di Walter PattersonSOMMARIO: La costruzione di reattori veloci consentirà a molti paesi di disporre del plutonio necessario per produrre armi atomiche.
(NOTIZIE RADICALI N. 66, 14 marzo 1984)
Uno Stato che desideri poter disporre di armi atomiche senza subire proteste diplomatiche, si organizzerà in modo d'aver pronti tutti i componenti delle bombe per potervi inserire il plutonio all'ultimo momento. Se possiede un reattore veloce avrà sempre il plutonio a portata di mano, con il vantaggio di avere una scusa perfettamente plausibile per giustificarne il possesso. E' chiaro che in questa situazione non vi è alcun tipo di salvaguardia internazionale che possa garantire in tempo utile che un paese "non nucleare" sul piano militare non dirotti del materiale di uso civile alla fabbricazione di ordigni bellici.
A peggiorare le cose c'è poi il fatto che le autorità francesi hanno reso nota l'intenzione di servirsi tanto del Phénix come del Super-Phénix per ottenere il plutonio da utilizzare nella fabbricazione di armi per la propria "force de frappe". Dichiarazioni in tal senso sono apparse, a nome di autorevoli portavoce governativi, su organi ufficiali quali "Energies", una pubblicazione dell'Edf. In altri termini, il Super-Phénix può essere considerato un'eccellente attrezzatura militare.
Così non dovrebbe essere, però. Esso è un impianto multinazionale che è posseduto al 33 per cento dall'Enel italiano e al 16 per cento dalla Sbk, una società con capitali tedeschi, belgi, olandesi e inglesi. Se questa destinazione militare fosse mantenuta, i contribuenti di questi paesi si troverebbero a finanziare gli armamenti nucleari francesi.
L'uso così sfacciatamente esplicito di un impianto civile - e non solo civile - per fini bellici dà il colpo di grazia alle superstiti speranze che il nucleare civile possa esser tenuto separato dal militare.
Nel 1985 il Trattato di non proliferazione giungerà all'appuntamento della sua revisione quinquennale con molte possibilità che stavolta si debba sanzionare il suo definitivo fallimento: gli Stati nucleari non hanno fatto il minimo sforzo per ottemperare a quanto prescritto dall'art. VI, ovvero portare avanti "negoziati in buona fede per prendere misure efficaci miranti alla cessazione in tempi brevi della corsa agli armamenti nucleari e al disarmo nucleare". Inoltre, gli esportatori di tecnologie nucleari offrono condizioni molto più favorevoli ai paesi non firmatari che a quelli firmatari del Trattato, contravvenendo così in modo diretto ed esplicito a quanto stabilito all'art. III, 2. Se poi ora le nazioni europee chiudono un occhio sul grossolano affronto diplomatico rappresentato dall'uso del Super-Phénix come impianto di produzione di plutonio militare, ogni residuo di buona fede che ancora sopravvive attorno al Tnp sarà definitivamente spazzato via. Si pensi inoltre che i paesi non firmatari interessa
ti a produrre plutonio per uso cosiddetto civile - Argentina, Brasiel, India e Pakistan, ad esempio - lo potranno fare senza serie conseguenze diplomatiche additando l'esempio della Francia e l'acquiescenza di paesi firmatari del Trattato, quali Belgio, l'Olanda, la Germania federale, l'Italia e la Gran Bretagna. In queste circostanze comincia a sembrare inevitabile l'incontrollata proliferazione di armi nucleari.
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GLI ACCORDI EUROPEI
"31 agosto 1983". Costituito a Parigi il gruppo europeo di studio Argo per lo sviluppo dei reattori veloci. Vi partecipano enti di ricerca e industrie di Francia, Germania federale, Belgio, Olanda e Italia (Enea e Nira).
"10 gennaio 1984". Accorso di cooperazione tecnologica per lo sviluppo dei reattori veloci tra i governi di Francia, Germania federale, Italia, Gran Bretagna e Belgio; è prevista l'adesione dell'Olanda. Il 2 maggio il ministro degli esteri francese, in visita a Washington, invita gli Usa a parteciparvi. L'accordo è un ombrello politico per successivi accordi tecnici.
"7 febbraio 1984". Accordi tra gli enti elettrici inglese (Cegb) e francese (Edf). Prevede una pertecipazione del 15% della Gran Bretagna alla costruzione di Super-Phénix-2, una cooperazione a lungo termine tra i due paesi e investimenti comuni nei futuri reattori veloci europei, compreso un prototipo da realizzarsi in Gran Bretagna negli anni '90.
"2 marzo 1984". Memorandum d'intesa fa gli enti di ricerca e progettazione di Francia, Gran Bretagna, Germania federale, Italia e Belgio, per il coordinamento dei programmi nazionali e lo scambio di informazioni sugli aspetti tecnologici e industriali dell'isola nucleare. Il documento esprime l'accordo dei firmatari per la costruzione di reattori veloci dimostrativi nei tre principali paesi: Francia, Germania, Gran Bretagna.
"Primavera 1984". Accordo tra Francia (Cea e Cogema) e Gran Bretagna (Ukaea e Bnfl) sul ciclo del combustibile. Prevede una collaborazione tecnica e una razionalizzazione dei futuri impianti.