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Pannella Marco - 24 marzo 1984
La Caritas e anche Piccoli hanno ragione
di Marco Pannella

SOMMARIO: E' ancora tutta da verificare la volontà politica italiana di dare attuazione concreta ad un diverso e più adeguato metodo d'intervento contro lo sterminio per fame e sottosviluppo, che si dia come obiettivo quello indicato dal Manifesto-appello dei Premi Nobel: "milioni di vivi subito". Le iniziative che i radicali prendono in Parlamento, riuscendo a coagulare sulle loro proposte schieramenti inediti al massimo livello di rappresentatitività, cozzano con le logiche tradizionalmente seguite da molte organizzazioni per l'aiuto allo sviluppo, sia laiche che cattoliche. Mentre dunque lo Stato continua a dilapidare somme enormi, disperdendole "a pioggia" su oltre cinquanta paesi, senza alcuna verifica sulla loro efficacia, un'organizzazione prestigiosa come la Caritas fatica a mettere insieme le modeste cifre che potrebbero assicurare la realizzazione di progetti immediatamente significativi nella lotta per la sopravvivenza delle popolazioni del Sahel. "Noi riteniamo - scrive Panella - che sia giusto b

ello e doveroso sollecitare le persone a versare il loro obolo (...). Ma riteniamo anche che sia necessario non dare loro buona coscienza a buon mercato, renderle responsabili dell'uso che lo Stato fa delle somme di ben altra entità che ogni giorno essi gli versano da cittadini e da contribuenti".

(IL MESSAGGERO, 24 marzo 1984)

("Marco Pannella ci invia questo articolo nel quale risponde a monsignor Nervo sui problemi della fame nel mondo".)

»La Caritas e le organizzazioni confessionali cattoliche si mobilitano ancora una volta, come da decenni, con dedizione ammirevole e commovente, per finanziare alcuni progetti d'urgenza nel Sahel e salvare così migliaia di condannati a morte per fame. La notizia è stata data con rilievo, specie per accompagnarla da vere o pretese critiche di monsignor Nervo al progetto di legge Piccoli ed altri, ma il suo significato costituisce un'allucinante denuncia della blasfema dilapidazione di speranze, di impegni, di vite da parte del nostro Stato e delle strutture preposte alla politica di cooperazione, sviluppo e aiuto al Terzo Mondo.

Apprendiamo che la Caritas, con poco più di un miliardo, potrebbe assicurare la realizzazione di progetti immediati, immediatamente significativi nella lotta alla sopravvivenza di popolazioni del Sahel. Che senza questo miliardo - da raccogliere nelle chiese - l'obiettivo sarebbe tragicamente mancato.

Ora, per due anni, il Governo e la stampa, la Rai-Tv, hanno magnificato il ``progetto Sahel''. Sono stati stanziati e previsti, all'uopo, migliaia di miliardi, in totale, per un quinquennio. E' sopraggiunto l'aggravarsi della siccità, la desertificazione avanza, nel frattempo. Esistono progetti, energie, persone, enti prestigiosi e non sospetti, che devono ricorrere a pubbliche sottoscrizioni per tentare di racimolare un miliardo, che evidentemente avrebbe già potuto esser speso, e non solamente raccolto...

La proposta Piccoli è l'unica a rispondere alle esigenze avanzate da monsignor Nervo, mentre per la complessità del problema nel suo assieme bene ha fatto lo stesso monsignore ad avanzare qualche esempio fra le decine finora inutilmente esposte in centinaia di libri, rapporti, documenti parlamentari e delle Agenzie del Sistema delle Nazioni Unite; modestamente anche da noi radicali in ogni sede responsabile.

Attendiamo dal Dipartimento, o dal Governo, oggi stesso, l'annuncio che il miliardo necessario alla Caritas gli è stato versato in queste ore. Che, per far fronte ai tempi di settimane, più che di mesi, per salvare centinaia di migliaia di persone nel Sahel prima di settembre, saranno ugualmente e immediatamente finanziati tutti i progetti relativi e adeguati della Caritas e delle tante altre organizzazioni, confessionali o no, impegnate sul terreno. Che, se necessario, come per il Libano, sarà mobilitato a sostegno anche l'esercito, per i trasporti, per far arrivare dove devono aiuti e sostegni. Che non ci si limiti a trasportare alimenti, ma si operi tenendo presente che in un'intera provincia del Malì notizie ufficiose annunciano che praticamente tutti i bambini sotto i sette anni sono morti, quest'inverno, di »morbillo . Che si tenga presente che tutti i progetti di micro-forestazione si sono rivelati inadeguati e sono sull'orlo del fallimento generale perché il tentativo di creare in tal modo oasi di ec

osistema vivibile e di resistenza alla desertificazione, a causa della loro eccessiva limitatezza. Che nel solo Ciad, lo scorso anno, si sono recati oltre 280 comitati di esperti per »discutere e preparare progetti, e - nel 1982 - in Alto Volta ne erano andati 340! Che si tratta di realizzare un aiuto integrato e globale, simultaneo, per assicurare la presenza di vivi per i prossimi mesi, e non di sterminati, o non solamente di vivi quanti se ne possono »salvare con uno o cinque o dieci miliardi.

Questo è il compito dello Stato, diverso da quello di organizzazioni non statuali.

Mi consenta, monsignor Nervo, a mia volta, una critica, rispettosa e fraterna: è vero, occorre esser seri, responsabili, saper di cosa effettivamente si tratta, quando si vuole operare.

Occorre aver effettivamente conoscenza, esperienza, esser »esperti , armare di ragionevolezza e di efficacia gli slanci del cuore, fare il proprio mestiere, aver minimo terso e mano ferma.

Proprio per questo, monsignor Nervo, occorre sempre più che la Caritas indichi necessità, proponga soluzioni e obiettivi, esiga mezzi, giudichi i risultati, denunci gli errori compiuti sul terreno, e le dilapidazioni e le inadempienze - anche se vengono da ``amici'' o da ``benefattori'', - pretenda non il superfluo ma il necessario da sé e dagli altri. Ma occorre, anche, la forza della umiltà, del non pregiudizio, della conoscenza effettiva delle opere altrui, per ben giudicarle. E - se si tratta di opere di Cesare, dello Stato, del legislatore e del governante - sapere che ci si muove sul terreno della responsabilità politica e che, chiunque ci si confronti, fa politica, ne ha la responsabilità, e ne deve avere la consapevolezza. E non c'è da scegliere che fra una buona politica ed una cattiva politica.

Noi riteniamo che sia giusto, bello e doveroso sollecitare le persone e versare il loro obolo per la vita. Ma riteniamo anche che sia necessario non dare loro buona coscienza a buon mercato, renderle responsabili dell'uso che lo Stato fa delle somme di ben altra entità che ogni giorno essi gli versano da cittadini e da contribuenti. Questo è l'essenziale: che quanto ciascuno di noi fa non diventi alibi o indebita soddisfazione per declinare la responsabilità che abbiamo nel deliberare - qui ed oggi - l'obiettivo di milioni di vivi, anziché di sterminati. E, senza la immediata adozione della proposta Piccoli ed altri, senza operare per ottenerla, in queste settimane, si sostiene la

politica di quanti - con minore o maggiore serenità e sincerità - vogliono ``altro'', ``meglio'' e, nel frattempo, seminano per giugno, per settembre, per sempre, per il raccolto del Cavaliere dell'Apocalisse .

 
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