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Famiglia Cristiana - 4 aprile 1984
E' questa la politica vera
Famiglia Cristiana del 26 agosto 1984

SOMMARIO: Tra le poche reazioni serie alla proposta di Pannella per la depenalizzazione della droga. Il resto è il festival della superficialità, dell'improvvisazione e della intolleranza a volte senza neppure conoscere la proposta fatta.

(NOTIZIE RADICALI N. 68, 4 aprile 1984)

Il deputato radicale Marco Pannella ha proposto la liberalizzazione del commercio delle droghe, si tratta di una scelta già prospettata nel passato e presa in considerazione, a suo tempo, anche da un ministro della Sanità. Lo scopo, espressamente dichiarato, non è quello di combattere o frenare l'uso degli stupefacenti. La premessa, anzi, sembra essere una realistica presa d'atto dell'attuale diffusione della droga e dell'estrema difficoltà, o dell'impossibilità, di porvi rimedio: ma il disegno concerne gli effetti che il traffico degli stupefacenti, così come ora si svolge, produce. L'ampiezza, l'estrema pericolosità, la crudeltà e la potenza delle associazioni criminali che controllano quel traffico sono note; la descrizione che ne fa Pannella è sostanzialmente esatta ed efficace. I proventi immensi delle associazioni criminali ne accrescono di giorno in giorno la forza; da un lato, esse investono il denaro in attività imprenditoriali per sé lecite e illecite, dando vita così a una sorta di mostruoso nuovo

ceto commerciale, industriale e finanziario; dall'altro, infittiscono e fanno sempre più oscuri i legami tra attività lecite e illecite, inquinando le prime; inoltre acquistano mezzi per impostare e condurre in porto nuove azioni criminali, quali i sequestri di persona. Mafia e camorra, che hanno tanta parte in questi traffici, si dedicano, come è ben noto, a illeciti di ogni genere, dall'edilizia alla corruzione degli appalti. Se a questo si aggiunge che entrambe sono fortemente penetrate nella vita politica e nelle istituzioni, le guastano e ne ricavano ulteriore vigore - come il tremendo evento della magistratura di Trapani pare ribadire - si delinea un quadro più vicino alla realtà: la quale è però così fosca e complessa da sfuggire alla comprensione dei più e da tenersi in quella oscurità della quale si giova. Infine, taluni episodi più gravi, come la vicenda Sindona, denunciano un rapporto di vertici delle strutture mafiose con i massimi livelli istituzionali, dai quali sono giunti sostegni a triste f

igure di capi criminali. Dunque, ravvisando nel traffico della droga in regime di ``proibizionismo'' una delle fonti di arricchimento, anzi la più importante, di tale criminalità, la proposta della quale ci occupiamo vorrebbe liberalizzare quel commercio ora vietato, così da infliggere un durissimo colpo alle associazioni criminali. Come era prevedibile, e come è giusto, l'argomento ha scatenato un dibattito acceso, a momenti aspro, talvolta però profondo e, così, utile.

E' certamente vero che l'insidia dai trafficanti e de loro potere è altissima; è probabilmente vero che la distribuzione libera, per esempio, pare di capire, da parte dello Stato o sotto il suo controllo, darebbe un robusto colpo al potere criminale e ridurrebbe le morti violente delle sue lotte. In questo senso la proposta è seria, e va seriamente considerata. Resta pur sempre il dubbio che molti potrebbero rivolgersi comunque al mercato clandestino per manifestarsi tossicodipendenti, e che un mercato occulto sopravviverebbe perché quello libero non potrebbe dare quantità illimitate. Ma il punto cruciale è un altro. La proposta di liberalizzare le droghe punta a rimediare ai mali ulteriori che il loro traffico ora produce; non ha il fine essenziale di ostacolare l'uso di per sé di queste sostanze. A tacere dell'obiezione di uno Stato che consegnasse sostanze di morte (contro la quale il raffronto con tabacco e alcool è approssimativo), c'è soprattutto il rischio, anzi la probabilità, che aumenti il numero d

ei tossicodipendenti e che quelli attuali siano maggiormente indotti, da questa novità, alla distruzione cui già la dipendenza li preme.

Ciò che l'intelligenza, e l'umanità, consigliano di fare dinanzi al flagello della droga è ben altro: l'azione internazionale per l'eliminazione delle colture, la repressione con tutti gli strumenti del diritto internazionale e della politica; l'efficacia e l'organizzazione della lotta all'interno di ciascun paese; l'assistenza, il soccorso; la promozione di condizioni avverse all'attecchimento del male, nella cultura, nelle abitudini, negli obiettivi stessi della vita civile e sociale oltre che personale.

Alcune cose sono state fatte. Basti rammentare l'attività delle Nazioni Unite o quella stessa del nostro paese che nelle sedi internazionali ha dato certi segni di vitalità. Vi sono progressi nel coordinamento tra le forze di polizia, risvegli nel soccorso. Però bisogna dire che non basta assolutamente e che è difficile stabilire se il rafforzamento delle associazioni criminali abbia un ritmo maggiore o minore del consolidamento dei sistemi di difesa. A questo punto la lotta alla droga deve divenire uno degli obiettivi assolutamente preminenti del paese e del suo governo. Ora non è così. Di là delle parole anche quando sono seguite da taluni atti di là da segni di attenzione, resta però che mai questo tema ha avuto l'attenzione che ottengono, per esempio, i temi economici. Non è solo questione di governo, si intende; la mobilitazione per aspetti marginali della scala mobile tocca livelli che mai hanno raggiunto l'impegno, la pressione, la richiesta per la battaglia contro la droga. Al momento della verità, a

l momento dello stanziamento di risorse, di atti politici concreti, questa materia (come, nei giorni scorsi, quella della degradazione dell'ambiente nelle parole del ministro Goria) cede il posto alle altre, cui tradizionalmente si riserva il rango della ``vera'' politica. Non può più essere così: quanto si sta facendo non basta per combattere l'uso delle droghe né per fermare i suoi riflessi di corruzione civile e sociale. Se non si riuscirà con estrema risolutezza ad accrescere la forza della lotta, a ripulire i luoghi infetti delle istituzioni, a tenere sveglia la tensione dei cittadini per questa guerra di difesa civile, la proposta di liberalizzare l'uso delle droghe sarà, a non lunga scadenza, assai ragionevole; e forse più efficace - ma sarebbe terribile conclusione - di quella, annunciata ma non sostenuta a sufficienza, della lotta per liberare l'uomo dal flagello.

 
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