di Roberto CicciomessereSOMMARIO: Il Pci oppone il suo veto allapprovazione della proposta di legge che dispone gli strumenti per assicurare, entro il 1985, la sopravvivenza di almeno 3 milioni di persone, firmata da 150 deputati.
(NOTIZIE RADICALI n. 64, 28 marzo 1984)
Il più brutale cinismo politico rischia di prevalere. Di fronte ad una impensabile convergenza di forze e uomini politici, i più diversi, sulla proposta di legge Piccoli, Formica, Reggiani, Rognoni, Battistuzzi, Cicciomessere che dispone gli strumenti per assicurare, entro il 1985, la sopravvivenza di almeno 3 milioni di persone, il Pci oppone il suo veto, la sua condanna a morte per coloro che anche quest'anno saranno iscritti nelle statistiche dello sterminio per fame.
Improvvisamente i nemici non sono più coloro che sperperano i 7.000 miliardi dell'aiuto pubblico allo sviluppo stanziati nell'ultimo quadriennio, coloro che hanno inviato nel Terzo mondo, per di più con mesi di ritardo, surplus alimentari o cibi deteriorati, coloro che sono stati censurati dalla Corte dei conti per la distrazione dei fondi effettuata a favore di paesi come Malta o la Jugoslavia, o di enti che nessun rapporto avevano con il dramma della fame, coloro che non hanno salvato una sola vita umana: nemici sono i radicali, i firmatari del progetto di legge che propone di concentrare l'intervento integrato in determinate regioni vincolando all'obiettivo del numero di persone a cui garantire la sopravvivenza.
Di fronte a una proposta ragionevole, maturata dopo centinaia di incontri con le organizzazioni internazionali, gli esperti, i rappresentanti dei partiti e delle forze sociali, che indica, fin nei dettagli, come coniugare emergenza e sviluppo attraverso la straordinarietà di un intervento plurisettoriale che si misuri subito con i bisogni elementari delle popolazioni più povere del Terzo e Quarto mondo, non abbiamo avuto critiche, proposte di modifica, ma solo linciaggio e insulti.
Il Pci, non potendo contrapporre niente di più efficace all'istituto dell'Alto commissario, ha fatto marcia indietro perfino rispetto alle sue critiche trasformandosi in cane da guardia di quel "Dipartimento per lo sviluppo" che aveva duramente criticato solo due settimane fa. Adesso propone, con il suo progetto di legge, di lottizzarlo, di trasformarlo in una specie di Usl dello sviluppo. E' giunto persino a sponsorizzare tutti quegli interessi clientelari e parassitari che sono vissuti sulla fame nel mondo e che giustamente sono preoccupati della nostra proposta che spazzerebbe via la greppia su cui finora hanno mangiato. Il suo unico obiettivo visibile è il sabotaggio del progetto di legge sottoscritto da oltre 150 deputati.
Questa campagna del Pci è tanto più inaccettabile da parte di chi ha occupato molte ore del suo lavoro nell'opera di informazione, di dialogo con gli esponenti comunisti nel tentativo di costruire una vasta unità su una proposta comune.
Se fossimo anche noi cinici, potremmo ritenerci comunque soddisfatti di aver creato un largo fronte d'intesa su una nostra proposta, di aver stimolato un grande dibattito politico nel paese e di aver provocato uno scontro che vede il Pci su posizioni sgradevoli, di reazione e retroguardia. Potremmo additare all'opinione pubblica i comunisti come gli unici responsabili del fallimento di questa grande battaglia di vita che potrebbe andare in porto in pochi giorni, con la solenne ratifica dei due rami del Parlamento entro l'estate. Speriamo di non dover giungere a questo punto. I perdenti non sarebbero tanti i politicanti ma, come sempre, i poveri, coloro che sono rinchiusi nei sotterranei della storia, lì dove cova la disperata rivolta contro un "ordine" mondiale fondato sulla ingiustizia e sulla violenza, che produce quasi automaticamente guerra e morte. Avremmo perso la più grande occasione per un'azione effettiva di pace, per un intervento sul bubbone che minaccia la sicurezza di tutti, per uno sbocco effet
tivo, non miope e di rapina, della crisi economica generalizzata. Probabilmente anche molte cose cambierebbero in un'Italia da molto tempo rassegnata alla violenza, alla corruzione e a partiti che di questi due emblemi hanno fatto finora la loro unica bandiera. Forse la riscoperta di valori umanitari e scientifici da tempo seppelliti...
Fino all'ultimo praticheremo lo strumento del dialogo, del confronto, certamente duro, sulle idee e non sugli insulti. Ma per dialogare bisogna essere in due ad averne voglia. ho l'impressione che solo l'opinione pubblica, il numero dei consensi e dei dissensi potrà aver ragione di una classe dirigente, quella comunista, che mostra di essere strutturalmente perfino più cieca e sorda degli altri membri del club partitocratico.
Ma voi che ricevete questo foglio non potete più rimanere sugli spalti a guardare. Non potete limitarvi ad applaudire questo o quello. Non potete rassegnarvi al cinismo. Dovete schierarvi.
Fatelo finché c'è la speranza e la concreta possibilità che i partiti trovino la forza per compiere un atto di coraggio politico, di fiducia nelle risorse di umanità del Paese, di responsabilità nei confronti delle minacce del nostro tempo.
Iscrivetevi al Partito della vita!