L'appello degli Amici della Terra italianiSOMMARIO: Presentato a Strasburgo l'11 aprile, l'appello contro il reattore autofertilizzante Superphénix è già stato sottoscritto dalla rete internazionale degli Amici della Terra, dai Grünen, dal laburista Ken Collins, presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, dalla Lega per l'Ambiente, dal WWF e da numerose altre associazioni europee.
(NOTIZIE RADICALI n. 62, 24 marzo 1984)
Entrerà in funzione quest'anno a Creys-Malville, in Francia, il reattore autofertilizzante Superphénix 1 da 1.200 Megawatt. Nel 1985, in seguito a un accordo firmato il 10 gennaio scorso dai governi di Francia, Rft, Italia e Gran Bretagna, verrà avviata la costruzione di un altro prototipo da 1.500 Mw nella Germania federale. La filiera degli autofertilizzanti entra così in una fase decisiva di sviluppo.
Tuttavia, nessuna delle questioni gravi poste da questa tecnologia ha avuto sinora risposte convincenti. Nessuna certezza sulle prospettive strategiche dei reattori veloci, nessun calcolo affidabile sulla loro economicità. Ancora mal conosciuti i problemi di sicurezza, assai più gravi di quelli posti dai reattori provati; tuttora irrisolti i problemi del ritrattamento del combustibile. E del tutto trascurate le implicazioni politiche, economiche e militari della filiera.
Con il procedere delle esperienze, si sono aggiunti nuovi elementi negativi di giudizio: l'affermarsi in campo tecnico-industriale di un'opzione contraria al ritrattamento; nuove stime economiche, che smentiscono le iniziali previsioni sull'economicità dell'elettricità prodotta con i reattori veloci; la tendenza ad usare per scopi militari il plutonio prodotto negli autofertilizzanti; l'incontrollabilità ormai accertata della proliferazione nucleare dovuta all'estendersi degli impianti "civili", proprio mentre sta per scadere il Trattato di Non Proliferazione.
In questi anni, in tutti i paesi interessati, un movimento di opinione molto esteso, con una significativa componente scientifica, ha tentato inutilmente di ottenere dai governi prese di posizione chiare e, soprattutto, la possibilità di confronti seri e democratici. Ricordiamo l'appello rivolto ai governi europei nel novembre 1976 da 1.300 scienziati della regione ginevrina; la prima Dichiarazione del Gruppo di Bellerive dell'ottobre 1977; l'Appello di Ginevra, reso pubblico nel novembre 1978.
Nessuna risposta seria è venuta dalle autorità. Malgrado "hearings" e conferenze, ancor oggi è controverso l'oggetto stesso del dibattito, quali siano i problemi rilevanti, quali interessi e valori da tenere in conto.
Questi silenzi non sono più tollerabili. Nessuna scelta economica può costituire eccezione alla democrazia; i cittadini europei devono poter conoscere i problemi posti dalle tecnologie che condizioneranno il loro futuro, per poter deliberare consapevolmente. Ciò richiede l'attivazione immediata del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali.
Per questo noi chiediamo che:
- il Parlamento europeo organizzi un'indagine conoscitiva, condotta con metodo interdisciplinare e contraddittorio, sulle acquisizioni, i problemi attuali e le prospettive della filiera veloce, inclusi i problemi di ordine generale e di vario tipo connessi con il suo sviluppo;
- i parlamenti di Francia, Rft, Italia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Svizzera organizzino indagini analoghe, con particolare attenzione agli aspetti d'interesse nazionale;
- a conclusione delle suddette indagini, il Parlamento europeo e i singoli parlamenti nazionali procedano a pubblici dibattiti e a delibere formali sull'opzione dei reattori veloci;
- sino a quel momento venga bloccato ogni nuovo programma nel campo degli autofertilizzanti e il Parlamento europeo svolga un'indagine accurata, con la collaborazione dell'Iaea e di esperti indipendenti, oltre che degli enti e delle industrie interessati, sui problemi di sicurezza e di impatto ambientale posti dalla centrale di Superphénix-1 e sui pericoli di uso militare del plutonio in essa prodotto.