SOMMARIO: Anche l'Italia partecipa attraverso l'Enel alla costruzione del Superphenix con una quota azionaria del 33%. A tutto ciò vanno aggiunti gli stanziamenti dell'Enea per la ricerca nel settore dei reattori veloci.
(NOTIZIE RADICALI n. 62, 24 marzo 1984)
"In Italia una decisione circa l'uso industriale dei reattori veloci non è attuale. E' necessario preliminarmente aver realizzato e gestito per un congruo numero di anni un rilevante programma nucleare convenzionale, per disporre della materia prima - il plutonio - necessaria per la costituzione delle prime cariche di combustibile. E' necessario ancora aver acquisito pieno dominio del fattore sicurezza. E' tuttavia importante mantenere aperta in questo settore l'opzione di una presenza non subalterna dell'industria nazionale, nel contesto di un sistema di cooperazione internazionale". Questa frase è contenuta nell'ultimo Piano energetico nazionale del 1981 e la stessa posizione era espressa nei Piani energetici precedenti.
Eppure, senza aver preso nessuna decisione formale in proposito, anche l'Italia, come la Francia, punta con decisione sui reattori veloci. Altrimenti, come giustificare il massiccio impegno finanziario italiano verso lo sviluppo di un tipo di reattore che costa più del doppio di quelli convenzionali?
L'Italia partecipa, attraverso l'Enel, alla costruzione del Superphénix con una quota azionaria del 33 per cento: il 51 per cento è detenuto dall'ente elettrico francese e il restante 16 per cento da un consorzio formato dagli enti elettrici tedesco, olandese, belga e inglese. Questi stessi paesi costruiranno i due successivi reattori veloci in progetto: uno in Germania (Snr-2) e l'altro in Francia (Superphénix-2), entrambi con una potenza di 1.500 Megawatts, contro i 1.200 del Superphénix-1.
La sola costruzione del Superphénix-1 comporta una spesa da parte dell'Enel di circa 1.400 miliardi. A questi vanno aggiunti gli stanziamenti effettuati dall'Enea (l'ente nucleare italiano) per ricerche nel settore dei reattori veloci, stanziamenti che ammontano, a tutto il 1984, a circa 450 miliardi di lire.
Vi è poi la spesa per il reattore veloce sperimentale Pec, in costruzione da 19 anni al Brasimone, in provincia di Bologna, sotto la responsabilità dell'Enea.
Secondo le previsioni iniziali, il Pec avrebbe dovuto entrare in esercizio nel 1979 con un costo complessivo di 170 miliardi, in lire '73. Gli enormi ritardi, che sono stati oggetto di indagine da parte di due commissioni governative nel 1981 e nel 1982, hanno reso inattendibile ogni previsione di tempi e di costi. L'ultima, che risale al 1983, prevede una spesa di 1.125 miliardi per il solo completamento meccanico del reattore, che dovrebbe avvenire nel novembre 1987. L'entrata in esercizio è prevista per il 1990 e dovrebbe comportare una spesa annua valutabile in 90-100 miliardi.