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Pannella Marco - 24 aprile 1984
Fame nel mondo, un ripensamento sospetto
di Marco Pannella

SOMMARIO: La proposta di legge contro lo sterminio per fame, rivoluzionaria per il metodo che misura l'efficacia dell'intervento sul numero di persone effettivamente salvate, prevede l'istituzione di un Alto commissario responsabile della sua attuazione. Esplode la polemica. Pannella ribadisce in questo articolo che la figura dell'Alto commissario si giustifica proprio in relazione all'obiettivo proposto ed indicato.

(IL MANIFESTO, 24 aprile 1984)

("In merito al dibattito di questi giorni sulle varie proposte di legge presentate in parlamento per riformare gli strumenti della cooperazione italiana con le popolazioni del Terzo mondo, minacciate da carestie e denutrizioni, l'on. Marco Pannella interviene sul manifesto per illustrare la posizione radicale, specie per quanto riguarda l'istituzione dell'Alto commissario per gli interventi straordinari, previsto dalla proposta Piccoli-Formica".)

Carissimo Parlato, non invoco le leggi sulla stampa ma confido che tu comprenda l'opportunità che i lettori interessati siano posti in condizione di trovare altra spiegazione ad un dissenso che non sia quello della nequizie radicale e mia personale.

Da settimane, l'obiettivo principale della campagna contro lo sterminio per fame e della legge Piccoli, Formica, Reggiani, Battistuzzi, Cicciomessere viene presentato come demagogico, improvvisato, irresponsabile da molti compagni in molti interventi e servizi pubblicati un po' ovunque. Mi riferisco all'obiettivo: »tre milioni di vivi, almeno, nel 1984 , o : »entro un anno .

Il fatto è, invece, che questo obiettivo è "esattamente" quello che, da ormai tre anni, ha unito a più riprese, gli 80 premi Nobel; oltre 4.000 sindaci italiani, fin dal 1982; 600.000 firmatari di una legge di iniziativa popolare; altri 500.000 firmatari di una petizione a sostegno di quella legge; le manifestazioni ufficiali del Movimento dei sindaci, promosse da Tonioli o da Novelli, dalla regione umbra o da una decina di altre; le ultime tre marce di Pasqua, alle quali il Pci ha ufficialmente aderito; le centinaia di sindaci italiani che hanno effettuato »a staffetta un giorno di digiuno, molti dei quali - naturalmente - del Pci; in almeno tre solenni occasioni il Parlamento europeo, con la maggioranza assoluta dei suoi membri; e, con due solenni adesioni, i 64 paesi dell'Africa, Caraibi, Pacifico con i quali siamo associati in quanto Comunità europea...

Da almeno tre anni, dunque, è questo il lett-motiv, "la

ragione" (pubblica, puntuale, quasi ossessiva) dell'unità che "si è manifestata". Su questo obiettivo (che è - precisiamolo - "espresso" al primo articolo delle due proposte di legge di iniziativa popolare presentate dai sindaci, delle petizioni popolari) ci troviamo ad essere attaccati dal Pci, dall'»Unità , da »Repubblica , da Bocca, Jacoviello e da tanti illustri parvenus sputasentenze di questi giorni (mentre ovviamente circolano meno nomi e firme come quelle di Novelli, di Valenzi, di Zangheri, ecc.).

Insomma, proprio in dirittura d'arrivo, quando in parlamento si poteva sperare che la »conversione a quest'obiettivi di prestigiose personalità della maggioranza facesse approvare la legge rapidamente, grazie al metodo di lavoro ed ai contenuti cui pubblicamente per anni Umberto Terracini ci esortava tutti, dilaga quella accusa di »irresponsabile demagogia che viene lanciata, inopinatamente, nel luglio 1982, e a cui i sindaci italiani risposero, appunto, per iniziativa di compagni socialisti e comunisti, democristiani, con la clamorosa unanimità della petizione

popolare, del testo reciso e quasi sprezzante, nelle settimane successive.

Per il resto, la polemica sull'Alto commissario non è che un'appendice, un modo di dirottare il vero dibattito, di nascondere i termini reali della polemica.

Infatti l'Alto commissario si giustifica ed esige solamente nel contesto di un obiettivo umano, politico, "storico", così straordinario, così folle di ragionevolezza, così puntuale, così rivoluzionante. Se invece si tratta di »realisticamente rafforzare l'azione in Sahel, di fare i tre pozzi Jacoviello, di rispondere al supplemento tremendo di siccità di quest'anno, allora è giusto o - quanto meno - comprensibile, limitarsi a quella riorganizzazione e a quel rafforzamento monopolistico del Dipartimento in cui si sostanzia il progetto di legge Sanlorenzo (al quale, per la verità, e almeno in pubblico, il Pci ha portato fortunatamente finora un appoggio tiepido, anche critico).

Il chiarirsi di questo dibattito ha portato d'altra parte ad un progressivo avvicinamento di posizione dei firmatari del progetto Piccoli, di quelli repubblicani e ai contributi di colleghi come Baldassarre Armato, le cui comprensibili e serie perplessità iniziali hanno provocato tutti noi - per esempio - ad assumerci responsabilità di sostegno anche alla prospettiva di rafforzamento contemporaneo degli strumenti operativi e delle strategie pre-esistenti.

Non è un caso che dal ministero degli esteri e da tanti ambienti ufficiosi del Governo si sia nei giorni scorsi puntato a un decreto, sostanzialmente vicino alle proposte di Sanlorenzo e di altri compagni. Ed è stato un disastro scongiurato all'ultimo momento, poiché in tal modo si intendeva liquidare l'intero problema e non limitarsi a una operazione seria ma marginale di congiuntura.

 
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