Anche sul plutonio il Pci alleato della grande industriadi Mario Signorino
SOMMARIO: La lettura della politica energetica e nucleare del Pci attraverso le sue liste lettorali. La presenza di candidati ambientalisti non modifica la politica di sostegno del Pci agli interessi della grande industria elettronucleare. Le "novità" politiche - quelle che fa praticare alla Lega ambiente e all'Arci - diventano una sorta di dopolavoro della politica seria, abitualmente impegnata su ben altro oppure su posizioni opposte.
(NOTIZIE RADICALI N. 66, 14 marzo 1984)
Ma che cos'è questo partito comunista? Che politica fa? Dove mira? Cercano di spiegarcelo in tanti, con riferimento alla cronaca degli scontri e dei giochi tra i partiti o con analisi politologiche tanto astruse quanto assolutamente insignificanti. Proviamo allora a guardare al problema da un altro punto di vista: quello dei comportamenti concreti sui problemi. L'energia, ad esempio, o l'ecologia.
A guardare le liste del Pci, potrebbe nascere qualche equivoco. C'è tra i capilista il solito Ippolito, falco del nucleare. E' una persona colta, che in passato ha visto la sua attività professionale travolta da manovre oscure di lobbies e partiti. Ma non sopporta chi la pensa diversamente da lui: "Io - ha dichiarato di recente - invece di dare le bastonate a quelli che vanno a Comiso, le darei a chi va a dare fastidio a Montalto di Castro... Dobbiamo fare pulizia di tutto questo antinuclearismo". Capite? Scambia i problemi di scelte tecnologiche e politiche, quali quelle energetiche, per articoli di fede. Chi ha a cuore la ragione, non può fare a meno di diffidare. Siamo comunque in presenza di un partito di falchi, di quelli tutti d'un pezzo.
Tuttavia, guardando meglio, nelle liste Pci si ritrova anche il presidente della Lega per l'ambiente dell'Arci, Chicco Testa, ecologista e antinucleare. Sono un segno di contraddizione all'interno del Pci, ha dichiarato Testa al "Manifesto"; se capiterà, voterò con il "movimento" anche contro il mio partito. E si autodefinisce "un comunista ecologista". Un bel pastrocchio, questo Pci sembra proprio un porto di mare: raccoglie di tutto. Oppure no?
No, e se nelle sue liste c'è anche il presidente della Lega ambiente, la contraddizione non è del Pci: è la sua. Non basta più neanche la storia del fiore all'occhiello, vale a dire di un fatto pubblicitario più o meno neutro che, al massimo, può compromettere solo chi vi si presta. No, è il segno di un'operazione più solida: inserendo rappresentanti (non importa quanto autentici) di movimenti e istanze nuove in un contesto politico che gli è nemico, si spingono queste istanze verso il corporativismo (o un settorialismo di tipo sindacale) e in tal modo si svuotano della loro carica politica innovatrice; nello stesso tempo l'immagine del partito si alleggerisce, e si fa concorrenza ai movimenti e ai partiti che perseguono politiche nuove. Fiore all'occhiello un corno: in realtà, strumento di una politica retriva.
Basterebbe ricordare che cos'è stato il Pci sull'energia e, in particolare, sul nucleare. Quando tentavamo di fermare il delirante piano nucleare di Donat Cattin, non trovavamo i democristiani a scontrarsi con noi ma, con violenza e accanimento rari, i comunisti. E quella formula buffa - il "nucleare limitato e controllato" - che, dopo i nostri successi, ha fornito ai nuclearisti l'ultima trincea? Ancor oggi i comunisti sono i difensori accaniti e "organici" degli interessi della grande industria elettronucleare e a questi condizionano gli interessi generali del paese. Persino sui reattori veloci al plutonio sono allineati con l'industria.
Contraddizioni? Quando un cronista dell'"Unità", in gennaio, riportò un convegno della Lega ambiente in cui si denunciavano i punti di contratto tra nucleare civile e militare, intervenne subito il responsabile della sezione industria ed energia della direzione del Pci, Gian Franco Borghini, ad ammonire che in tal modo si "liquidava di un solo colpo tutta la battaglia storica che il movimento operaio ha condotto per l'uso pacifico dell'energia atomica" e che, in ogni caso, si trattava di "scempiaggini". Ci fu anche un intervento di Laura Conti: stiamo attenti, diceva, a respingere una tesi solo in base all'argomento che abbiamo già enunciato un parere diverso: "questo non è un argomento". E rammentava che il Pci ha a lungo negato la teoria psicanalitica e che fino al 1974 negava che esistesse la questione demografica.
Ma queste stesse critiche confermano che è Borghini ad aver ragione: il Pci ha sempre combattuto le novità e vi si è adeguato con enorme ritardo. Quando l'ha fatto, le "novità" politiche - quelle, per intenderci, che fa praticare alla Lega ambiente e all'Arci - diventano una sorta di dopolavoro della politica seria, abitualmente impegnata su ben altro oppure su posizioni opposte. E, alla fine, quello che conta è sempre il bastone di cui parla Ippolito. Se questo non è un partito conservatore, come vogliamo chiamarlo?