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Spadaccia Gianfranco - 28 marzo 1984
Ostruzionismi particolari
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: L'ostruzionismo parlamentare del Pci contro la legge di modifica della "scala mobile" (il meccanismo automatico di adeguamento dei salari al tasso d'inflazione) che impedirebbe lo svolgimento del referendum appare a prima vista come l'abbandono da parte di questo partito della prassi consociativa e l'affermazione di una nuova volontà alternativa. Secondo l'autore invece "oggi come non mai il Pci sta difendendo questa sua funzione di perno della degenerazione partitocratica contro il diritto, difendendo il perno su cui si è retta ed edificata la costituzione materiale della partitocrazia: il suo diritto di veto".

(NOTIZIE RADICALI n. 64, 28 marzo 1984)

Qualcuno ha scritto che con la rottura sulla scala mobile e con l'ostruzionismo parlamentare il partito comunista ha rotto anche la lunga prassi del coinvolgimento consociativo (in realtà corporativo e partitocratico) che lo ha legato alla gestione delle istituzioni e ne ha fatto, anzi, il protagonista essenziale del loro stravolgimento anticostituzionale.

"Il Manifesto" ne ha fatto anzi il "leit motiv" dei suoi commenti politici. Evviva dunque il Pci dell'opposizione! Evviva dunque il Pci che scopre l'alternativa!

Non scherziamo. Ciò che sta avvenendo in questi giorni è solo un altro episodio, rovesciato, dei tanti che hanno caratterizzato la degenerazione e lo svuotamento partitocratico dell'istituzione parlamentare e della Repubblica. Apparentemente l'episodio ha segno opposto. In realtà è espressione della stessa cultura, della stessa strategia, della stessa concezione e teoria che riduce la politica a puro e semplice esercizio dei rapporti di forza e il diritto, le regole del gioco a mera sovrastruttura - modificabile a seconda delle circostanze - dei rapporti di forza.

Oggi come non mai il Pci sta difendendo questa sua funzione di perno della degenerazione partitocratica contro il diritto, difendendo il perno su cui si è retta ed edificata la costituzione materiale della partitocrazia: il suo diritto di veto.

Quando i radicali facevano ostruzionismo per difendere garanzie fondamentali della nostra democrazia (si pensi alle leggi speciali, al fermo di polizia), o per opporsi al finanziamento pubblico dei partiti, o per consentire al paese di avere almeno nozione e notizia delle scelte che si compivano sulle spese militari, erano sabotatori delle istituzioni, e i loro ostruzionismi dovevano essere travolti. Quando non bastava la forza della maggioranza e del Pci per batterli, intervenivano le interpretazioni forzate, e gli stravolgimenti del regolamento, i lodi della Presidente della Camera, e infine le riforme del regolamento.

Per due legislature sulla pelle dei parlamentari radicali, della democrazia, del Parlamento, è stato fatto scempio di ogni regola e di ogni garanzia. Oggi e solo oggi - contro la prassi cui lei stessa ha presieduto - la stessa Jotti scopre che "non si

cambiano le regole a gioco iniziato". Non solo non è stato vero mai per gli ostruzionismi radicali perché allora le regole sono sempre state cambiate a gioco iniziato. Ma le norme del regolamento, la prassi costante di due legislature, una giurisprudenza dei precedenti parlamentari creata dagli stessi comunisti, dicono che si può, si potrebbe arrivare - in tempi brevi - alla approvazione del decreto.

Ma la maggioranza ha deciso di cedere, di non far valere questa volta i suoi diritti. Ciò che si sta dunque affermando è il principio gravissimo che il regolamento viene interpretato in un certo modo se ad invocarlo è l'opposizione radicale, e in modo diametralmente opposto se ad invocarlo è il Pci.

Lo ha teorizzato uno dei più prestigiosi consiglieri del Principe comunista, Stefano Rodotà. I precedenti degli ostruzionismi radicali non possono essere richiamati perché una cosa è l'ostruzionismo di pochi deputati e di un solo gruppo, e altra cosa l'ostruzionismo di un grosso gruppo parlamentare. Noi che siamo all'antica, avevamo appreso che il diritto vale per tutti o per nessuno, e vale soprattutto per i più deboli perché i forti sono difesi già dalla loro forza, in questo caso dalla forza del numero.

Più che mai trova conferma la scelta del nostro codice di comportamento. Altro che uscita del Pci dalla partitocrazia. Altro che ritorno all'opposizione. Altro che nascita dell'alternativa! Una alternativa che nascesse da questa cultura e da questa concezione del diritto sarebbe da combattere quanto è più di questo regime partitocratico.

E con tutto questo la scala mobile che c'entra? E' la sagra dell'ipocrisia. Il decreto sarà reiterato secondo una prassi a cui non si sono mai davvero opposti gli ostruzionisti di oggi. I tagli della scala mobile continueranno ad avere effetto sulle buste paga dei lavoratori. E tutti sanno che anche nella Cgil si discute di misure di riforma della scala mobile e di ristrutturazione del salario rispetto alle quali il decreto del governo è solo una parziale anticipazione in termini monetari pressoché insignificanti. Non discute anche Lama di abolizione del punto unico, di semestralizzazione? E allora?

Allora è altro in gioco. In gioco sono i conti di Berlinguer con Craxi, il diritto di veto parlamentare del Pci, il diritto di veto sindacale della Cgil, la difesa e la riconferma dell'attuale costituzione materiale partitocratica.

In nome di tutto questo l'opposizione comunista, con il sostegno del Pdup, Dp, Sinistra indipendente, sta dando al governo il miglior regalo che una opposizione possa fare alla maggioranza: il blocco del Parlamento per sei mesi.

 
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