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Pannella Marco - 4 aprile 1984
Come per il divorzio e l'aborto
di Marco Pannella

SOMMARIO: Replicando a chi lo accusa di voler la "droga libera", Pannella ribadisce di essere per la "droga regolamentata e controllata": ferocemente, in ogni stadio fondamentale, cioè quelli della produzione, del trattamento, del commercio, della vendita. "A voi basta la vendita. A voi basta che la droga sia in astratto "vietata". Come ieri per il divorzio, per l'aborto. Vietati, questi due fatti erano in realtà "liberissimi", nella giungla conseguente alla loro stratta clandestinità".

(NOTIZIE RADICALI, 4 aprile 1984)

Continua il festival della superficialità, dell'improvvisazione, dell'intolleranza contro quella che viene definita la "proposta Pannella" e che, spesso, con la mia proposta ha ben poco da vedere. Al Festival dell'Unità, grande dibattito con continui riferimenti alla mia proposta; ma di radicali nemmeno l'ombra. Al congresso mondiale delle comunità terapeutiche stesso suono di campana; invitati politici a gogò (c'è il segretario della Dc De Mita, "accompagnato dall'on. Mastella" e tutti quanti), e niente radicali; ma la stampa registra: "polemica contro la proposta di Pannella...". Belle prove di serietà e di consapevolezza della gravità del flagello: il flagello sono me, mi vien voglia di constatare. Mentre la droga sembra una manna per tutti lor signori...

Rispondo a tutti: è solamente grazie a Radio radicale che la vostre voci, le vostre idee sono trasmesse, integre, a masse di cittadini, che potranno così apprezzare il vostro contributo, e il nostro. E' un primo punto.

Ma aggiungo: siete voi che - senza rendervene conto, spero - siete per la "droga libera", non io. Sono per la "droga regolamentata e controllata": ferocemente, in ogni stadio fondamentale, cioè quelli della produzione, del trattamento, del commercio, della vendita. A voi basta la vendita. A voi basta che la droga sia in astratto "vietata". Come ieri per il divorzio, per l'aborto. Vietati, questi due fatti erano in realtà "liberissimi", nella giungla conseguente alla loro stratta clandestinità.

Quel che mi appare incredibile è che partecipano a questo festival proprio coloro cui riteniamo di dover dare il massimo appoggio, e che lo Stato e la cultura dominante dei partiti costringono a operare in modo marginale e eroico.

Comunità terapeutiche, strutture sociali alternative a quelle - vietate ma libere - dell'atroce libera disoccupazione, libero drogarsi, libero uccidere e uccidersi, con gli stanziamenti adeguati - magari alternativi ad alcune inutili spese militari - noi le chiediamo e le chiederemo nelle prossime settimane, in occasione delle leggi finanziarie e dei bilanci dello Stato. Ma, in quella occasione, invece di mobilitare dinanzi al Parlamento i drogati ed ex-drogati, di inondare i giornali di dichiarazioni, di promuovere magari petizioni, leggi di iniziativa popolare, referendum, si dirà tutt'al più che le Comunità e i loro animatori non fanno "politica".

Come per il divorzio e l'aborto, l'argomento principe è: dio mio, cosa succederebbe se abbandonassimo il proibizionismo! Generazioni intere di tredicenni si riterrebbero libere di copulare, poiché l'aborto diverrebbe legale; tutti gli uomini maturi, in cerca di carne fresca, lascerebbero quella un po' frullata delle loro mogli; generazioni intere morirebbero e i loro cadaveri coprirebbero le strade delle città, poiché la libera-droga-di-Pannella sarebbe finalmente alla portata della loro generale volontà di uccidersi, di mollare i loro doveri di vita!

Ai De Gennaro, ai don Picchi, ai Cancrini vorrei rispondere dicendo di provare loro ad essere "oggi" tossicodipendenti (del loro esercito, non dei nuclei privilegiati). Capirebbero, forse, cosa potrebbe "subito" significare per milioni di persone non fosse che un esperimento di due anni (o di due mesi) nella direzione da me proposta: "d'un tratto" non più angoscia, violenza, pericolo immediato con spaccio, scippo, rapina, furto, aggressioni di deboli per le strade; non più raccolta di danaro e versamenti all'"Organizzazione", non più il terrore di non poter pagare. Non più lo schifo per sé, assassini metodici degli altri. Cosa significherebbe per le famiglie, per i medici, per le comunità...

Agli stessi vorrei anche suggerire di mettersi nei panni di qualche migliaio di mafiosi, e di qualche centinaio di onnipotenti in tutto il mondo, che controllano o insidiano Stati, classi dirigenti, che edificano rapidissimamente una tremenda rispettabilità attraverso la conversione del danaro che un esercito di milioni di militanti, di mafio-dipendenti - più che da qualsiasi folle setta religiosa - ora dopo ora accumula per loro... di mettersi nei loro panni dinanzi ad una moratoria di proibizionismo, di uno o due anni, se non proprio dinanzi alla sua abolizione. Di comprendere quali tremendi problemi "imprenditoriali" dovrebbero affrontare...

Quanta convivenza profonda, incredibile, nei confronti del potere, del disordine stabilito, in sede nazionale ed internazionale, che ha una sola spiegazione possibile: ed è quella che si vive un tremendo "tabù": questa "neve", questo "zolfo" del nostro secolo. Questo "male in sé", che porta i Severino ai loro zoppicanti sillogismi, e i Ceronetti a chiedere che per milioni di persone venga stabilito con semplici misure amministrative un regime di campi di lavoro forzato (e nobilitante) senza che gli giunga una sola risposta alle colonne di piombo offertegli dal quotidiano di Gianni Agnelli! Che mi porta ad essere incriminato senza possibilità di risposta, di difesa, perché: "... Pannella crede alla non-punibilità del male!". Certo. Credo alla punibilità del colpevole, non del "male"... Erano forse trecent'anni che non veniva ufficialmente riproposta la corporalità di Belzebù, del demonio, e un diritto fondato sulla "sua" punibilità... Roba da esser bruciato dall'Inquisizione, che certi eccessi non li tollerò

nemmeno nella più profonda Spagna o nel più profondo Nord...

Perché in realtà, quel che ci divide è proprio questo. Io propongo la punibilità e la pena contro i colpevoli: ma "una selva di pene, di punizioni, di repressioni e di prevenzione" dei comportamenti umani che violino la selva di regolamentazioni che dovrebbero accompagnare la produzione, il commercio, la vendita e magari anche il consumo, in qualche caso, della "droga". Perché per la civiltà giuridica, per tolleranza, per ragionevolezza, per rispetto e per promozione di ideali e di valori sociali e morali e di comportamenti conseguenti, a me "non basta" che si continui a decretare l'impiccagione in effigie della "droga", così "vietata", e di dedicargli quindi - meno attenzione e cura legislativa e regolamentare di quanto se ne dedichi alla produzione, commercio, vendita delle crani o di qualsiasi altra merce.

Detto questo, ritengo e voglio che i nostri "alleati obiettivi" siano proprio i De Gennaro e i Don Picchi, i Muccioli, con il loro piccolo esercito di salvi o di salvabili. I fatti dimostreranno che questo è lo schieramento - e non altro - che può vincere questa battaglia, battere questo flagello.

 
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