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Notizie Radicali - 28 marzo 1984
Fame: la risposta dei presentatori

SOMMARIO: Rispondendo alle perplessità della Caritas (testo n. 2608) sulla proposta di legge che prevede "Interventi urgenti e straordinari diretti ad assicurare nel 1984, e comunque entro 12 mesi, la sopravvivenza di almeno tre milioni di persone minacciate dalla fame, dalla denutrizione e dal sottosviluppo nelle regioni dei Paesi in via di sviluppo dove si registrano i più alti tassi di mortalità", i firmatari della proposta, Flaminio Piccoli, Loris Fortuna, Giuseppe Zamberletti e Gianfranco Spadaccia affermano, in una lettera a Monsignor Nervo, che l'intervento che propongono non è un solo alimentare e solo assistenziale. E' già nella primissima fase un intervento integrato e plurisettoriale finalizzato ad innestare una politica di sviluppo.

(NOTIZIE RADICALI n. 64, 28 marzo 1984)

"Roma, 31 marzo. In risposta alle osservazioni della Caritas in merito alla proposta di legge contro lo sterminio per fame, i firmatari della proposta, Flaminio Piccoli, Loris Fortuna, Giuseppe Zamberletti e Gianfranco Spadaccia hanno inviato a mons. Giovanni Nervo, vicepresidente della Caritas stessa, la seguente lettera":

Caro Monsignor Nervo, in seguito al lungo scambio di idee che abbiamo avuto mercoledì scorso, dopo aver letto il comunicato che su questo incontro è stato diramato dalle organizzazioni presenti, abbiamo ritenuto opportuno rispondere puntualmente alle Vostre osservazioni e proposte, oltre che alle vostre perplessità.

Crediamo che questo serva ad alimentare un dialogo che noi ci auguriamo possa proseguire e trasformarsi in stretta collaborazione quando, se passasse la legge, come noi speriamo, si dovrà intervenire sul campo.

"1. Interventi di emergenza nelle situazioni di gravissima crisi già in atto da qui all'approvazione della legge e alla sua entrata in funzione a pieno ritmo".

Noi preghiamo le organizzazioni presenti all'incontro, e in particolare la Caritas, di far pervenire immediatamente un promemoria sulla crisi in atto in particolare nei paesi del Sahel, e sugli interventi possibili, e quindi necessari, e necessari con urgenza. Pur non avendo alcun potere sul Dipartimento, i firmatari della legge si impegnano ad intervenire immediatamente presso il ministro degli Esteri perché questi interventi e i relativi stanziamenti vengano prontamente decisi, e assicurati alle popolazioni interessate. Speriamo di trovare ascolto. Altrimenti useremo gli strumenti che derivano dalle nostre prerogative parlamentari.

Quanto ai tempi di approvazione della legge, noi ribadiamo la nostra convinzione che o la legge sarà approvata in tempi molto rapidi, o dovremo registrare un nuovo e forse definitivo insuccesso. Avrà vinto in questo caso lo "status quo", sia pure riverniciato di intenti riformatori, efficientistici e umanitari.

Dobbiamo registrare da questo punto di vista, nonostante l'ampio schieramento politico e la volontà di cui è animato, spinte ritardatrici. L'inizio della discussione alla Commissione esteri, che era stata prospettata per il 4 o 5 aprile, sembra ora rinviarsi addirittura a dopo Pasqua e quindi a dopo il dibattito sulla scala mobile. Inoltre gli interessi che si sono sentiti colpiti, oltre a trovare almeno per il momento nel Pci un potente difensore, mobilitano tutti gli strumenti di pressione di cui possono disporre. Un articolo di stampa, uscito proprio in questi giorni, dà addirittura per già fallita l'iniziativa legislativa.

"L'Unità" ha di nuovo ritenuto di dover utilizzare le perplessità espresse nel Vostro comunicato, nonostante esso fosse manifestamente indirizzato al dialogo e alla costruttiva collaborazione con i presentatori della legge. Noi invece confermiamo la nostra volontà di andare avanti nel dibattito parlamentare, con spirito di apertura, ma anche con grande fermezza.

"2. Lotta alla fame ma anche alla povertà, che ne è la causa immediata".

