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Spadaccia Gianfranco - 14 aprile 1984
CONTRO I GRANDI INQUINATORI: I PARTITI
Liste verdi e azzurre

di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: Bisogna uscire dall'equivoco di un ecologismo di comodo, apolitico e sostanzialmente neutrale, finanziato dallo Stato o dal Pci. "Via i partiti dai comuni": la proposta radicale per un'alternativa ecologista e democratica pone un urgente problema politico e istituzionale. Rompere la grande lottizzazione di regime che fa degli enti locali i maggiori distruttori delle risorse naturali e finanziarie del paese è l'unica, vera riforma istituzionale capace di rifondare la nostra vita pubblica e di darle un nuovo respiro. Dunque, liste verdi e azzurre, per avviare dal basso un nuovo cammino per l'alternativa.

(NOTIZIE RADICALI n. 69, 14 aprile 1984)

Il problema delle liste verdi e azzurre, riproposto da Pannella dalle colonne del "Manifesto" e non a caso ignorato e censurato dalla stampa italiana, non ha solo il valore di una proposta e di un'alternativa ecologista, ma acquista anche il valore di un urgente problema politico e istituzionale.

Dalla questione sarda agli scandali di Napoli, alla crisi ormai endemica di Palermo, emergono soltanto alcuni spezzoni visibili di un panorama purtroppo generalizzato. Solo dove gli equilibri partitocratici si spezzano ed entrano palesemente in crisi, lì emergono le prassi di un'occupazione partitocratica della cosa pubblica sfrenata e praticamente incontrollata. Ma questa realtà, ancorché sotterranea, è un fenomeno che si verifica ovunque, solo di tanto in tanto - come a Torino, a Firenze o a San Remo - disturbato dalle inchieste della magistratura. Questo si verifica negli appalti e nella politica delle assunzioni, nella gestione delle unità sanitarie locali come negli ospedali, nei poteri ricevuti dal compromesso parlamentare sull'abusivismo come nella cosiddetta politica culturale. Ogni seria riforma istituzionale dovrebbe partire da qui, prima ancora, assai prima di parlare di riforma del Parlamento e del governo nazionale. Negli enti locali infatti è la base della grande lottizzazione di regime, masche

rata da partecipazione, in realtà affossatrice d'ogni autonomia, di ogni possibilità di riforma di qualsiasi corretto governo dei servizi e delle città.

Il Partito radicale ha sempre sostenuto "via i partiti dai comuni" come premessa indispensabile di ogni riforma istituzionale, e ne ha dato concretamente l'esempio rifiutandosi di seguire gli altri nell'occupazione, lottizzazione e spoliazione degli enti locali. Occorre al più presto imporre la contrapposizione di liste chiaramente alternative, di destra e di sinistra, con forme di aggregazione diverse da quelle pubbliche. Sarebbe in questo contesto davvero urgente studiare riforme elettorali che le favorissero e le imponessero. Ma inutile farsi illusioni, da qui alle elezioni amministrative del 1985. Non esistono le condizioni politiche né i tempi di maturazione. Per questo le liste verdi e/o azzurre potrebbero oggi avere un enorme valore non solo politico ma anche istituzionale: perché potrebbero dare una scossa al sistema di spartizione partitocratica nel quale si consuma il degrado della qualità della vita dei cittadini, e l'ingovernabilità della cosa pubblica; ed entrare nei comuni e negli enti locali n

on con l'illusione di correggere dall'interno il sistema di spartizione, ma con l'obiettivo di imporre regole di legalità democratica; non con l'intenzione velleitaria di risolvere tutto, ma con l'obiettivo di imporre al centro delle scelte politiche i problemi dell'assetto urbanistico, della sanità, degli inquinamenti.

Se si verificheranno le condizioni per presentazione delle liste verdi, e/o azzurre, forti e significative, realizzate con una convergenza e un atteggiamento che eliminino pregiudiziali ed esclusioni, il Partito radicale in quanto tale non potrebbe che confermare il suo pieno sostegno. E certamente i radicali non possono che essere da subito interessati e impegnati a far sì che queste condizioni si realizzino.

 
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