di Marco PannellaSOMMARIO: Pannella sottolinea che da anni abbiamo assistito agli inutili tentativi personali del Presidente della Repubblica e dei Presidenti del Consiglio per ottenere minimi gesti di giustizia e di legalità, invece che affrontare ai loro livelli di responsabilità "quella associazione a delinquere, sovversiva, che realizza sempre più con protervia e garanzia di impunità l'attentato e la vanificazione della Costituzione - la Rai-Tv". "Lo ripetiamo: ci troviamo dinanzi ad una impresa golpista continua, che ha già realizzato molto di più di quanto la P2 si proponeva un giorno di realizzare; e continua a realizzarlo: la vanificazione della Costituzione, dei diritti politici, civili, morali dei cittadini, e delle stesse istituzioni, annullate e sequestrate. Ogni giorno si impedisce il conoscere per il deliberare, andamento e condizione di democrazia".
(NOTIZIE RADICALI n. 62, 24 marzo 1984)
Roma, 10 maggio 1984
Prima di trovarmi costretto ad una nuova raffica di rettifiche e di querele invito quanti hanno involontariamente o no distorto la lettera e il senso delle mie dichiarazioni di ieri, ad assicurare ai loro lettori, alla verità, a noi il diritto-dovere di una informazione corretta. Per questo ho chiesto a "Notizie Radicali" di ripubblicare anche la trascrizione delle mie dichiarazioni orali nel corso della conferenza-stampa. Ciò detto torno per la millesima volta a sottolineare che da anni lottiamo per il rispetto dei diritti politici e costituzionali di tutti i cittadini, per la difesa della Costituzione, ben prima che per la doverosa difesa dei nostri diritti.
Per questo, da anni e anni, abbiamo attivato tutti gli strumenti parlamentari, istituzionali, giudiziari, abbiamo inoltrato denunce "formali" ai massimi livelli istituzionali "di tutti i poteri della Repubblica, abbiamo trovato da anni sia nel presidente della Repubblica, sia nel presidente del Consiglio Fanfani e nel presidente Craxi, sia in una decina di procuratori generali delle Corti d'Appello" piena considerazione e consenso verbale nei confronti delle nostre documentazioni e denunce. Abbiamo assistito, pur permettendoci di sconsigliarle ritenendole umilianti per le massime autorità di governo e istituzionali, a personali telefonate, da anni, per periodi interi, ai massimi responsabili di quella associazione a delinquere, sovversiva, che realizza sempre più con protervia e garanzia di impunità l'attentato e la vanificazione della Costituzione - la Rai-Tv - assistendo noi con umiliazione alla inutilità ed alla inadeguatezza sia stilistica sia formale, sia istituzionale di questi passi. Vi sono stati col
laboratori diretti di capi del governo inutilmente delegati per settimane a tentare di ottenere parvenze di ritorni nella legalità. Abbiamo infine proclamato in nome della legalità la nostra obiezione di coscienza civile e politica, per salvare almeno il principio di speranza democratica nelle generazioni future, praticato lo sciopero del voto, con consensi di milioni di cittadini, sempre crescenti, rifiutiamo di legittimare ex post questa situazione rifiutando di operare in Parlamento, dimenticando la sua origine illegale e truffaldina, non partecipando mai alle votazioni. Tutto questo vede paralizzate tutte le magistrature dello Stato, come culturalmente estranee alla drammatica necessità di salvaguardare la Costituzione scritta, contro quella della "materiale usurpazione partitocratica".
E non si tratta solamente di "elezioni". Si tratta di tutti i giorni, tutti gli anni, da lustri. E per questo diciamo: ora basta! anche a chi più rispettiamo ma che già esattamente dieci anni, dalle colonne del "Corriere della Sera", dovemmo definire come "il migliore fra tutti i politici ereditati dalla Resistenza, dalla partitocrazia", ma "pur sempre uno di loro".
"Lo ripetiamo: ci troviamo dinanzi ad una impresa golpista continua, che ha già realizzato molto di più di quanto la P2 si proponeva un giorno di realizzare; e continua a realizzarlo: la vanificazione della Costituzione, dei diritti politici, civili, morali dei cittadini, e delle stesse istituzioni, annullate e sequestrate. Ogni giorno si impedisce il conoscere per il deliberare, andamento e condizione di democrazia.
Lo ripeto: nessun ergastolo nessuna pena comminata per il più atroce dei delitti "privati" o "terroristici" è più giustificata se chi fa in tal modo strage di legalità, di leggi fondamentali, di fondamentali articoli del codice, che hanno distrutto e distruggono ogni giorno quel che la migliore Resistenza ha voluto e strappato alla storia, continua ad operare impunito, con l'assoluta inconsapevolezza di quel che così accade da parte di chi accetta di avere le massime responsabilità costituzionali della Repubblica, della giustizia, del governo, del Parlamento.
Nell'aprile del 1958, in situazione senza confronti con oggi, il presidente Gronchi volle ricevere con il massimo della solennità pubblica una delegazione del Partito radicale", guidata da Nicolò Carandini, Mario Pannunzio, Leopoldo Piccardi, che intendevano denunciare il clima di ostracismo in cui già in quella occasione elettorale si doveva muovere il Partito radicale.
Chi scrive ritenne la presidenza Gronchi negativa, perniciosa proprio per la sua sensibilità partitocratica più che democratica. E non ha mutato opinione. Ma occorre riconoscere che Gronchi fece allora, rispetto a come - allora - si interpretavano i poteri della presidenza della Repubblica (in modo einaudiano), molto di più di quanto era lecito attendersi.
Dopo cinque anni di esemplare, umile, quotidiana, formale azione per tutelare noi, anche noi, la Costituzione e il diritto, dobbiamo dire al Presidente Pertini, per quella stessa devota amicizia e lealtà che tutti sanno gli portiamo, che egli non può più non accorgersi che la democrazia e la Costituzione stanno esalando i loro ultimi respiri, e mettere tutto nel conto delle "esagerazioni radicali". Che lui ben sa non esserci.
Come risulta dalle mie dichiarazioni di ieri, che oggi confermo, quanto molti giornali oggi scrivono è sostanzialmente inesatto, non corretto. Perché mi rifiuto di dare per scontata la resa, dopo l'errore, della coscienza di Sandro Pertini, e del Presidente di tutta la Repubblica, anziché della sua sola parte marcia e violenta, la partitocrazia.