Il Parlamento e le proposte contro lo sterminio per fameSOMMARIO: Il resoconto del lavoro del Comitato ristretto della Commissione esteri incaricato di redigere un testo unificato per l'intervento straordinario contro lo sterminio per fame.
(NOTIZIE RADICALI N. 69, 14 aprile 1984)
Roma, 26 settembre - Alla presenza di tre deputati, il relatore Bonalumi, il comunista Sanlorenzo, il radicale Cicciomessere, si sono conclusi ieri senza alcun risultato i lavori del comitato ristretto della Commissione esteri, incaricato di redigere una proposta per l'intervento straordinario contro lo sterminio per fame.
Su un solo punto i tre deputati si sono trovati d'accordo: la denuncia dell'inadempienza del governo che da oltre cinque mesi annuncia in tutte le sedi la decisione di presentare un proprio provvedimento. Anche dopo l'affermazione del presidente Craxi, resa alle Camere il 31 luglio di quest'anno, secondo la quale "il Consiglio dei ministri dovrà approvare al più presto il preannunciato provvedimento per l'istituzione, presso il ministero degli Esteri, di un commissariato straordinario per la gestione di programmi integrati di intervento d'emergenza alimentare e sanitaria e di promozione del miglioramento delle politiche agricole e delle dotazioni infrastrutturali nelle aree ad alto tasso di mortalità", non risulta che questa questione sia neppure iscritta all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri.
La Commissione esteri dovrà quindi decidere sulla base di tre testi: quello presentato dal relatore Bonalumi che è stato respinto da tutte le forze politiche, un articolo organico sottoscritto dai deputati Piccoli, Cattanei, Fortuna, Belluscio, Armato, Lenoci e Cicciomessere, alcuni emendamenti sostitutivi del Pci e della Sinistra Indipendente.
Il testo predisposto da Bonalumi prevede lo stanziamento di 1.200 miliardi per la "realizzazione di programmi straordinari in aree caratterizzate da emergenza endemica e da alti tassi di mortalità, nonché da catastrofi naturali". L'articolato interamente sostitutivo dei deputati democristiani, socialisti, socialdemocratici e radicali individuava innanzitutto l'obiettivo da perseguire, "assicurare entro il 31 dicembre 1985 la sopravvivenza di almeno 3 milioni di persone minacciate dalla fame, dalla denutrizione e dal sottosviluppo", definisce gli organi e le modalità per l'intervento, indicando poi la copertura finanziaria per i 3.050 miliardi indispensabili per l'attuazione dei programmi integrati e plurisettoriali. Gli emendamenti presentati dal Pci e dalla Sinistra Indipendente tendono sostanzialmente a minimizzare il progetto prevedendo l'incarico a un sottosegretario per "la realizzazione di un programma straordinario e sperimentale d'intervento in un'area caratterizzata da situazioni di particolare emer
genza, tali da minacciare l'integrità e la sopravvivenza di migliaia di bambini, donne e uomini".
Com'è ovvio la disputa sull'alto commissario è assolutamente inutile e deviante. Il vero nodo da sciogliere è quello relativo agli obiettivi vincolanti della legge. Se infatti si decide nella direzione indicata dalla proposta Piccoli, definendo con esattezza l'obiettivo da perseguire, il tempo entro il quale realizzarlo e gli stanziamenti necessari, diviene logicamente conseguente affidare la responsabilità politica dell'azione a un'autorità che abbia poteri straordinari e "rango" adeguato per negoziare accordi con altri Paesi.
In questo caso la tutela contro gli abusi delle procedure semplificate di spesa è fornita dalla costante possibilità di verifica degli obiettivi che il Parlamento e l'opinione pubblica sarebbero in grado di assicurare: l'autorità politica dovrebbe riferire trimestralmente sui risultati raggiunti e cioè sull'effettiva riduzione dei tassi di mortalità nei Paesi dove è stato concentrato l'intervento.
Se invece, come sembra indicare Bonalumi che, in maniera assolutamente ridicola, il Pci, ci si propone solo di coordinare l'esistente e cioè l'attuale politica di cooperazione, non solo è folle prevedere un'altra poltrona, ma più vincolanti e penetranti devono essere i controlli e procedure di spesa. Ma in ogni caso il Parlamento non può rinunciare alle sue prerogative utilizzando sia l'alibi dell'inadempienza del governo che quello della mancata unanimità. Si deve arrivare al voto e ogni forza politica deve assumersi la piena e formale responsabilità d'impedire o favorire un grande progetto di sopravvivenza che, dalle invocazioni del Papa e di Pertini agli appelli dei Premi Nobel, l'opinione pubblica ha sollecitato e atteso con fiducia e speranza. La sentenza di morte per milioni di persone che oggi hanno decretato nel silenzio, deve divenire formale e pubblica.