Mauro Mellini si dimette dalla giunta per le autorizzazioni a procederedi Mauro Mellini
SOMMARIO: I motivi per cui il deputato radicale Mauro Mellini si è dimesso dalla Giunta per le autorizazioni a procedere della Camera dei deputati. Con la complicità della Presidente Iotti e in violazione del regolamento non vengono discusse e votate in aula le autorizaazioni a procedere contro i deputati.
(NOTIZIE RADICALI N. 66, 14 marzo 1984)
Le vie del Signore sono infinite. Quelle per insabbiare le autorizzazioni a procedere pure. La giunta non si è mai fatta in quattro (tranne nel caso Negri) per provvedere in fretta. Ma quando decide e rimette all'aula, le autorizzazioni non vengono messe all'ordine del giorno. Eppure il regolamento è tassativo: dovrebbero esserlo nella seconda seduta successiva alla scadenza del termine di trenta giorni data alla giunta per riferire all'aula. Sono mesi e mesi che la Camera non discute le autorizzazioni a procedere che a decine sono, come si usa dire, "in stato di relazione". Ma tutto ciò, evidentemente, non basta. Il Pci, in giunta fa la faccia feroce e chiede che l'autorizzazione sia concessa. La Jotti ci pensa lei a non mettere poi le autorizzazioni all'ordine del giorno. Qualche volta - per qualche "delicata" autorizzazione a procedere - neppure la giunta riesce a decidere.
"Delicata" è senza dubbio l'autorizzazione a procedere contro l'on. La Ganga (tangenti di Torino, Comune e Regione). Arrivata per la prima volta alla Camera nell'ottava legislatura, la richiesta dei giudici di Torino contro il deputato del Psi non fu esaminata per lo scioglimento anticipato della Camera. Inviata di nuovo nella IX legislatura, l'esame da parte della giunta si è trascinato di rinvio in rinvio. Poi un deputato dc ha sollevato una "questione regolamentare", in verità palesemente e banalmente infondata. Rimessa la decisione alla presidente della Camera il 22 marzo, a tutto il 30 maggio la decisione non è arrivata alla giunta, che, di conseguenza, ha sospeso la trattazione per l'autorizzazione a procedere. Per due volte in giunta ho sollevato la questione del ritardo da parte della Presidenza (una questione regolamentare sollevata in commissione viene decisa, normalmente, in 24 ore, talvolta assai prima). Il presidente della giunta ha scritto alla presidente Jotti, leggendole prima per telefono, c
ome mi ha riferito, il testo della lettera di sollecitazione. Silenzio. Ho preannunziato le mie dimissioni per protesta contro questo incredibile comportamento. Silenzio. Ho scritto, martedì 15 maggio, una lettera di dimissioni ampiamente e dettagliatamente motivata. Prima che io la spedissi, Roberto Cicciomessere ha telefonato alla Jotti per informarla che un deputato radicale era costretto a dimettersi perché la Presidenza era clamorosamente inadempiente. Ha avuto, in cambio, l'assicurazione che avrebbe letto la lettera di dimissioni.
E ancora silenzio, silenzio, silenzio. Lo scippo presidenziale in danno alla giunta troppo poco insabbiatrice è continuato. Intanto, grazie al sequestro da parte della presidente Jotti, il "caso La Ganga" non sarà deciso nemmeno dalla giunta delle autorizzazioni a procedere prima delle elezioni del 17 giugno. Oramai la Jotti può dire di essersi "accorta" della questione regolamentare da risolvere ed anche delle mie dimissioni. Ma, che volete, aveva da fare con "il" decreto! E poi, perché Mellini si è dimesso senza indicare chi del suo gruppo doveva sostituirlo? Insomma doveva non dimettersi, ma... "farsi sostituire". Nel qual caso forse ci sarebbe stato tempo per accontentarlo, anche se non, ovviamente, per occuparsi del caso La Ganga "dimenticato".
Gli scopi e gli effetti di questo "sequestro" di autorizzazione a procedere possono essere molteplici. Le vie della partitocrazia sono infinite, come le vie del Signore.