SOMMARIO: Radio radicale, in questi anni, è entrata in milioni di case per un'ora o per dieci minuti. Su di essa, e su tutte le radio libere e locali, pende una pesantissima offensiva governativa. Se ce la faranno saremo tutti meno liberi.
(NOTIZIE RADICALI, 24 aprile 1984)
Sono milioni, ormai, in ogni città e regione d'Italia, i cittadini che almeno una volta, magari per un'ora o per dieci minuti, hanno ascoltato in questi anni la Radio radicale. Di rado infatti, in questi anni, abbiamo avuto la sensazione di incontrare qualcuno che non avesse mai prestato orecchio alla sua voce, o almeno non ne conoscesse l'esistenza.
Sono milioni, così, i cittadini che grazie a Radio Radicale hanno potuto raccogliere sia pure solo un frammento di informazione politica, civile e culturale diversa e alternativa rispetto alla disinformazione, alle menzogne, alla sostanziale incultura ammannite quotidianamente dalla radiotelevisione di Stato, o dai giornali lottizzati.
Almeno là dove essa giunge sufficientemente, Radio Radicale è divenuta in breve tempo, e quale che sia il giudizio che si vuole dare delle sue trasmissioni (delle ore e ore di "parlato" diffuso in diretta dal Parlamento o da un congresso di partito, o registrato e presentato, a commento di fatti e di problemi, ogni giorno dell'anno senza interruzioni né pause di giorno e di notte, superando enormi difficoltà tecniche ed umane) una "grande" struttura al servizio di tutti, del paese, con funzioni di garanzia e di supplenza dinnanzi alla devastazione dell'informazione voluta ed esercitata dal sistema del regime dei partiti.
E, proprio perché ha assolto e assolve questa duplice, essenziale funzione, Radio Radicale è in difficoltà, corre anzi gravissimi, mortali pericoli. Si vuole che essa sparisca. I tentativi si moltiplicano. Su di essa pende la minaccia di una sentenza del Consiglio di Stato, che ha sancito la legittimità dell'ordine con il quale il ministro delle Poste Gaspari cercò di chiuderla, invocando nei suoi confronti una legge mai applicata contro Berlusconi e le reti televisive private. Basta che un ministro decida di attivarla, perché Radio radicale sia liquidata. In questi giorni, ancora, è stata sferrata contro di essa (e contro le radio libere, le radio locali) una pesantissima offensiva che tende a ridurre la disponibilità della frequenza d'onda, così da favorire la concentrazione delle emittenti radiofoniche private sotto il controllo di pochissimi imprenditori, sull'esempio di quello che è successo nel settore televisivo per iniziativa di Berlusconi.
Radio radicale corre anche altri, forse più urgenti rischi. I suoi costi sono sostenuti infatti grazie alla decisione del Partito radicale di dirottare su essa parte dei fondi del finanziamento pubblico. Ma questa situazione non può durare a lungo. Bisogna che Radio radicale trovi, conquisti il sostegno attivo, finanziario, dei suoi ascoltatori, dei cittadini, di quanti ne hanno capito l'essenziale, insostituibile funzione. Tocca a questi, alle migliaia e centinaia di migliaia di ascoltatori usuali, farsi carico della sua gestione, garantirne la vita in forme adeguate alle difficoltà, alle pressioni della concorrenza, allo sviluppo tecnologico, alle necessità umane: 55 strutture di sedi e trasmettitori, disseminati in tutta Italia, costituiscono un imponente patrimonio tecnico, umano e politico che ha costi ormai sempre più alti.
Anche la difesa dell'esistente non basta. Occorrerebbe ormai prevedere persino uno sviluppo nuovo di questa radio. Occorre realizzare quello che forse è ancora, nonostante, un "progetto". Occorre insomma farsi carico di concepire e mettere in piedi uno strumento informativo che davvero possa essere utilizzato da "tutti" i cittadini, la cui presenza divenga familiare in ogni casa, in ogni città, su tutto il territorio nazionale, capace di corrispondere alle richieste di tutti coloro che sanno che, per deliberare, è necessario, innanzitutto, conoscere.
Nonostante le sue scarsezze e deficienze (di cui siamo perfettamente consapevoli) Radio radicale è una conquista per tutti. Occorre difenderla e sostenerla oggi, e potenziarla per domani.
Per questo Radio radicale chiede anche a te, subito, il tuo aiuto.