Confermiamo a chiare lettere quanto abbiamo già detto verbalmente. L'intervento che proponiamo, non è un intervento solo alimentare e solo assistenziale. E' già nella primissima fase un intervento integrato e plurisettoriale. Per le zone prescelte alle quali assicurare questo intervento, la competenza della intera politica degli aiuti allo sviluppo deve essere affidata alla stessa autorità politica (noi come è noto proponiamo un Alto Commissario) cui è affidato l'intervento di emergenza. Questa è la migliore prova che non si intende assicurare un intervento d'urgenza solo assistenziale, e solo temporaneo, ma innestare - a partire dall'intervento di emergenza - una politica di sviluppo. Torniamo a ribadire questo punto, perché ci vengono con approssimazione attribuiti intenti e politiche che sono chiaramente esclusi anche soltanto ad una attenta lettura del testo di legge. Deve però trattarsi - sia per quanto riguarda l'emergenza sia per quanto riguarda la politica di sviluppo - di un intervento straordinario

, che esca cioè dall'ordinarietà cui è affidata attualmente la politica di cooperazione con i Paesi del Terzo Mondo.

Quanto agli interventi legislativi suggeriti per quanto riguarda le condizioni dei lavoratori immigrati, e per quanto riguarda il controllo del commercio delle armi, la delegazione ha preso buona nota della richiesta, e assicura il suo interessamento. Su questi problemi legislativi tuttavia le resistenze e gli interessi in gioco sono altrettanto pesanti di quelli che incontriamo per far passare la nostra proposta di legge. E non sempre si risolve un problema e si supera una difficoltà proponendosi di affrontare altri problemi ed altre difficoltà. Quasi sempre accade il contrario. In particolare i deputati radicali si sono molto prodigati in questa e nella passata legislatura - anche con petizioni popolari - peraltro finora senza successo.

"3. Perplessità sull'uso di un eventuale corpo speciale e rispetto della dignità e della sensibilità degli stati e dei popoli interessati. Contributi e collaborazione delle organizzazioni internazionali e delle organizzazioni non governative".

La scelta delle zone di crisi su cui intervenire presuppone la trattativa e l'accordo con gli Stati e i governi interessati. Non comprendiamo come si possa anche solo sospettare una volontà di prevaricazione e di interferenza da parte di un Paese che non ha mai avuto tendenze sopraffattrici e in una iniziativa che si propone come opera di pace, di sicurezza e di sviluppo.

D'altra parte noi riteniamo che la volontà politica di assicurare un intervento straordinario, e l'entità degli stanziamenti, sia per questi Paesi la migliore delle garanzie. Esiste tuttavia un altro aspetto che non deve essere sottovalutato; la continuità degli interventi e degli aiuti, e la garanzia che essi giungano a buon fine, e cioè che siano di immediato e reale giovamento alle popolazioni interessate.

Informiamo inoltre che abbiamo ricevuto esplosive manifestazioni di apprezzamento da parte di alcuni governi interessati e che ufficialmente in più di una occasione questa stessa impostazione è stata sollecitata dai Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico associati alla Cgg.

Quanto all'opportunità di utilizzare "i corpi speciali" nelle azioni di aiuto, evidentemente le polemiche deformanti dei nostri avversari hanno volutamente gettato confusione. L'idea di una "task force" di pace nasce da una ricerca avanzata dalle Nazioni Unite ai Paesi membri. L'unico esempio di attuazione lo si è avuto in Svezia. Proprio l'azione di supporto - suggerita dal comunicato - può essere fornita dalle strutture di per sé flessibili delle Forze armate: si pensi ai trasporti, all'intervento del Genio per semplici opere di immediata necessità, e più in generale ai problemi logistici. In Svezia la "task force" di pace è una unità snella, capace di intervenire in situazioni di crisi, o utilizzata per particolari compiti e fornita oltre che degli strumenti di supporto da noi indicati, dell'apporto di agronomi e di esperti. D'altra parte sappiamo come in altre circostanze (calamità naturali) l'azione delle Forze armate sia stata preziosa.

Assicuriamo che i firmatari della proposta di legge sono stati, anche nel formularla, in costante rapporto con alcune delle più importanti organizzazioni internazionali, a cui abbiamo sollecitato suggerimenti e consigli, ma anche la piena collaborazione operativa. Alcuni strumenti normativi sono previsti proprio per facilitare questa collaborazione sul territorio. Non a caso, la legge prospetta la possibilità che gli interventi italiani, ove necessario, avvengano sotto il patrocinio delle Nazioni Unite, da cui tali organizzazioni dipendono.

Quanto al contributo del volontariato, esso è espressamente previsto nel testo di legge: questi colloqui, se la nostra iniziativa legislativa avrà successo, ne sono la migliore premessa.

