SOMMARIO: Le perplessità della Caritas sulla proposta di legge presentata da 116 parlamentari di tutti i gruppi politici che prevede "Interventi urgenti e straordinari diretti ad assicurare nel 1984, e comunque entro 12 mesi, la sopravvivenza di almeno tre milioni di persone minacciate dalla fame, dalla denutrizione e dal sottosviluppo nelle regioni dei Paesi in via di sviluppo dove si registrano i più alti tassi di mortalità". La Caritas chiede in particolare che prima dell'approvazione della legge il Governo italiano assicuri un intervento d'emergenza, alimentare e sanitario, a favore delle popolazioni del Sahel colpite dalla siccità (la risposta dei presentatori al testo n. 2609).
(NOTIZIE RADICALI n. 64, 28 marzo 1984)
A seguito delle perplessità manifestate dal Comitato ecclesiale per una campagna contro la fame nel mondo, sulla proposta di legge presentata da 116 parlamentari sul tema, di cui si è fatto portavoce mons. Nervo in una recente conferenza stampa, l'on. Flaminio Piccoli, insieme ad alcuni firmatari della proposta di legge n. 1433 contro la fame nel mondo, ha chiesto un incontro con la Caritas italiana e con i rappresentanti del Comitato stesso.
L'incontro è avvenuto ieri presso la sede della Caritas italiana con la presenza, oltre all'on. Piccoli, dell'on. Cicciomessere, dell'on. Fortuna, del sen. Spadaccia e del ministro Zamberletti; per il Comitato erano presenti rappresentanti della Focsiv, dell'Ufficio nazionale di Cooperazione fra le Chiese, di Mani Tese, della Conferenza degli Istituti Missionari, della federazione Stampa Missionaria, del Centro Pime di Milano e della Caritas italiana.
L'on. Piccoli ha illustrato le motivazioni politiche della proposta di legge e l'on. Cicciomessere i suoi contenuti e la sua struttura.
Mons. Nervo a nome del Comitato ha confermato l'apprezzamento, già espresso precedentemente per la proposta di legge contro la fame nel mondo come segno di aumentata e più estesa sensibilità politica per l'angoscioso problema, per l'attenzione che ha attirato su di esso e l'allargamento del dibattito che ha suscitato nel paese.
Successivamente con la partecipazione di tutto il Comitato in un clima di dialogo costruttivo mons. Nervo ha illustrato le perplessità già esposte e le proposte per superarle.
1) Poiché l'approvazione di questa legge non può comunque giungere in tempo per affrontare la drammatica situazione della siccità del Sahel, dove centinaia di migliaia di persone sono esposte al pericolo di morire di fame nei prossimi 3-4 mesi, si chiede che lo Stato usi i fondi e gli strumenti di cui già dispone per inviare subito un quantitativo adeguato di cereali e di medicinali nei Paesi più colpiti e di integrarli con mezzi di trasporto per l'inoltro all'interno dei territori interessati (camion, aerei, elicotteri).
2) Raccomanda che l'intervento straordinario previsto dalla proposta di legge sia inquadrato, almeno nella sua presentazione, in una politica più ampia, da tradurre in successive proposte di legge, che tenda ad aggredire la causa immediata della fame che è l'estrema povertà e quelle più remote che la producono. Normalmente infatti al di là di particolari calamità, le persone muoiono di fame non perché sul mercato manchino gli alimenti essenziali, ma perché sono troppo povere per acquistarli.
Il Comitato chiede inoltre che da subito i parlamentari firmatari della proposta di legge si impegnino a far discutere in Parlamento le proposte di legge sugli immigrati dal Terzo Mondo in Italia (lavoratori, profughi, studenti), che spesso patiscono la fame nel nostro paese, e quelle sulla produzione e commercio delle armi, per evitare lo scandalo che l'Italia con una mano doni il riso e con l'altra sottragga risorse per l'acquisto di armi.
3) Il Comitato inoltre chiede che si eviti di usare il sistema dell'aiuto diretto attraverso un corpo di spedizione speciale com'è previsto dalla proposta di legge: tale forma infatti difficilmente potrebbe rispettare la sensibilità e l'autonomia dei nuovi Stati da pochi anni indipendenti dal dominio coloniale, e le strutture tradizionali locali.
Suggerisce invece di dare un valido supporto, silenzioso e discreto, ai canali già esistenti e operanti (governi, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative) con strumentazioni e uomini.
Gli organismi di volontariato internazionale si rendono pienamente disponibili per questa forma di collaborazione attraverso i propri volontari che hanno già operato nei Paesi colpiti nel limite delle proprie possibilità.
4) Il Comitato condivide pienamente quasi tutti gli interventi previsti all'art. 4 della legge, ma chiede che vengano adeguati i tempi e la continuità per renderli attuabili; quasi nessuno di essi infatti è realisticamente realizzabile nell'arco di tempo previsto dalla proposta di legge.
5) Chiede inoltre che l'informazione prevista al comma 12) dell'art. 4 non sia rivolta a pubblicizzare gli interventi presso i Paesi destinatari e l'opinione pubblica internazionale, ma a sensibilizzare il nostro paese sui problemi del Terzo Mondo e a promuovere una adeguata educazione alla mondialità, soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado.
6) Quale che sia lo strumento istituzionale che gestirà l'emergenza, il Comitato chiede che le responsabilità siano affidate a persone non scelte con criteri politici, ma di specifiche competenze e professionalità in ordine alle funzioni da espletare.
7) Il Comitato apprezza e incoraggia ogni forma di controllo e chiede l'informazione pubblica di tutti gli interventi.
8) Chiede infine che siano maggiormente valorizzate le conoscenze e le presenze, nei Paesi cui si rivolgono gli interventi previsti dalla proposta di legge, delle organizzazioni non governative, dei volontari e dei missionari: missionari e volontari sono infatti gli unici operatori che sono in permanente contatto con le popolazioni colpite dalla fame.
La delegazione parlamentare presente all'incontro ha ascoltato con attenzione e interesse le proposte dei vari membri del Comitato e si è impegnata sia a sollecitare gli interventi immediati per la siccità nel Sahel, sia a tener conto in fase di discussione della legge delle sollecitazioni emerse.
Il Comitato da parte sua assicura il proprio impegno a continuare, attraverso la propria campagna permanente contro la fame nel mondo, la sensibilizzazione della comunità italiana ai gravi problemi del Terzo Mondo e a promuovere un cambiamento di costume, secondo il proprio motto: "Contro la fame cambia la vita".
Non è pensabile infatti che i rapporti fra gli Stati si sviluppino sulla base della solidarietà, senza la quale non si risolvono gli immani problemi del Terzo Mondo, se i rapporti fra i cittadini e fra i gruppi sono basati sull'egoismo e sullo sfruttamento reciproco.