di Giovanni NegriSOMMARIO: Dopo la sua elezione a segretario del Partito radicale, Giovanni Negri indica gli obiettivi dell'impegno politico per i prossimi mesi: la lotta in Parlamento per l'approvazione della legge contro lo sterminio per fame, la marcia di Natale.
(NOTIZIE RADICALI, n. 72, 10 maggio 1984)
Care compagne e cari compagni,
voi tutti, uno per uno, sapete quale mole di impegno e di lavoro attende gli organi esecutivi del Partito radicale per il 1985. Lo sapete comunque abbiate votato e vi siate espressi nel XXX Congresso, in un confronto che è stato in realtà teso e responsabile, certo mai lacerante. Cala il sipario sul congresso, sulle inevitabili durezze di un dibattito appassionato, sulle evitabili asprezze ed esagerazioni che, seppure molto isolatamente, si sono manifestate.
Si apre la stagione dell'impegno, del lavoro per costruire una politica ed un partito adeguati agli obiettivi che ci siamo dati.
Roberto e Francesco, con i 12 mesi nei quali hanno esercitato le massime responsabilità di direzione del partito, hanno lasciato un patrimonio di valore: dei veri e propri talenti che non debbono essere né sotterrati né consumati, che tocca a noi mettere a frutto sin da questi giorni. E' questo il modo con il quale li intendo ringraziare, consapevole di come e quanto sapranno essere utili per tutti nel Parlamento europeo ed in quello italiano.
Ma se ciascun lettore di questo giornale sa qual è la mole di lavoro che ho incominciato ad affrontare - ed è sufficiente rileggere la mozione per prenderne ulteriore coscienza - spero e vi chiedo non solo di saperla ma anche di conoscerla. La differenza a ben guardare consiste solo in un "dettaglio": chi vuole limitarsi a sapere, quando sa è appagato; chi vuole conoscere può invece percorrere una via di crescita dell'altrui e propria responsabilità: quella del condividere.
Sì: vi chiedo di conoscerla e condividerla, questa responsabilità che - ve lo dico letteralmente - vivo e sento in ogni mio minuto. Vi chiedo di conoscerla insieme, di esplorarla insieme, questa mozione, questo pezzo di carta che sta lì a dire a tutti e a ciascuno, al paese e alle forze politiche che ogni giorno lo umiliano, che invece "è possibile", che è possibile una politica e una vita non rassegnate al disastro e all'infelicità, è possibile non rinchiudersi nella solitudine e nella contemplazione, è possibile affermare nonviolenza e diritto, è possibile consegnare vita a coloro che in un mondo impazzito dovrebbero continuare a pagare con il loro corpo il prezzo di una violenza cieca, è possibile conquistare nuovi diritti e nuove libertà per un cittadino che rischia di vedere la res publica - dalla giustizia all'informazione, dall'amministrazione della sanità a quella delle risorse e dell'ambiente - non come un grande fiume nel quale far confluire la propria intelligenza e la propria fiducia ma come un n
emico opprimente dal quale difendersi o fuggire. La mozione del XXX congresso del Partito radicale è una sfida ambiziosa, lanciata da un partito pulito e umile che sa fare della tolleranza attività, che forse dovrebbe andare più orgoglioso di ciò che è e di ciò che può rappresentare.
Ma rifletteteci: quante sono le gambe "indispensabili" per far camminare questa mozione. Sono migliaia, compagni. E da subito, nell'attività quotidiana, nelle ore di tempo libero, nell'impegno magari parziale ma costante così come nella riflessione personale su quanto vale, quanto ciascuno intende destinare alla possibilità di riuscita di questa politica, a partire dalla qualità e dalla quantità dell'iscrizione con la quale costituire il Partito radicale del 1985. So di dover assumere in questi giorni iniziative non facili ma necessarie, di dover compiere scelte dure, di dover affrontare problemi non semplici.
Non mi sento solo, perché altrettanto deve fare ciascuno di voi decidendo il suo modo di essere Partito radicale. Mi auguro che si rifletta non superficialmente su quante e quali ore, quanto e quale denaro destinare a questa politica nei prossimi 12 mesi, con la consapevolezza che o facciamo le cose o saranno le cose, l'altra politica, l'altro denaro a farci.
Abbiamo di fronte 40 giorni decisivi per i nostri obiettivi prioritari, molto dipenderà da essi, poiché rappresenteranno un'ipoteca positiva o negativa di straordinaria importanza. Questa condizione ci impone di accelerare i ritmi di lavoro politico e organizzativo: ciascuno può prendere contatti con i parlamentari della propria regione, sollecitare autorità civili e religiose della propria città, organizzare una giornata e collettiva iniziativa nonviolenta di digiuno a sostegno degli obiettivi che sono i nostri e per i quali ho anch'io cominciato un digiuno l'8 novembre scorso, preparare una grande partecipazione all'appuntamento della marcia di Natale per tutti coloro che credono che questo del 1984 possa davvero essere un Natale ed inaugurare un anno di vita per i senzanome e i senzavolto destinati a colmare la cifra dello sterminio, oltre che per i nuovi miserabili del nostro paese le cui condizioni di solitudine e povertà nelle quali trascinano l'esistenza non sono nemmeno descritte da alcuna penna e da
alcun microfono, nobile o ignobile esso sia. Seguiranno poi le iniziative legislative, abrogative o propositive, su quei temi che abbiamo individuato come doveroso, obbligato terreno di impegno del partito dei parlamentari radicali. E poi l'apertura di un pubblico confronto sulla democrazia nei partiti e nei sindacati, cioè i pilastri della crisi italiana: la documentata denuncia della manbassa sulle risorse collettive da parte degli enti locali, tirando allo scoperto le responsabilità politiche, e via via sino alla scadenza delle elezioni amministrative passando attraverso la guerra per bande, alla libanese, già in corso attorno al Quirinale.
E' un insieme di iniziative che fa tremare le vene ai polsi. Ma credo molto nelle potenzialità radicali, nella nostra capacità di convincere quando sappiamo superare le nostre stesse inerzie. E credo molto al "metodo" radicale: alla trasparenza del partito tanto nei suoi bilanci che nel processo formativo e d'attuazione della volontà politica, alla molteplicità dei centri d'iniziativa la cui diversità rappresenta una ricchezza e non un indebolimento, alla libertà di ciascuno di operare ed agire su temi ed istanze che più gli stanno a cuore senza nulla sottrarre a quelli che sono i comuni obiettivi che ci siamo dati. Conosco le condizioni di isolamento e di durezza nelle quali in molte città d'Italia pochissimi compagni conducono la lotta politica radicale: non subisco alcun fascino romanocentrico e l'attività di servizio del partito federale dovrà irrobustirsi. Ho imparato le difficoltà dell'associarsi e del lavoro collettivo di un partito libertario, nel quale non esistono rapporti di sudditanza e di potere
e dove ci si misura anche con il carattere del compagno col quale si lavora gomito a gomito, ed è noto che vi sono caratteri facili e difficili, rientrando anche il mio fra questi ultimi.
Non credo alle sirene della consolazione e dei protettorati: di questi problemi del partito non mi preoccuperò, tenterò, invece, umilmente di occuparmene.
Ho bisogno, compagne e compagni, non di una ma di mille mani. Voglio far crescere la nostra politica, voglio imparare a crescere con voi e fra di voi: non ho altra ambizione ed altro desiderio che questi. A tutti, davvero, buon lavoro.