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Cicciomessere Roberto - 30 aprile 1984
FAME: ALLA RESA DEI CONTI
Rotto finalmente il silenzio sul boicottaggio delle proposte contro lo sterminio per fame

di Roberto Cicciomessere

SOMMARIO: Il disegno di legge sulla fame presentato dal governo ha un unico pregio: portare ad un dibattito e ad un voto nelle prossime settimane. Per il resto è gravemente inadeguato rispetto agli obiettivi di vita ribaditi anche da Pertini nei giorni scorsi. Una legge contro lo sterminio e per la sopravvivenza deve indicare l'obiettivo a cui si riferisce e gli strumenti politici per raggiungerlo. Ancora una volta occorre incardinare la lotta per arrivare a una legge di vita.

(NOTIZIE RADICALI N. 71, 30 aprile 1984)

Dopo sette mesi dall'annuncio, il governo ha partorito il disegno di legge che prevede la "istituzione del commissario straordinario per la realizzazione di programmi integrati plurisettoriali in una o più aree sottosviluppate caratterizzate da emergenza endemica e da alti tassi di mortalità".

Ben altre erano le nostre speranze in quell'aprile di grande mobilitazione che aveva visto il consolidarsi di tanti consensi e l'aggregarsi di una consistente maggioranza sulla proposta Piccoli per "tre milioni di vivi".

La lobby dei piccoli e grandi interessi edificati sulla cosiddetta cooperazione coi paesi in via di sviluppo non avrebbe potuto contrastare quella proposta Piccoli che rappresentava il prodotto di cinque anni di mobilitazione, di centinaia di delibere normali raccolte in sedi nazionali e internazionali, se il Pci non avesse deciso di divenire suo portavoce ufficiale. Non abbiamo avuto sufficiente forza per contrastare il sistematico e rabbioso sabotaggio operato dai comunisti.

Oggi, in una situazione ben diversa, senza il supporto di una opinione pubblica disorientata dalle tante polemiche diversive alimentate per rimuovere il semplice e perciò eversivo obiettivo della campagna per tre milioni di vivi, non possiamo far finta di non essere stati sconfitti. Dobbiamo percorrere altre strade, coltivare altre opportunità.

Il disegno di legge del governo ha perciò due pregi: quello di rompere il silenzio che di nuovo aveva soffocato l'iniziativa sulla fame nel mondo riaprendo occasioni di confronto e scontro politico e quello di riconfermare, certo solo come enunciazione generica, la necessità di finalizzare ogni intervento alla salvezza di vite umane e non ad un imprecisato "sviluppo" dietro il quale si sono nascosti i peggiori interessi speculativi.

Per il resto il testo governativo è tutto da buttare. La copertura finanziaria non solo è risibile ma soprattutto configura una scoperta truffa realizzata attraverso semplici partite di giro.

Ma è possibile riguadagnare terreno ancorandoci saldamente ai cardini della nostra proposta politica: quante vite umane, in quanto tempo e con quanti soldi. Tre sono le direttrici della nostra azione emendativa: ristabilire la precisa definizione degli obiettivi dell'intervento straordinario, magari disponendo che il commissario straordinario debba riferire periodicamente sui risultati, obiettivamente verificabili nella riduzione dei tassi di mortalità; ricondurre a tempi rapidi entro i quali realizzare l'azione di salvataggio, portando dai tre anni del disegno di legge a 18 mesi i termini di esecutività della legge; incrementare in modo consistente la dotazione finanziaria. Su questi tre obiettivi è possibile ricostruire iniziativa politica, mobilitazione nell'opinione pubblica.

Pensavano di esser riusciti a liquidarci; ancora una volta siamo riusciti, attraverso uno scontro complessivo con la partitocrazia, a riconquistare margini di iniziativa civile.

 
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