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Cicciomessere Roberto - 24 marzo 1984
Radicali e verdi in Europa
Scegliere L'Europa delle libertà, della vita, della pace, dell'ecologia contro l'Europa dei mercanti, dei cannoni, dell'inquinamento, del plutonio

di Roberto Cicciomessere

SOMMARIO: L'analisi dell'utilità della presenza radicale nelle istituzioni presso le quali sono eletti i suoi candidati, risponde ad un esercizio di responsabilità nei confronti degli elettori. Questo ha portato il Partito Radicale a far riflettere gli elettori sulla presenza degli altri partiti nelle istituzioni ed in molti hanno così concordato che un segnale di sfiducia nei confronti dei partiti sarebbe stato più utile. La strada dello sciopero del voto va continuata ed approfondita proprio a causa del degrado delle istituzioni parlamentari ma nel quadro delle elezioni europee. Il Parlamento Europeo, nonostante i suoi limiti è sempre stato un gran tribunale per dibattere le questioni di grande respiro per l'Europa. Inoltre la presenza dei gruppi verdi dei paesi membri potrebbe dar vita al partito della pace, dell'ecologia, delle libertà della vita che sappiamo di non poter costruire nell'ambito nazionale. Ecco perché questa volta si chiede un voto radicale.

(NOTIZIE RADICALI n. 62, 24 marzo 1984)

(Con i radicali saranno presenti le rappresentanze dei "verdi" degli altri paesi. E' necessaria una più forte presenza radicale anche per impedire che questa grande potenzialità alternativa sia normalizzata dal velleitarismo o vanificata dall'egemonia comunista e filosovietica.)

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E' nostro costume, in occasione delle scadenze elettorali, interrogarci con metodi ormai consolidati sull'utilità della presenza radicale in questa o quella istituzione parlamentare, regionale o amministrativa. La domanda non è retorica se è vero che in molte occasioni, in particolare nelle ultime elezioni politiche e amministrative, abbiamo risposto, dopo un travagliato dibattito pubblico, che nulla sarebbe sostanzialmente mutato nella Camera dei partiti con tanti o pochi eletti radicali.

Questo esercizio di responsabilità nei confronti dell'elettorato e di noi stessi ci ha portato a misurare in modo preciso sia il grado di democraticità e praticabilità dell'istituzione che veniva rinnovata nei suoi componenti sia la forza alternativa che noi potevamo ragionevolmente esprimere.

Ci siamo così convinti nell'83 che a fronte del modesto interesse a mantenere o migliorare il nostro orticello elettorale era preferibile invitare i cittadini a compiere lo stesso esercizio di responsabilità nei confronti dei partiti tutti: quali modificazioni della qualità della vita avrebbe prodotto l'aumento dei deputati democristiani piuttosto che dei comunisti, dei missini invece che dei socialisti?

In molti hanno riconosciuto che la differenza rispetto alla situazione preesistente non era apprezzabile e che, forse, un segnale di sfiducia, un'azione di delegittimazione dei partiti sarebbe stata più efficace, più produttiva.

Di certo quest'azione di sciopero del voto ha influito sulle politiche dei partiti se è vero che il Pci ha ritenuto di dover fare la faccia feroce per cercare di non perdere il consenso operaio, la Dc di blaterare di rinnovamento e rifondazione, il Pri di evocare una improbabile normalizzazione e il partito di Scalfari di scrivere a chiare lettere, appropriandosi di espressioni radicali, dell'usurpazione partitocratica delle istituzioni.

Questa, dello sciopero del voto, è una strada che va approfondita e continuata.

Ma non dobbiamo cadere nel rischio opposto a quello dell'automatismo elettoralistico. Lo sciopero del voto deve infatti essere giustificato obiettivamente dal degrado dell'istituzione parlamentare che ci si chiede di eleggere e, soprattutto, deve essere riconoscibile come strumento di denuncia della partitocrazia e non come diffidenza qualunquista nei confronti della politica, come rinuncia pregiudiziale ad esercitare il diritto di voto, come abdicazione della sovranità popolare.

Ancora una volta, quindi, abbiamo riproposto innanzitutto a noi stessi l'interrogativo sul significato delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, sulla praticabilità dell'istituto parlamentare comunitario, sull'efficacia di una presenza

radicale in quel consesso.

La risposta non è univoca né netta. Certo, non possiamo affermare che sia stata assicurata la legalità dello scontro elettorale soprattutto per quanto riguarda il vero e proprio sequestro dell'informazione televisiva operato dai partiti a danno dei cittadini. Certo il Parlamento europeo ha scarsi poteri, incide solo marginalmente sulla politica degli Stati membri, è in profonda crisi. Ma è altrettanto vero che siamo solo agli inizi del processo di trasferimento a questa istituzione

sovranazionale di poteri reali e che solo da una legislatura il popolo europeo è stato chiamato ad eleggere direttamente i suoi rappresentanti.

Nonostante i suoi limiti costitutivi, il Parlamento europeo è stata una grande tribuna per dibattiti e decisioni che hanno prefigurato un ruolo e una politica di grande respiro per l'Europa. La risoluzione contro lo sterminio per fame e quella per l'unione europea rappresentano due pietre miliari per la fondazione dell'Europa delle libertà, della vita, della pace, dell'ecologia.

Contro, certo, si oppone l'Europa dei mercanti, dei cannoni, dell'inquinamento, del plutonio. Ma questa volta potremo non essere soli a combattere queste battaglie storiche. Con certezza ci saranno i verdi dei vari paesi europei e, quindi, forti raggruppamenti d'opposizione. Ma proprio per impedire che questi movimenti siano normalizzati o vanificati dall'egemonia comunista o dal velleitarismo apolitico, il ruolo del Partito radicale, l'importanza del suo bagaglio teorico e dei suoi obiettivi politici di lotta, della sua capacità di operare nelle istituzioni parlamentari saranno decisivi.

Non credo di essere presuntuoso se affermo che la sorte di questi movimenti è strettamente legata alla nostra presenza e al nostro patrimonio politico.

Ma accanto a queste ragioni vi è anche l'opportunità che da quella presenza inizi a realizzarsi con maggiore compiutezza il modello di partito sovranazionale che abbiamo disegnato nel nostro statuto e nelle nostre volontà. I prossimi cinque anni in Europa possono essere l'occasione per la creazione di quel partito della vita, della pace, dell'ecologia, delle libertà che tutti sappiamo non poter essere costruito nella sola e ristretta dimensione nazionale.

Solo perché è un argomento che tutti, immagino, conosciamo, per ultimo faccio riferimento alle conseguenze che un successo radicale può determinare in relazione alla salvezza di uno o più milioni di esseri destinati ad essere sterminati dalla fame.

Queste conseguenze sarebbero immediatamente percepibili in Italia in ordine all'azione del nostro governo per l'attuazione di quella legge che, speriamo, per il 16 giugno sarà stata varata e a media scadenza in Europa per il coinvolgimento di tutti i paesi comunitari in quella strategia d'intervento che per ora è stata incardinata solo nel parlamento nazionale.

Ci sono molte buone ragioni per presentarci e per chiedere il voto radicale.

 
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