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Pannella Marco - 14 aprile 1984
Ma la vera sconfitta è l'alternativa
Il Pci canta vittoria: ha battuto la proposta per i tre milioni di vivi

di Marco Pannella

SOMMARIO: In Italia, "l'Unità" canta vittoria sulla sconfitta della legge "contro lo sterminio per fame" Piccoli. A Strasburgo, con i voti comunisti, vengono esclusi dagli organismi per le iniziative contro il sottosviluppo il radicale Pannella e i sindaci comunisti della lotta contro lo sterminio per fame, Novelli e Valenzi. Non è più possibile negare alla politica che il Pci persegue da cinque anni sullo sviluppo e la "pace" il ruolo centrale che ha: di distruzione di ogni residua speranza di alternativa di sinistra. E intanto, alla Camera, si vada al voto e ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

(NOTIZIE RADICALI N. 69, 14 aprile 1984)

Roma 28 settembre - Con un articolo che sembra confezionato nei retrobottega del Dipartimento, o di coloro che come avvoltoi vivono in Italia di stermino per fame, consapevolmente o no, Dino Sanlorenzo intona "De profundis" per la legge Piccoli-radicali. Per il portavoce del Pci in materia, quest'anno, è la demagogia della proposta Piccoli che spiega e giustifica la paralisi, certa, dell'intervento italiano sul fronte della fame nel terzo e quarto mondo. La tesi è idiota e disonesta intellettualmente. La "proposta Piccoli" non è altro che proposta Nobel, Parlamento europeo, di Novelli, Zangheri, Valenzi, di centinaia di migliaia di cittadini, di oltre 3.000 sindaci italiani in rappresentanza di oltre 30 milioni di persone. Proposta dibattuta e presentata "per anni": che cadde nell'estate del 1982 - mentre era sul punto di esser fatta propria dal governo - per una estemporanea uscita di Bettino Craxi, che anticipò Sanlorenzo nell'accusa di "demagogia" e che ebbe come risposta nuove firme, nuove petizioni, nuo

vi convegni, promossi dai più prestigiosi sindaci comunisti italiani sul tema "Tre milioni di vivi, subito, in un anno".

L'alibi del dissenso sull'atto commissariato non ha retto un solo giorno. Abbiamo tutti, da Piccoli ai radicali, sottolineato che l'"alto commissario" ci sembrava essere la traduzione operativa migliore della proposta di legge, ove non fosse accettata la premessa, art. 1: lo stanziamento, cioè, di 4.000 miliardi per assicurare la salvezza di almeno 3 milioni di sterminandi per fame, entro un anno. La miseria polemica di Sanlorenzo, e del Pci ufficiale, è dunque smaccata e vergognosa: noi per primi siamo contro commissari alti o bassi, se passa la posizione pcista contro l'impostazione dei Nobel, della risoluzione del P.e., delle leggi di iniziativa popolare promosse dai sindaci, controfirmate dal convegno tenuto al Senato a Pasqua, con i rappresentanti ufficiali dei paesi del Sahel, fra i quali un capo di Stato, con gli interventi espliciti di Leontieff, Dumont ecc...

Il Pci continua ad occultare queste verità. Continua a non farne un tema della sua iniziativa politica, ma solo della sua funzione sabotatoria, da un parte, e subalterna, politicamente e affaristicamente, alle peggiori politiche ed ai più ignobili interessi.

Intanto a Strasburgo si sono esclusi dalla commissione Sviluppo Acp-Cee, oltre che il sottoscritto (con un voto dato a Romualdi e D'Ormesson, e negato al radicale), anche Novelli e Valenzi.

Per mio conto non intendo, dopo anni, attribuire valore secondario alla politica quinquennale del Pci in questo settore, questo partito che ha posto al centro della vita delle istituzioni tre o quattro punti di contingenza, e che ha silurato l'unico progetto politico Nord-Sud avente forza e prestigio, sostegno popolare e internazionale, che impegnava il nostro governo ad un immenso ma puntuale progetto di vita, del quale avrebbe dovuto rispondere, politicamente, parlamentarmente, in sede internazionale.

Allora intendo trarne esplicitamente conseguenze coerenti: dal 1959 sul piano nazionale, dal 1951 su quello giovanile, e universitario, ho sostenuto l'alternativa di sinistra, con il Pci al suo centro. Ora rifiuto questa prospettiva, fin quando il Pci non avrà mutato la sua politica sul fronte dello sterminio per fame e della politica estera detta "di pace", culturalmente peggiore di quella degli anni cinquanta.

Questo partito è culturalmente la vera trincea di regime, di sistema: dalla politica legislativa e giudiziaria a quella energetica, alla visione paleo-corporativista, giacobina, centralizzatrice e burocratica dello Stato e della società. Non sarà perché c'è l'Arci-Gay che posso mutare l'opinione.

Mi auguro che un dibattito esploda, che è necessario e urgente, perché si torni a poter sennatamente ritenere per oggi possibile e auspicabile l'alternativa, l'alternativa di sinistra. Ma fino ad allora intendo trarre personalmente le conseguenze, in ogni occasione, della constatazione, ormai dettata da più di dieci anni di non contraddittori fatti e comportamenti, del "sorpasso" della Dc da parte del Pci, non tanto e non solo sul piano elettorale, ma innanzitutto del traino del regime partitocratico.

E se qualcuno avesse dubbi sull'urgenza di questa lotta, se non si comprendesse fino a qual punto la "cultura partitocratica" diventa terroristica e violenta attraverso la mediazione della sottocultura, ma soprattutto del "sistema pcista", se ne vada a leggere i testi di educazione e formazione civica delle nostre scuole, specie quelle di ispirazione pcista, e si renderà conto di quanto mortale, senza pietà, senza margini di contraddizione apparente, sia oggi in Italia l'intolleranza, la violenza, dei Sanlorenzo di turno, fin nelle coscienze degli scolari, fin nel subconscio del paese.

 
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