4. I firmatari della legge sono d'accordo sulla integrazione prevista dal punto 5 dell'art. 4: noi preferiamo parlare di integrazione perché comunque esiste un problema di migliorare sul posto le possibilità di informazione, e possono sorgere problemi di sensibilizzazione internazionale. Noi anzi ci auguriamo che sorgano, perché si tratta di provocare il massimo coinvolgimento possibile di volontà ed energie internazionali intorno agli obiettivi della lotta allo sterminio per fame e alla povertà e sottosviluppo, che ne sono la causa.

5. Le persone, nelle nostre intenzioni, dovrebbero essere scelte con criteri di competenza e professionalità. In altre circostanze, quando è esistita la volontà politica, di fronte a problemi di emergenza della vita nazionale, questo è stato possibile.

"Noi insistiamo però sulla opportunità, ed anzi sulla necessità, che l'organo preposto all'intervento straordinario sia un organo dotato di responsabilità ed alta autorità politica".

Allo stato attuale si dispone soltanto - istituito dalla legge 38 - di un organismo burocratico che è stato fino ad oggi, in pratica, un organismo di erogazione a progetti che venivano presentati da una indistinta ed eterogenea pluralità di soggetti. Per un intervento straordinario in determinate zone di particolare crisi, l'ottica deve essere completamente rovesciata.

Occorre un organismo di promozione, di iniziativa, di coordinamento e di programmazione. Questo organismo deve potenziare al massimo le energie già operanti sul posto (siano quelle governative, quelle delle comunità di base, quelle delle agenzie internazionali, quelle del volontariato), assicurando strumenti e ulteriore mobilitazione di nuove energie, pubbliche e private. Quanto alla forma che questa autorità dovrà assumere noi siamo disposti a discuterne, purché le forme scelte non ripropongano lo status quo, negatore dell'intervento straordinario.

6. I promotori della legge si impegnano al massimo controllo possibile sia degli stanziamenti finora erogati sotto forma di aiuti allo sviluppo, sia di quelli che saranno utilizzati per l'intervento straordinario.

Prendiamo qui l'occasione per chiarire che ingiustamente si è voluta considerare la proposta di legge come liquidatrice del Dipartimento, cioè dello strumento attualmente delegato a presiedere agli aiuti allo sviluppo. Non è nelle nostre intenzioni, e per quanto ci riguarda sollecitiamo e intendiamo contribuire alla riforma della legge 38.

7. Quanto alla collaborazione con le energie assicurate da volontari e missionari, valgano le considerazioni già espresse al precedente punto 3. Se la legge avrà successo e si formerà una adeguata volontà politica del Parlamento e del governo, noi siamo interessati anche a prevedere precise forme di partecipazione, e aperti ad eventuali suggerimenti.

I membri della delegazione dei firmatari della proposta di legge assicurano infine che sono stati mossi, nel promuoverla, nel formularla, e nel presentarla, dalla precisa e drammatica consapevolezza delle minacce che la violenza, la guerra, l'ingiustizia, la povertà, l'insicurezza fanno gravare sui fondamentali diritti umani, sullo spirito di solidarietà e di umanità anche all'interno delle singole nazioni, come la nostra, e sullo stesso avvenire del pianeta. Non abbiamo né la forza né la possibilità di modificare l'ingiusto ordine mondiale che si è configurato, di cui la crescita degli armamenti, l'aumento delle guerre mondiali, lo strangolamento finanziario de Paesi più poveri, le inique ragioni di scambio, la miope politica adottata dai Paesi sviluppati dell'Est e dell'Ovest sono gli aspetti più gravi ed evidenti.

Proprio per questo riteniamo che da parte del nostro Paese vadano con urgenza messe in atto politiche che abbiano in sé, e per la volontà politica da cui debbono essere sorrette, la forza almeno di contrastare questa perversa logica delle cose, nella speranza di poterla rovesciare. Per alimentare questa speranza, per trovare questa forza, abbiamo voluto presentare questa proposta di legge, raccogliendo gli appelli di Sandro Pertini e di Giovanni Paolo II, dei Premi Nobel, del Parlamento Europeo, la proposta dei sindaci italiani, le richieste dei Paesi del Terzo Mondo, e in particolare dei Paesi Acp, associati alla Cee, i consigli delle organizzazioni internazionali.

Ma sappiamo che gli interessi che abbiamo toccato sono forti e potenti. Vogliamo sperare che ancora una volta non prevalgano.

 
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