Quando la giustizia dà i numeridi Mauro Mellini
SOMMARIO: Il 20 luglio il deputato europeo Enzo Tortora ha potuto lasciare gli arresti domiciliari. Un ultimo abuso giudiziario gli ha ancora sottratto alcuni giorni di libertà dopo la proclamazione dell'elezione. Ai giudici istruttori serviva tenerlo dentro, con una assurda interpretazione, per poter pubblicare in extremis l'ordinanza di rinvio a giudizio. Denuncia presentata da Spadaccia e Mellini per omissione e ritardo in atti d'ufficio e abuso di potere. Smentite a Strasburgo le dichiarazioni attribuite a funzionari del Parlamento europeo. Enzo tortora spiega perché vuole il processo e farà di tutto per parteciparvi.)
(NOTIZIE RADICALI N. 67, 25 marzo 1984)
Roma, 18 luglio
"Chi dubitasse che il "caso Tortora" sia emblematico dell'assurdità della giustizia del nostro paese, frutto delle logiche perverse della legislazione speciale, oltre che di decenni di insensibilità e di immobilismo, potrebbe prendere carta e matita e fare qualche conticino.
La requisitoria del Pm è stata depositata, salvo errore il 7 giugno. Dopo di che le "altre parti", cioè gli imputati avevano termine per depositare eventuali memorie, dopo aver preso visione degli atti (tonnellate) entro cinque giorni dal ricevuto avviso del deposito. Dopo di ciò il giudice istruttore poteva dar mano alla redazione della sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio o di assoluzione. Tale documento è risultato constare di 1.409 pagine. Dunque nel periodo di tempo che non dovrebbe superare i 45 giorni, il suddetto giudice istruttore avrebbe scritto la bellezza di 295 pagine al giorno nelle quali è condensata la verità, anzi, le argomentazioni che la dimostrano e, quel che più conta, quelle da cui dipendono anni di vita, di libertà o di prigionia di centinaia di persone.
D'altra parte se si considera che il suddetto giudice istruttore (veramente i giudici istruttori pare che siano stati tre, ma la cosa non cambia molto, anche perché la legge non prevede che il giudice istruttore sia un organo collegiale, per cui la responsabilità, si fa per dire, di tutto l'operato dovrebbe gravare su uno solo) in tredici mesi avrebbe dovuto vagliare la posizione di 711, tra morti e vivi, detenuti, latitanti, pentiti ed impenitenti. Due giorni ad imputato, comprese le domeniche, i tempi morti, le feste comandate, le vacanze, etc... In tali condizioni e dopo tali considerazioni meramente aritmetiche, chi vorrà ancora sostenere che i maxiprocessi sono una cosa seria? Non c'è da meravigliarsi in simili condizioni se dopo 13 mesi ci sia ancora un poveraccio da scarcerare per errore di persona, né che tra pentiti e pentiti di essersi pentiti ci sia, magari, una certa confusione, o se per stabilire che Tortora ha subito un'operazione chirurgica per lenire i dolori della quale si sarebbe dato alla
cocaina, ci sia affidati invece che alle cartelle cliniche e poi, operazione sussistendo, al parere di un esperto, alla parola di un pittore con precedenti per calunnia. Per non parlare d'altro".