a Porta Pia, nel 55· anniversario del Concordato clericofascista fra Stato e Chiesa.

Nella stessa giornata a Milano si tiene una manifestazione contro il vecchio e contro il nuovo Concordato, per l'iniziativa del Partito radicale. Il corteo parte da piazza della Scala e passando per piazza Cordusio, via Mazzini, via Larga, piazza Fontana, davanti all'Arcivescovado, corso Vittorio Emanuele, si è concluso davanti alla prefettura in corso Monforte.

Per illustrare gli scopi della manifestazione e delle iniziative del Partito radicale per un incontro diverso col mondo cattolico, i radicali milanesi inoltre tengono una conferenza stampa presso la loro sede di Corso di Porta Vigentina.

Anche a Torino si svolge una manifestazione corteo, con partenza da via Garibaldi. La manifestazione tocca le sedi dei partiti neo concordatari. Nella stessa giornata Roberto Cicciomessere e Marco Pannella rilasciano due dichiarazione sulle trattative in atto tra Governo italiano e S.Sede per la revisione del Concordato.

(LETTERA RADICALE, n. 5 - 15 febbraio 1984)

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A Cesare quel che è di Cesare

di Roberto Cicciomessere

Dal 1955, con una sola eccezione dovuta a motivi contingenti, il Partito radicale non ha partecipato a celebrazioni, che non fossero critiche o polemiche, dei Patti Lateranensi.

A lungo questa posizione esprimeva anche, innegabilmente, un atteggiamento di netta sfiducia nei confronti della Chiesa, per le posizioni relative ai rapporti con lo Stato e per la scala di priorità che essa ci sembra desse a interessi mondani e politici.

Oggi il nostro giudizio, che non può prescindere anche da valutazioni sulle condizioni storiche in cui versa lo Stato, non è affatto di pregiudiziale sfiducia e di ostilità, e tengo a sottolinearlo.

Noi comprendiamo anche che, con un Paese come il nostro sulla cui democraticità e sul cui avvenire noi diamo giudizi recisi e negativi, non era facile alla S. Sede prendere l'iniziativa della rinuncia a legami concordatari.

Che il governo e il parlamento abbiano scelto di rinnovare, anziché abolire e superare, il Concordato (e chiaramente appare che è da parte dello Stato che si è più operato in questa decisione), conferma purtroppo la nostra analisi.

Che la Chiesa, inoltre, sembri oggi più e meglio impegnata sul fronte della vita e della pace, rispetto all'insieme della politica italiana e del governo, ci sembra indubbio, e non possiamo non trarne le dovute conseguenze.

Noi rivendichiamo con fierezza di aver imposto alla nostra società di affrontare e risolvere nel senso migliore problemi giuridici e legislativi fondamentali, come nel caso di una diversa concezione del matrimonio e della responsabilità di fronte al concepimento ed alla difesa della vita.

Ed è anche per l'esito delle nostre lotte che oggi possiamo vivere, come tutti i credenti in altro che nel potere e nel denaro, meglio capaci tutti di dare a Cesare quel che è di Cesare, alla coscienza di ciascuno i suoi pieni diritti.

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Patti di second'ordine

di Marco Pannella

Così come il Partito radicale è stato storicamente vincente nella trentennale lotta anticoncordataria e anticlericale, impedendo per vent'anni da solo quella revisione che costituiva il cemento delle posizioni di tutto il resto della politica italiana, senza eccezioni, contribuendo in modo determinante ad imporre riforme civili, di intenso valore laico e cristiano, come quelle sul divorzio e sull'obiezione di coscienza, e in parte sull'aborto, che hanno liberato non solamente il nostro Stato, ma anche la Chiesa da oneri e posizioni autoritarie e contrarie ad una concezione civile del diritto e dei diritti della persona e della sua coscienza, costringendo la partitocrazia ad arrivare oggi ad una revisione, senz'anima e senz'avvenire, poiché persiste miseramente a volerla; cosi dobbiamo ora guardare lontano e costruire un futuro diverso, che sia a dimensione degli ideali e dei valori della S. Sede e dello Stato, e delle loro esigenze positive, dei loro legittimi interessi e necessità.

Ribadisco, quindi, che dovremo operare in concreto per elaborare una precisa proposta di nuovi accordi, di diritto internazionale come fra Stati sovrani, nelle specificità che sono le loro, lasciando totalmente cadere ogni vincolo e impostazione concordataria.

Insisto nell'anticipare, pel quanto mi riguarda, che non è concepibile che il territorio del Lazio, di Roma e della S. Sede serbi per il futuro l'attuale assetto, che è nell'interesse comune che si abbia il coraggio d'immaginare un forte ampliamento della parte posta sotto la sovranità vaticana, che occorrono convenzioni nuove e chiare per quanto riguarda il settore delle comunicazioni ferroviarie e aeree, quello delle telecomunicazioni (con l'imminente »arrivo dei satelliti è comunque necessario), in quello del diritto societario e finanziario, in quello monetario.

Insisto anche nel ritenere che la S. Sede avrebbe in questo contesto diritto (così come fu riconosciuto nel 1929) ad una Convenzione finanziaria in cambio della rinuncia a vecchi privilegi, al lucro cessante in un assetto non più concordatario.

Se non tutti hanno tradotto questa posizione con la menzognera tesi di una nostra resipiscenza, com'è il caso dei compagni di Dp, è sintomatico che, tranne eccezioni, la stampa e la politica italiana abbiano fatto finta di nulla, censurato del tutto queste riflessioni e proposte di lavoro.

Ma esse esprimono necessità e opportunità obiettive e storiche, che sapremo ancora una volta imporre, lasciando ad altri il firmare e controfirmare patti di second'ordine degni dell'ltalia dei Virgillito e dei Giuffrè, dei Sindona e dei Calvi, degli Ortolani e dei Gelli, che saranno ben presto travolti.

 
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